giovedì 3 marzo 2016

MARCO OLMO: L’UOMO CHE HA FERMATO IL TEMPO



Chi pratica il mondo del Trail, dell'Ultratrail e delle Corse nel Deserto non può non conoscere la Leggenda MARCO OLMO.
Marco nasce a Alba (Cuneo) l’8 Ottobre 1948.  Inizia a lavorare per questioni economiche subito dopo aver terminato le scuole elementari, prima come boscaiolo, poi a 20 anni diventa autista di Tir e a 28 anni operatore di movimento in una cementeria fino alla pensione a 53 anni.
  


Si avvicina alla corsa solo a 27 anni, “quando gli altri smettevano” come ama raccontare lui. Comincia gareggiando e vincendo nella corsa in montagna, poi a quarant’anni inizia a partecipare a competizioni estreme nel deserto africano, come la famosa Marathon Des Sables di 230 Km nel deserto Marocchino (con 3 terzi posti), la Desert Marathon di 168 Km in Libia (con 3 vittorie), la Desert Cup di 168 km nel deserto Giordano (con 4 vittorie) e la Maratona dei 10 comandamenti di 156 Km sul monte Sinai. Diventa un vero e proprio specialista di questo tipo di competizioni durissime, che si svolgono in condizioni climatiche proibitive e in autosufficienza alimentare.
Marco ama il deserto e a proposito di questo dice:  “A me piace correre. E correre nel deserto è la cosa più immediata che ci possa essere. Il deserto era lì prima del tartan e delle strade di New York, quindi una corsa nel deserto è più naturale della New York City Marathon”.
Secondo lui è il posto ideale dove una persona possa conoscere meglio se stesso,l’ambientazione, le situazioni nelle quali ti ritrovi, la gente che incontri negli accampamenti… tutto questo ti cambia profondamente, come atleta ma soprattutto come persona.
  


Nel deserto ottiene grandi vittorie, ma nonostante questo Marco resta una persona semplice, di grande umiltà, consapevole di aver ottenuto tutto con fatica e sudore; non ha allenatori e non segue tabelle, per lui la corsa resta una vera e propria medicina. Dall’età di 37 anni è vegetariano, in merito a questo dice: “è diventato una forma di religione, un modo di vedere con occhi diversi il mondo. Un animale per me non è un pasto, ma un essere vivente. E con il vegetarianesimo si risolverebbe gran parte della tragedia della fame nel mondo”
La corsa l’ha portato a girare il mondo, dal Tible Raid in Martinica alla Bad Water Marathon nel deserto della California, con temperature che superano i 52°. L’ impresa per la quale verrà ricordato è la doppia vittoria (nel 2006 e nel 2007) alla Ultra Trail del Monte Bianco, su unpercorso da 160 Km e quasi 10.000 m di dislivello, all’età di 59 anni... Questa vittoria gli ha permesso di diventare campione del mondo in una delle gare più dure del pianeta.
  


In due occasioni ha anche indossato la maglia azzurra, nel 2002 alla 24 ore di corsa a Gravigny in Francia, classificandosi 23°e nel 2009 in occasione del Campionato del mondo IAU individuale di Ultra Trail a Serre Chevalier sulle Alpi Francesi, ottenendo un 14° posto assoluto e la vittoria nella categoria veterani.
I registi Paolo Casalis e Stefano Scarafia, hanno realizzato un film documentario sulla sua stagione agonistica del 2008  ripercorrendo anche la sua carriera. Il documentario intitolato “Il corridore – The runner” si sofferma sull’aspetto umano e sulle difficoltà che un sessantenne incontra gareggiando con gli atleti più forti del mondo ed inevitabilmente più giovani di lui.


Sono usciti anche 2 libri su Marco, il primo nel 2009 “Correre è un po come volare – conversazioni con Marco Olmo” dello scrittore Franco Faggiani e nel 2012 il secondo libro “Il corridore – Storia di una vita riscattata dallo sport”, scritto dallo stesso Olmo in collaborazione con Gaia Pascale.
Anche in ambito musicale non tarda ad arrivare un omaggio, infatti nel 2009 la band indipendente genovese Ex-Otago gli dedica un brano intitolato “Marco corre”, inserita all’interno dell’album Mezze stagioni.
Marco è attualmente tesserato con la ASD Roata Chiusani e nonostante i suoi 67 anni, continua a correre… come dice lui: “Gli animali continuano a correre fino all'ultimo, figuriamoci se intendo smettere io.”

Fonte: InfinityRun






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