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lunedì 16 ottobre 2017

MAROCCO ULTRA TRAIL ATLAS TOUBKAL - UN VIAGGIO VISSUTO A METÀ


A volte le scelte che poi lasciano un ricordo indelebile nella vita, vengono prese d’istinto, senza star li a pensarci troppo…. Correre l’ULTRA TRAIL ATLAS TOUBKAL in Marocco è stata una di queste!!!
Le preoccupazioni prima della partenza non sono poche…. Gara lunga in territorio completamente sconosciuto…. Passaggi a quote elevate…. Organizzazione Francese, quindi essenziale, pochi ristori, tratti lunghi da percorrere in zone completamente isolate, senza vie di uscita…. di sicuro non è il solito “menù” che ti propongono per le gare da correre in Italia!!! Però a volte bisogna osare nella vita!!! Osare per fare un viaggio, da vivere con gli amici, Alberto e Massi, con i quali condivido da tempo questa passione….
L’organizzazione si dimostra subito efficientissima…. Trasporto navetta, campo base organizzato con le tende, consegna pettorali, assegnazione posti letto, pranzo, cena, tutto funziona perfettamente…. Tutto intorno le montagne dell’Atlante, aride, brulle, alte, parecchio alte…. Il punto più in quota della gara segna quasi 3700 mt..!!!
Partiamo il Sabato alle 6 di mattina, è ancora buio, la giornata però si preannuncia splendida…. Le sensazioni sono ottime…. Come al solito deve ancora iniziare la giornata e già non vedo l’ora che scenda la notte…. Si…. amo correre di notte, il silenzio, il buoi, la ricerca del sentiero, la concentrazione nel cercare l’appoggio, lo sguardo che vaga nel vuoto, le luci delle frontali davanti e dietro a te che ti indicano quanta strada devi ancora percorrere e quanta ne hai già percorsa….. dandoti quella sensazione di sconforto e contentezza allo stesso tempo!!!
Il paesaggio è fantastico, lunare…. Tutto intorno solo sassi e qualche cespuglio di erba secca…. e poi il contrasto…. la dove scorre l’acqua dei torrenti sul fondo delle valli, tutto intorno la vita…. erba rigogliosa, alberi…. bambini che giocano, donne che lavano i panni, si perché la in mezzo al nulla abbiamo attraversato numero villaggi berberi…. Queste genti che vivono solo con quello che possono ricavare dalla loro terra, con le case fatte di sassi e fango…. Una cultura lontana anni luce dalla nostra, un modo di vivere che la nostra generazione ha letto solo sui libri…. Un modo di vivere essenziale, senza nessun agio…. Però malgrado questa vita estremamente dura, sempre sorridenti soprattutto i bambini che ti corrono in contro e ti sorridono quando passi!!!
I sentieri scorrono sotto ai piedi, si è alzato il sole e fa caldo, continuiamo ad andare con passo costante…. Si fa fatica a progredire, si corre poco il fondo è estremamente tecnico, sassi, sassi dappertutto, salite ripide…. Centelliniamo l’acqua, i ristori sono pochi e l’altezza disidrata velocemente!!!
Arriviamo al punto di controllo 4, 50 Km andati…. Questo punto di controllo lo ricorderò a lungo perché mi ha lasciato un grande sconforto!!! Qua infatti si è interrotto il viaggio, Massi e Alberto saggiamente decidono di fermarsi…. Io riprendo da solo ma non sarà più lo stesso andare…. Avevamo pianificato questa gara per mesi…. Volevamo viverla assieme, dall’inizio alla fine…. Purtroppo non è stato così!!!
Saluto gli amici e riprendo la marcia…. Le parole di Massi e Alberto le porterò con me fino all’arrivo…. “Max  vai fino alla fine”!!!
Ormai sta facendo buio, la temperatura scende e rende più agevole la corsa…. L’obiettivo ormai è chiudere la gara…. testa bassa, mani sui bastoncini, un passo dopo l’altro….. si alza la luna, luna piena che illumina la via e le cime circostanti….
Proseguo ad oltranza, quasi sempre da solo…. Raggiungo il punto più alto della gara…. il sentiero ripido finisce all’improvviso su una piana…. la attraverso e poco dopo riprendo un sentiero ripido che inizia a scendere…. I chilometri sulle gambe sono sempre di più, la stanchezza sale….. inizia ad albeggiare, ormai manca veramente poco…..
Il sentiero continua a salire, ripido, il cuore batte a mille…. E finalmente eccole la in lontananza… le due bandiere rosse che indicano la forcella da dove sci scende all’arrivo, al campo base, le due bandiere sulle quali avevamo sognato nei giorni prima della gara…. avevamo detto “arrivati qua è fatta”!!!
Sono arrivato, mi mancano gli amici, ma devo comunque onorare la gara, devo onorare il Loro augurio “Max vai fino alla fine”!!!
Ecco…. Finita!!! Taglio il traguardo quando l’accampamento sembra ancora addormentato, poca gente in giro…. Lo speaker annuncia il mio arrivo e si complimenta…. Lo fa in francese e non capisco praticamente un tubo!!! Ma va bene così!!!
È stato un viaggio…. Un viaggio che però si è interrotto a metà!!!
Di sicuro ci rifaremo… to be continued


Marini Massimo



venerdì 13 ottobre 2017

TOUBKAL LA GARA È FINITA PRIMA DEL TEMPO IL VIAGGIO NO


La gara è finita prima del tempo , il viaggio no. Pretenzioso pensare di chiudere una gara del genere dopo 40 giorni di stop, con un ginocchio malconcio e una forma latente. Ci ho provato, ho dato tutto fino all'ultima goccia della mia energia, ho messo da parte il dolore , mi sono fatto guidare dai miei occhi , dalle mie sensazioni, dai miei sogni, dalle mie speranze, ma ho dovuto dire stop, fermarmi, perché la montagna è anche questo.... capire quando l'interruttore si spegne e lasciare il gioco alla parte che gli compete, godere di quello che hai vissuto e vivere del presente. Peccato, volevo viverli tutti questi 105 km, prendermi la montagna di giorno e di notte, farmi guidare dalla luna che rifletteva in quel paesaggio essenziale, condividere  l'ennesima avventura con  Massimo e Alberto.
Massimo l'unico dei tre che si è preso il merito di finisher, io e Alberto, che invece ci siamo presi  l'altro viaggio, quello che, finito l'ardire agnostico, ci ha portato a andare per monti con ritmi blandi e occhi aperti.

Ci siamo presi la notte stellata in una tenda montata in mezzo alla montagna, la cena condivisa con nuovi amici, il silenzio assordante della nottata, lo sguardo severo delle cime sovrastanti, la tranquillità dei nostri pensieri….
E' stato bello, salire a cercare quelle forcelle messe in posizione verticale, è stato duro combattere l'altitudine e l'aria rarefatta che ti seccava labbra e bocca, è stato emozionante perdersi in quel paesaggio lunare.
E' stato bello incontrare villaggi berberi dove l'unico forma di progresso era l'antenna satellitare sui tetti delle casa fatti di fango e roccia rossa.

E' stato bello essere accompagnato da nuvole di bambini che con un sorriso incastrato in un  viso dolce ti chiedevano bon bon o qualsiasi cosa che gli potesse regalare un po' di novità e felicità.
È stato bello ritrovarsi in un  mondo talmente diverso dal nostro da non capire come possa esistere tale differenza di vita, come si possa vivere di così poco, di cose essenziali, di una economia basata sul sostentamento, senza fronzoli, senza eleganza, senza apparire.

Noi con le nostre scarpe super tecniche, loro con i lor infradito o ciabattine da piscina che saltellano da masso a masso. Le donne o le bambine camuffate da donne, con enormi fasci di erba a risalire la montagna per portare cibo ai loro animali, o piegate al fiume a lavare i loro panni sbattendoli sulla roccia come si faceva un tempo. Tutto fermo, tutto estremamente  affascinante per noi che veniamo da un mondo frenetico e appariscente,  ma immensamente duro per loro, che da li non ritorneranno a casa una volta stufi e non avranno nulla da raccontare sotto forma di avventura, questa per loro è solo realtà, per noi una parentesi da raccontare.

Altro mondo, altra dimensione, altra storia. Tu li ha provare il tuo fisico per gioco, loro a provare il loro fisico per vivere.
Il loro sorriso, la loro gentilezza, il loro rifiuto a farsi fotografare....
Passi nel villaggio e sei a disagio, non vuoi disturbare il loro vivere, li guardi, corri, passi oltre, ti domandi.. continui con il tuo fiatone, impugni i tuoi bastoni, viaggi e ti domandi.

Cerchi la cima, procedi cerchi la gara, pensi, ti fai cullare da quelle splendile vallate, quelle montagne aride, come arida è la vita che le circonda .

Scruti, guardi, osservi. I  loro muli domati da selle colorate straripanti di ogni tipo di merce, i loro vestiti colorati e consumati, i loro occhi ridenti,  la loro fierezza…. c'è molto da scoprire e c'è molto da vivere.
E' stato bello, e' stato un viaggio….... è stata una bella esperienza condivisa con chi la volevo condividere, i miei amici Massimo e Alberto, una certezza che rassicura il mio andare in montagna. 

Anche questa volta ho rivissuto quella sensazione che salendo solo verso  l'alto hai.
Il cuore a mille, il respiro incastrato nel tuo corpo che vorrebbe far esplodere i tuoi polmoni, il sudore che cade dalla tua fronte, le gambe che spingono, il corpo che cerca adeguamento, gli occhi che cercano …..

Trovare una cima, scenderla, saltare di qua e di la, correre dove riesci a farlo, camminare dove non riesci a correre.... è quello che cerchiamo è quello che vogliamo... grazie Marocco, grazie di tutto.... è stato bello.
  
alla prossima

Massimiliano Tebaldi




martedì 4 luglio 2017

MARATONA DEL CIELO – SENTIERO 4 LUGLIO 02 luglio 2017



Eccomi qua, non mi era bastata l’esperienza del Kima l’anno scorso, ci sono ricascato ancora, mi sono iscritto di nuovo ad una Skaymarathon di quelle belle toste, la Maratona del Cielo - Sentiero 4 Luglio.

È vero, le Skyrace e le Skymarathon sono le gare che preferisco, perché si sale in alto, perché sono estremamente tecniche, perché si corre quasi sempre sui sassi e le rocce, si percorrono tratti attrezzati…. in queste gare i sentierini nel bosco con il fondo bello ammortizzato dagli aghi di pino dove non ti fai male ai piedini te li scordi!!!

L’unico inconveniente…. la maggior parte dei concorrenti hanno almeno 20 primavere meno di me e sono tutti “petardi” che vanno in salita a velocità fotonica e corrono in discesa zompettando sulle rocce a 3 minuti al kilometro…. Quindi l’imperativo è far in modo di salvare un minimo di dignità sportiva e concludere la gara possibilmente intero!!!

La Maratona del Cielo ha fama di essere una gara estremamente impegnativa e tecnica…. molto ambita dai professionisti del settore, oggi al via infatti c’è anche Marco De Gasperi e Tadei Pivk; pertanto devo cercare in qualche modo di non essere rispedito a valle già al primo cancello orario e, in caso dovessi superarlo, cercare di tagliare il traguardo entro il tempo limite per essere inserito in classifica, il che, visti i ritmi da bradipo che mi contraddistinguono, non sarà facile…. però, come dico sempre, non sono venuto qua per smacchiare il collo alle giraffe e quindi si va!!!

Ore 06.45 in punto si parte…. il primo tratto per uscire dal paese è su asfalto in salita…. questi sono i tratti che preferisco perché riesco ad esprimere al meglio la mi agilità e la tecnica di corsa…. credo che il pubblico presente stia ancora ridendo chiedendosi chi caxxo mi ha permesso di partecipare ad una gara del genere!!!

I primi davanti segnano già ritmi stratosferici…. io mi metto dietro e controllo le retrovie…. la mia strategia di gara oggi è controllare gli avversari nella prima parte del percorso e scatenarmi nella seconda metà, dove la mia innata velocità e leggiadria in discesa mi permetterà di recuperare sicuramente!!!

In breve lasciamo le ultime case e raggiungiamo il bosco, inizia la salita, da adesso si sale praticamente sempre, una bella tirata su verso il cielo per arrivare ai 2750 mt della cima del Monte Sèllero.

Sbuffo come una vecchia locomotiva, non riesco ad ingranare, ho le gambe di gomma… forse negli ultimi giorni passati in ferie a Vienna ho esagerato un po’ troppo con birra e würstel, più birre che würstel…. ma si sa…. per un atleta i carboidrati sono fondamentali!!!

Il terreno man mano che saliamo diventa sempre più tecnico, anche nei tratti in falsopiano a mezzacosta si fatica a correre per il fondo accidentato, però stringo i denti e continuo a salire…. Tra l’altro, in pieno stile Skyrunner, ho lasciato a casa anche i bastoncini, perché fa tanto fico correre senza, e adesso sto imprecando e mi maledico per non averli portati.

Ecco finalmente troviamo la neve, non vedevo l’ora!!! Si inizia ad intravedere anche la cima del Sèllero, la salita è sempre più ripida tanto che in alcuni tratti ci si aiuta con le mani…. gli organizzatori per facilitare la salita hanno gradinato la neve…. ansimando da paura arrivo in cima…. sono dentro al cancello di ben 15’, è qua scatta il gasamento selvaggio, mi autoconvinco di essere uno Skyrunner e che posso farcela!!! In cima raggiungo anche Alberto mentre Massi non si vede ancora.

Breve sosta, qualche scambio di battute con i meravigliosi volontari e addetti del Soccorso Alpino e si inizia a scendere…. terreno subito tecnico, discesa ripida, in breve arrivo al primo tratto attrezzato e giù dritto…. la concentrazione è al massimo, questa parte del percorso va affrontata con sicurezza non puoi sbagliare perché uno scivolone o un appoggio messo male potrebbe costare caro!!!

Ad un certo punto si sale lungo un canalino attrezzato, la vista tutto intorno è spettacolare, solo rocce, cime innevate e vallate che fanno sognare…. in questo ambiente dove non si vede un filo d’erba sento dei campanacci che suonano…. il primo pensiero è: ci siamo l’unico neurone che avevo è andato…. ho le allucinazioni da carenza di ossigeno…. possibile che ci siano pecore o capre quassù???

Esco dal canalino, aggiro uno spuntone e arriva la conferma…. non sono in stato confusionale…. breve tratto in salita ripida da scalare su roccette completamente ricoperte di merda, credo di capra, dove ovviamente il passaggio di quasi tutti i concorrenti aveva creato una poltiglia spalmata ovunque…. bello essere nelle retrovie…. eh si…. ma anche questo è Skymarathon!!!

Ancora qualche breve tratto in salita, ancora qualche tratto in saliscendi e finalmente raggiungo l’ultima cima, il Piz Tri, da adesso 10 km e 1400 m di dislivello in discesa, giù dritti fino a Santicolo e quindi allo striscione d’arrivo.

Sono assieme ad Alberto, guardiamo l’orologio…. possiamo farcela a tagliare il traguardo entro il tempo limite. Iniziamo a scendere come forsennati, vogliamo assolutamente chiudere questa gara fantastica prendendoci il nostro meritato posto in classifica, anche se dovessi essere l’ultimo per me sarebbe comunque una grande soddisfazione!!!

Scendiamo veloci senza mai una sosta, la stanchezza si fa sentire, ma stringo i denti, Alberto l’ho lasciato andare aveva una marcia in più…. finalmente le prime case, sono in paese, arranco sbavando sul ciottolato, è rimasto ancora qualche paesano, sfinito dalla lunghissima giornata, a fare il tifo lungo il rettilineo d’arrivo…. il gonfiabile, taglio il traguardo, per poco non stramazzo al suolo…. Alberto arrivato poco prima di me mi dice…. ce l’abbiamo fatta!!!

Sono dentro il tempo limite, e non sono nemmeno l’ultimo…. sono riuscito a chiudere questa gara estremamente tecnica, estremamente dura, estremamente bella…. sono estremamente soddisfatto…. e con tutti questi estremamente chiudo questo racconto che sta diventando estremamente lungo.

Due belle birre gelate, il tempo di stringere la mano al mito dello Skyrunning Fabio Meraldi, e via a casa, dopo questa giornata di sport da no dimenticare.


Marini Massimo



lunedì 22 maggio 2017

GRAN RAID PREALPI VENETE, L’ESPERIENZA INSEGNA



Bella gara questo Gran Raid, l’edizione 2017 per me è la terza. Il percorso è di quelli tosti, 70 e rotti Km per 4500 e rotti metri di dislivello positivo, tutti su e giù lungo la linea di cresta delle Prealpi Venete, tutto d’un fiato da Segusino fino al Lago Morto a Vittorio Veneto.

Quest’anno le previsioni meteo non sono delle migliori, già durante il tragitto in macchina ci si presenta davanti un bel fronte temporalesco che minaccia pioggia a go go!!!

Ma come dico sempre…. siamo qua per correre e non per smacchiare il collo alle giraffe, quindi ore 7 pronti via!!!

Siamo il soliti tre…. si quelli del motto “basta gare lunghe”, io, Massi e Alberto, oggi però decisi a fare ogni uno la propria gara.

All’inizio il meteo è abbastanza clemente, tanto che il sole ogni tanto si fa anche vedere timidamente, la visibilità è discreta tanto che in lontananza si intravede la cima del Visentin con le sue antenne…. Tanto in lontananza, una lontananza da farti partire immediatamente una serie di imprecazioni legate al fatto che, come sempre, torni a chiederti…. che caxxo ci faccio qua, non potevo starmene in divano a guardare la televisione…. ma ovviamente “basta gare lunghe”!!! Comunque si va, si continua a salire e scendere, salire e scendere, finchè ecco il primo ristoro, poco sotto il Monte Cesen, dove mi raggiunge Alberto!!!

Breve pausa e si riparte subito, senza pietà…. oggi si fa gara, gara tirata…. che balla!!! Tutto va alla grande, poco prima del Passo Praderadego ci superano due dolci donzelle con buona andatura, e qua scatta l’impeto del “maschio dominante”…. vaii in discesa a manetta ad inseguirle.... si perché per stargli dietro loro andavano allegre, mentre io ero alla canna del gas…. alla faccia del “maschio dominante”!!!

E il viaggio continua, un altro ristoro superato, un’altra tacca della lunga cavalcata per creste segnata…. e così proseguiamo ormai insieme, io ed Alberto…. Massi per il momento non si vede ma è l’uomo dalle mille risorse, il “Caterpillar” del trail running!!!

Tutto va per il meglio, ma le previsioni l’avevano preannunciato…. possibili temporali e rovesci sulle Prealpi, brusco calo delle temperature…. e infatti più o meno al 45° Km, dopo innumerevoli tuoni che risuonavano in lontananza, eccolo!!! Un bel diluvio…. acqua alla grande!!! Immediatamente tutto diventa più difficile… ma oggi non vogliamo farci mancare niente e così, visto che il percorso va quasi sempre in cresta, vuoi non aggiungere un bel po’ di vento…. si quelle belle raffiche che ti provocano l’effetto “wind chill” e ti ghiacciano fino alle ossa.

Al ristoro di Casera Sonego, poco meno di 50 Km andati sotto alle suole, cambio maglia, indosso tutto il materiale obbligatorio che ho nello zaino e si riparte…. ma sto caxxo di vento non vuole darci tregua!!! Però ormai il Visentin è sempre più vicino… mitico Visentin, l’ultima salita dura ancora da fare…. l’incubo del Gran Raid…. 600 m di dislivello in più o meno 2 Km di salita bella verticale!!!

Si sale, si sale e si sale ancora…. le antenne in cima sembrano irraggiungibili…. ad ogni passo sembrano allontanarsi, non ti resta altro che tenere lo sguardo basso e spingere un passo dopo l’altro, sperando che sto calvario finisca presto.

Ogni tanto il pensiero va sui primi, i top runners, che sicuramente a quest’ora saranno già alla terza birra dopo la doccia…. he si!!! Questa è la vita di noi tapascioni!!!

Però non si molla un caxxo…. e dopo innumerevoli impropri che per rispetto non metto nero su bianco…. siamo in cima!!!

Ristoro, volontari GRANDISSIMI COME SEMPRE!!! Ingurgito velocemente un quantitativo smisurato di pane e salame e pane e formaggio…. non so come ho fatto a resistere all’offerta di un bel bicchiere di prosecco!!! Molto probabilmente solo per il fatto che ero quasi in ipotermia!!!

Ripartiamo veloci, ormai manca poco… manca la bella discesetta tra prati erbosi e sentiero verticale nel bosco…. Proprio “simpatica” quando ti sei già sparato più di 60 Km di saliscendi….. tanto più simpatica dopo il bel temporale…. proprio una goduria!!!

Ma l’odore del gonfiabile dell’arrivo ci fa scendere senza tanti formalismi!!! L’unico punto a favore, ci siamo tolti dalle palle il vento…. siamo sul versante al riparo e riesco un po’ alla volta a riprendermi dallo stato di assideramento!!!

Scesi ormai al lago facciamo il solito giretto…. non ho ancora fatto una gara dove ti piazzano il gonfiabile alla fine dell’ultima discesa…. e chiudiamo questo Gran Raid che ricorderò per parecchio…. ricorderò perché ho sottovalutato le previsioni meteo e, sebbene avessi tutto il materiale obbligatorio, non ho portato sufficiente vestiario caldo e, soprattutto, non ho portato i copripantaloni…. e il vento sa veramente metterti in difficoltà!!!

È proprio vero… l’esperienza insegna!!!

Comunque dopo tutto, la gara è stata fantastica, l’organizzazione al TOP e ho vinto pure la lotteria!!! Cosa vuoi di più dalla vita!!!

Na bella birra gelata!!!



Massimo Marini



martedì 11 aprile 2017

100 MIGLIA DELL'ISTRIA



Dopo il tor si riparte. Il tor come sparti acque, il prima e il dopo.
Il dopo sono le 100 miglia dell'Istria, gara dura per il suo percorso ingannevole, facile e difficile in un'alternanza complicata.
Duro per le sue pietre piantate nel terreno.
Duro per le sue vette , non alte ma aspre.
Duro per i suoi rettilinei senza fine , lunghi, infiniti, snervanti per la tua testa
Duro per le sue discese tecniche che vanno giù in picchiata , senza pause.

Dicevo il tor come sparti acque, tor che lascia il segno, al fisico, alla testa.
Dopo di lui tutto sembra facile, ma facile non è.  Ogni gara va rispettata , va vissuta, va temuta e preparata.
Le 100 miglia gara che non so definire.
Bella , spettacolare in alcuni punti , brutta e noiosa in altri, per questa difficile da decifrare e da affrontare.

Quando sei stanco ,stanco nel corpo e sopratutto nella mente,il paesaggio ti prende a braccetto , ti aiuta , ti prende per mano  e ti accompagna nel tuo andare. Istria è stato questo nella prima parte nei primi 90 km,  meno nella seconda parte, quando i km aumentavano e i lunghi rettilinei mettevano a dura prova la tua testa mentre le tue gambe cercavano un ritmo accettabile.

Forse è questo il fascino di questa corsa, ti sorprende , cambia come un camaleonte.
Il piano in alcuni tratti sparisce all'improvviso per salite verticali e discese complicate , per poi ritornare a confondere la tua mente e martellare la tua resistenza.
Il viaggio è stato un viaggio, con i miei amici Alberto e Massimo ,con i quali oramai condivido tanto, ci conosciamo, ci capiamo, ci aiutiamo.

Ho scoperto terre e posti che hanno qualcosa da dire , da raccontare. Ho trovato paesi arroccati in cima , che al momento maledici nella tua salita , ma dopo ti regalano una bellezza da raccontare e ritrovare.
Ho trovato volontari sorridenti e disponibile, semnpre pronti ad aiutarti.
La nostra gara è finita dopo 38ore, sotto l'arco io Massimo e Alberto, si anche Alberto anche se la sua gara si era fermata al 90 per una maledetta notte che ha fiaccato la sua resistenza...all'arrivo c'era anche lui ad aspettarci , il primo a congratularsi il primo ad incitarsi.... e queste sono cose e gesti da ricordare.

Questa volta la birra non c'era... pazienza forse qui non si usa, ma per noi c'era e ci sarà sempre.... alla prossima


Massimiliano Tebaldi



lunedì 10 aprile 2017

7/9 aprile 2017 - 100 MIGLIA DELL’ISTRIA



Quest’anno abbiamo deciso di correre all’estero, e visto che il motto coniato per il 2017 è “basta gare lunghe”, ci siamo iscritti alla 100 Miglia dell’Istria, corsetta da 171 Km e 7000 m D+, un bel coast to coast da Labin a Umago.

L’appuntamento è importante, questa gara mi intriga parecchio, però nello stesso tempo mi intimorisce.... durante questi mesi di preparazione i dubbi sono stati molti, gara troppo lunga ad inizio stagione, pochi lunghi sulle gambe, percorso che da l’idea di essere corribile, caratteristica che non mi piace per niente, però alla fine, come sempre, la sconsideratezza prevale sulla ragione e quindi si va!!!

L’approccio alla perduta terra d’Istria non è proprio dei migliori, fila mostruosa alla frontiera tra Slovenia e Croazia, un ora e mezza fermi in coda, conseguenza…. battuti tutti i record…. parcheggiata la macchina selvaggiamente sul marciapiedi, espletata la procedura di controllo materiali e ritiro pettorale, consegnate le sacche, cambio del vestiario, preparato lo zaino, parcheggiata la macchina civilmente e supplicato gli organizzatori per aspettarci con la navetta per andare alla partenza…. il tutto in 30’ netti, neanche il Capitano Kirk di Star Trek con il teletrasporto avrebbe potuto fare meglio!!!

Ansia ritiro pettorale a parte, finalmente si inizia a correre, adesso l’unico obiettivo e arrivare alla fine e goderci questo ennesimo viaggio!!! Il terreno non è facile, perlomeno nella prima metà gara, il fondo alterna sfasciumi di roccia carsica, fogliame e radici affioranti e lunghi tratti di strada poderale, mix che mette a dura prova testa e gambe. I paesaggi però sono mozzafiato, vedere dall’alto il mare al tramonto che “entra” all’interno della costa è impagabile.

Ormai sono entrato in modalità trail, ho messo in conto che la fatica e il sudore mi accompagneranno per parecchie ore, però sono in buona compagnia…. sono sempre con me i miei compagni d’avventura, gli amici fidati Massi e Alberto, con Loro condivido questa passione che ci accomuna e che ci ha fatto stringere un legame particolare!!!

Arriva la prima notte, correre di notte mi affascina, la notte crea sempre una atmosfera particolare che enfatizza i sensi, nasconde quello che ti circonda e mi assorbe completamente…. il cielo è limpidissimo e splende una luna quasi abbagliante, tanto che in alcuni punti si potrebbe spegnere la frontale!!!

Il percorso è impegnativo ma scorrevole…. l’aria è fredda e ghiaccia il sudore sul viso, il ritmo è sempre lo stesso…. un passo dopo l’altro, un ristoro dopo l’altro…. i ristori sono diventati il punto di confine tra i chilometri fatti e quelli che restano da fare, il prossimo ristoro diventa il prossimo obiettivo da raggiungere e questo gioco aiuta la testa ad affrontare la fatica, questo alternarsi di pause e movimento diventa quasi automatico!!!

90° Km, base vita, superata la metà gara…. adesso viene la parte difficile da affrontare, mancano ancora 80 Km e su un percorso piuttosto veloce con poco dislivello. Purtroppo Alberto si ferma, una nottata non proprio delle migliori lo fa decidere saggiamente di non rischiare.

Devo dire che uscire dalla base vita non è stato facile, sole a picco, caldo da paura, il pensiero di dover affrontare ancora tanta strada, ma visto che non sono venuto in Istria per pettinare il collo alle giraffe, richiamo il mio unico neurone assopito all’ordine, e riparto…. dopo qualche minuto sono di nuovo in modalità trail, riprendo il mio ritmo senza strafare, tanto di sicuro non ho ambizioni di podio!!!

Il percorso è abbastanza monotono, lunghi tratti di strada poderale interrotti da qualche salitina…. ogni tanto l’ingresso in una borgate medioevale ti risveglia dal torpore del tuo andare costante…. vedere la gente che ti guarda allucinata il sabato sera mentre si rilassa seduta al tavolo di un ristorante, con una magnifica veduta su una vallata al tramonto, ti fa ritornare in mente la solita domandina…. ma chi caxxo me lo ha fatto fare…. purtroppo alla domandina ricorrente non ho ancora dato una risposta, ecco perché sono qua a far fatica come un pirla!!!

Il viaggio continua e inizia anche la seconda notte, il buio ti riavvolge di nuovo, la stanchezza inizia a farsi sentire, i piedi reclamano un po’ di sosta, ma è la mente che comanda e ti dice che devi continuare, perchè vuoi a tutti i costi raggiungere il traguardo, vuoi a tutti i costi concludere questa gara che hai affrontato quasi per gioco, con leggerezza, e adesso ti sta presentando il conto!!!

I volontari che trovo ai vari ristori sono fantastici, cercano in tutti i modi di metterti a tuo agio, alcuni parlano in italiano, altri no, ma comunque riusciamo sempre a capirci, anche quando sul tavolo trovi una bottiglia di “rakija” al posto dell’acqua, una sorta di grappa Croata, e rischi di fare una ripartenza a razzo!!!

Finalmente l’ultimo ristoro a Guia, segno che ormai l’arrivo è vicino, mancano 13 Km, praticamente tutti in piano, da fare tutti d’un fiato…. o quasi…. inizia ad albeggiare sono ormai quasi passate 38 ore dal momento della partenza, 38 ore di completo distacco dalla vita di tutti i giorni, dai ritmi normali, dalle cose che sei abituato a fare quasi automaticamente…. in lontananza si intravedono le case di Umago, finalmente il traguardo…. con Massimiliano passiamo assieme sotto allo striscione dell’arrivo…. Alberto ci è venuto incontro…. una grande gioia nel vederlo e nello stesso tempo una grande amarezza perché non siamo riusciti ad arrivare tutti e tre assieme al traguardo!!!

L’avventura si chiude qua…. mi consegnano la medaglia da finisher, finisher di questa 100 miglia dell’Istria, finisher di questo viaggio che mi sembra durato una vita…. la modalità trail si spegne in automatico, tutto finito, la fatica, il sudore, i momenti di allegria e di sconforto con gli amici compagni di gara, si ritorna alla vita normale…. basta gare lunghe…. per adesso!!!

Massimo Marini 


lunedì 3 ottobre 2016

ERT ROMMEL TRAIL – VITO D’ASIO (PN) 01/10/2016


Dieci giorni fa girovagando per i vari siti specializzati nel mondo del trail, mi sono imbattuto in questa nuova gara, l’ERT Rommel Trail.
Quest’anno si corre l’edizione 0. Vado a leggere velocemente le informazioni sul percorso e, da appassionato del 1° Conflitto Mondiale, mi ritrovo davanti una gara commemorativa gli eventi bellici che hanno visto il famoso Generale Rommel, la Volpe del Deserto, allora tenente dell’esercito Germanico, scendere con la rotta di Caporetto verso Longarone attraversando la pedemontana della provincia di Pordenone.
L’iscrizione è scattata immediatamente, anche perché la gara si svolge per la maggior parte di notte, cosa che amo particolarmente.
Giro di mail velocissimo con gli amici per vedere se trovo qualche compagno disposto a condividere questa pazzia dell’ultimo minuto ma, qualcuno perché non ama particolarmente l’ambiente carsico, altri perchè fermi ai box, altri ancora perché reduci da una recente corsetta in Valle D’Aosta, mi presento al via solo soletto.

La partenza è molto suggestiva, siamo raccolti in poco più di 120 trailers nel piazzale del castello Cecconi a Vito D’Asio. La facciata del castello illuminata crea una atmosfera particolare. Poco prima di mezzanotte, ora prevista per la partenza della gara, un “figurante” in divisa da Bersagliere del Regio Esercito Italiano suona il silenzio con la tromba…. devo essere sincero ma la commozione è stata tale che è scesa pure la lacrimuccia.
A mezzanotte in punto lo sparo da il via a questa nuova avventura. Velocemente si esce dalla piazza del Castello e inizia subito la salita nel bosco. Il percorso è segnalato in modo precisissimo, le bandierine gialle fluorescenti sono fittissime, impossibile sbagliare strada.
Il ritmo è subito elevato, il percorso non presenta particolari difficoltà, il fondo è quasi sempre scorrevole e in continuo saliscendi, quindi preso dall’euforia della partenza esagero sull’andatura… ma va bene così, male che vada ho tutto il tempo per rallentare.

Il percorso è fantastico, in breve raggiungiamo un cimitero militare, sul posto ci attende un gruppo di giovani del posto, che in segno di rispetto verso i Caduti delle varie nazionalità che hanno combattuto in quei luoghi durante il 1° Conflitto Mondiale, ci porgono un fiore da depositare sul cancello di ingresso!!!
Il percorso continua veloce, fino ad ora non abbiamo affrontato salite particolari però, anche se non sono un grande "fans" dei percorsi veloci, l’atmosfera che si respira è molto particolare e quindi i chilometri passano via veloci senza faticare particolarmente.

La gara è molto sentita dagli abitanti dei vari paesi che andiamo ad attraversare, tanto da aspettarci alzati per incitare il nostro passaggio anche alle 3 di notte!!!
La fatica comincia a salire lentamente con l’aumentare dei chilometri e il dislivello, però si va avanti. Ormai ho raggiunto la base dell’unica vera salita di tutto il percorso, la strada disegnata e costruita dagli Alpini nel 1911, scolpita come un solco sulla costa della montagna sale continua per raggiungere la Forcella Clautana, porta di accesso al sottostante paese di Claut dove è previsto l’arrivo di questo viaggio meraviglioso!!!


La salita è molto lunga, 8 Km per innalzarsi di ca. 900 m di dislivello. La strada sale con pendenza costante, infatti è stata creata appositamente per essere percorsa con i muli e con tutti gli equipaggiamenti e armamenti vari al seguito.

Mentre salgo il mio pensiero va a quei poveri militari che all’epoca hanno salito e ridisceso più volte la forcella da ambo i lati e, di sicuro, non con il vestiario iper tecnico e gli zaini ultra leggeri che usiamo adesso…. Altro che noi trailer fighetti che prendiamo i gel per recuperare le forze!!!
Arrivo in forcella, sembra quasi di affacciarsi alla finestra, dall’altra parte si apre la vallata che porta al paese di Claut. Adesso mi aspetta l’ultimo sforzo, una simpaticissima discesa di 14 chilometri con, alla fine, quasi 6 chilometri di asfalto, vero toccasana per caviglie e ginocchia... ma essendo che sono venuto qua per testare questa edizione 0 di un trail che fino ad ora mi ha veramente entusiasmato, mi butto a capofitto, o quasi, giù per il sentiero.
Circa un’ora e mezza dopo sono all’arrivo, taglio il traguardo…. Una signora gentilissima mi viene incontro per mettermi al collo una bella medaglia in legno fatta a amano.
Cosa posso aggiungere, l’organizzazione è stata fantastica, curata nei minimi dettagli, segno che gli Organizzatori volevano dimostrare la Loro competenza anche in questo test…. e ci sono riusciti in pieno!!!
Il percorso si è dimostrato molto suggestivo, anche se troppo veloce per i miei gusti, però credo che l’anno prossimo all’edizione Ufficiale sarò di nuovo presente.


Massimo Marini
Amatori Atletica Chirignago


mercoledì 21 settembre 2016

PIANGO, IL VOLTO MI SI RIGA DI LACRIME...... TOR DES GEANTS 2016



Piango, il volto mi si riga di lacrime, sono lacrime dolci ho appena raggiunto la cima del Col della Vecchia sono al terzo giorno di corsa, la salita al termine della notte è stata dura, sono stanco, sono state interminabili ore di salita, continua, dura a volte impervia che toglie il respiro, raggiungo la cima del colle, ricevo un messaggio di Davide mi esorta a non mollare mi scrive che lui controlla sempre l’elenco dei ritirati e che non trova mai il suo papà e allora piango lacrime di gioia perché questo viaggio iniziato tanti mesi addietro con lunghi allenamenti con tante rinunce e con la consapevolezza di avere sottratto alla famiglia il mio tempo  sta arrivando a destinazione  che non è lo spazio fisico del traguardo ma è lo spazio dell’anima del ritrovare e del ritrovarsi dello spogliarsi del superfluo per cercare l’essenza delle cose.

E questo viaggio si compie attraverso valli secolari, superando le cime dei colli in rapida successione, spremendo tutte le energie ma fermandosi in cima incantati ad ammirare i massicci, il Bianco, il Rosa il Cervino il Gran Paradiso appunto i giganti che severi ci guardano e poi in un rapido e continuo susseguirsi distese di boschi,  prati dai mille colori che profumano di natura, torrenti impetuosi dalle limpide acque, che scendono a valle stordendoti con il loro fragore   e poi ancora paesi antichi scolpiti dal tempo.

Ed in questo viaggiare il cielo si declina in tutte le sue colorazioni azzurro terso, grigio plumbeo rosso indaco all’alba,  viola al tramonto, cumuli,  cirri,  nembi lo  disegnano uno splendido arcobaleno lo incornicia e la neve, prima cattiva sospinta da un gelido vento ma poi soffice, lieve al chiaro di luna.

E mi ritrovo in armonia con tutto quello che mi circonda,  l’incedere è sicuro il respiro regolare i dolori diventano fastidi e poi scompaiono ti rendi conto di esserci non c’è colle che adesso mi spaventi anzi ora lo cerco con avidità vorrei che non finissero perché sai che in cima trovi  sempre un regalo e che a breve tutto terminerà.

Assieme a me Massimiliano amico, compagno di avventura, passo sicuro, poche parole cenni d’intesa, anche lui solo nei suoi silenzi che in realtà sono una sinfonia di sentimenti abbiamo condiviso la fatica e la gioia ci siamo abbracciati guardandoci negli occhi all’arrivo.

Come si può raccontare il TOR,  non ne sono capace, l’incedere del giorno e della notte che diventano un tutt’uno  gli sguardi i sorrisi la fatica che segna il viso dei tuoi colleghi, le pietre che assumono sembianze umane i tronchi che si animano non riesco a trovare un ordine, la ragione scompare  lascia il posto al sentimento e poi d’incanto tutto termina il viaggio finisce e mi ritrovo più uomo al traguardo, abbracciato a chi amo.

Alberto Pandiani




martedì 20 settembre 2016

IL TOR…… NON SO SE SIA PIÙ DIFFICILE CORRERLO O RACCONTARLO


Il TOR non so se sia più difficile correrlo o raccontarlo. É un intreccio di sensazioni , paure, certezze, fatiche , gioie che solo un buon tessitore saprebbe catturarle per farne un racconto. Difficile scriverlo e far capire cosa vuol dire TOR DE GEANTES. Difficile non cadere nelle frasi fatte, nelle frasi tipo: “è come ritornare bambini liberi di correre nella montagna”. In questa corsa di fanciullesco non c'è nulla. È dura, è una prova fisica e soprattutto mentale che ti mette alla strette, che non ti regala nulla, sempre pronta a scardinare le tue certezze, le tue convinzioni. Allo stesso tempo è bellezza, nelle sue valli, nei suoi colli, nei suoi panorami.

È calore, nella sua gente, è passione, è festa, gioia, allegria.
In ogni punto del percorso difficilmente ti sentirai solo. In alto le cime ti mostreranno come è bello poter guardare la valle dalla loro posizione, in basso l'abbraccio della gente ti renderà partecipe i un grande evento. Questa corsa trasuda amore, passione. Non puoi rimanerne fuori, ne rimani coinvolto, tirato dentro a questo vortice di emozione che ti convinceranno che quello che stai facendo è la pura normalità, non c'è nulla di clamoroso, stai solo percorrendo una strada di normale passione e felicità.

Dalla sua gente non riceverai mai un brutto sguardo, dal volontario mai un brutto gesto.
Il tuo andare stanco e magari barcollante, sarà ricambiato da visi compiacenti e campanacci urlanti, ma tutto questo te lo devi conquistare, tutto questo te lo devi prendere con il tuo sudore, devi andare in alto a trovare colli che non vedono fine e scendere discese tra pietre e sassi che non si sdraiano mai. Lunghe interminabili salite, seguite da infinite discese, tutte messe in file per andare a trovare ogni singolo pezzo di terra di questa regione prima di mettere la parola fine la, da dove sei partito.

E si parte da Courmayeur, alle 10, io e Alberto li nel mezzo, tra facce segnate da tremende preoccupazione o rassicuranti sorrisi. Il punto d partenza è quello della TDS, quindi un punto a me familiare.

L'attesa , le urla il via si mescolano tra loro in un rito liberatorio, inizia il TOR 2016.

Da tempo ho rifiutato di immaginare cosa sarà, ho deciso di vivere alla giornata.
Troppo poco tempo per prepararla mentalmente, la conferma mi è arrivata in un ferragosto afoso e la risposta è stata data di pancia......

Con Alberto non abbiamo parlato di strategie, c'è solo voglia di scoprire questo TOR, di andare a vedere cosa ci riserva.

E ci riserva molto.

Il caldo dell'inizio, il cielo limpido, i primi sei colli per arrivare a Cogne, le gambe che cercano il ritmo, l'abitudine a salire e scendere, il battito che cerca di regolarizzarsi, il sonno di adeguarsi.

Si riscoprono le esigenze primarie, la fame, la sete, l'importanza di mangiare e bere non tanto per piacere ma per andare avanti. Non c'è tempo per il superfluo, il tuo zaino contiene le cose essenziali per poter affrontare la montagna, nulla di più, il superfluo è eliminato.

Con Alberto poche parole, sguardi di intesa, c'è tempo per entrambi di perdersi nei propri pensieri.

Le salite sono dure da domare, sono imperiose alte e fiere, i primi sei colli vanno su senza ripensamenti, senza tentennamenti, su dritti senza pausa. È il momento della paura, il momento di capire se tu con la tua convezioni e la tua forza riuscirai a domare quel territorio. Quelle discese di ore ti sfiniscono e le salite ti fanno vacillare. Cerchi le contro misure, cerchi dentro di te tutte le risposte, rifiuti tutti i pensieri negativi e fai viaggiare i tuoi occhi, cercando da loro delle risposte.
Risposte che trovi quando alzi il tuo sguardo verso il Bianco, il Rosa, il Cervino, Gran Paradiso.

Le vallate si intrecciano in pendii controllati dall'alto da uno dei 4 giganti. Le sfumature di verde si susseguono e si danno il cambio in perfetta armonia. I tuoi occhi spaziano da una parte all'altra e il tuo cuore ancora alterato dalla sontuosa salita cerca di regolarizzare il tuo respiro. L'aria pulita e fredda che ti entra dentro rinfresca il tuo corpo e ti da nuove energie.

Se devo ricordare questo TOR in punti chiave lo ricordo nel Col Loson, dove il corpo arranca per conquistare quei 3300 metri e il tuo respiro deve chiedere pause per andare avanti.

Cogne dove ho capito che sarei arrivato alla fine, dove il mio fisico è andato oltre, dove tutto è diventato chiaro.

Le notti, le loro tranquillità, i tremendi colpi di sonno che ti facevano barcollare tra un masso ed un altro, la luna che nella parte finale ha accompagnato il nostro viaggio.
La pioggia, il freddo, la voglia di un brodo caldo.

La montagna che non fa sconti, cambia in maniera repentina, dal caldo al freddo ti sorprende se non sei pronto a difenderti.
Le discese infinite, Niel, i suoi sassi, tanti troppi migliaia e una base vita che non arriva mai.

I rifugi, dove trovavi quella tranquillità che non c'era nelle basi vita, troppo frequentate e chiassose.

Il dormire in alto e la sensazione di far parte della montagna, di essere oramai in sintonia perfetta con tutto quello che ti circonda.

Il mio compagno di Avventura, e nostri scambi di fiducia, l'affidarsi l'uno all'altro
Il Malatrà, maestoso grande infinito, arrivare a quell'ultimo colle la parte più difficile.

Il sonno con le sue allucinazioni che ti facevano vedere strani balletti o faccine sorridenti incastrate nel terreno.

La neve ghiacciata proprio li sul Malatrà, quando il tuo fisico era oramai stanco provato.

Il tramonto e l'alba, il congedo e il risveglio e quell'attimo di non appartenenza che c'è prima di entrambi

E infine Courmayeur, vista dall'alto avvicinarsi un po' alla volta, con il cuore che va fuori giri, gli occhi gonfi le gambe che rinascono, il paese raggiunto, gli applausi e la fine, l'arco, il mio compagno vicino insieme e la Manu li ad aspettarmi con le sue urla, con la sua felicità.... questi sono i momenti che valgono una intera corsa.... grazie TOR …... grazie....... una birra per favore



Massimiliano Tebaldi




martedì 2 agosto 2016

SUDTIROL ULTRA SKYRACE




Di nuovo qui, Bolzano , la sua piazza la sua gente, quell'italiano parlato con spigolosità germanica, i suoi edifici , le sue chiese, che ricordano le sue origini.

Una città incastrata nelle sue montagne come un diamante in un solitario . Lo sguardo per forza di cose va verso l'alto. Si cercano le cime , si scrutano le montagne dal basso. Il caldo soffoca il corpo, l'afa fa da padrona. Tra non molto andremo là in alto , andremo a prenderci un' altro fine settimana di alta montagna. Massimo è determinato, Mauro fiducioso, io attendista. Tutti sappiamo cosa ci aspetterà, tutti immaginiamo la partenza , il viaggio, l'arrivo .

L'attesa è snervante , fino a quando la musica si alza, la piazza si anima, gli smartfhone si alzano sorretti da braccia tese e visi sorridenti , Cinzia , la moglie di Mauro ci lancia un ultimo incoraggiamento e tutto un po' alla volta svanisce , allontanato dal quel sparo che ha dato il via alla tua corsa. Le gambe pesanti ora cercano la leggerezza , le mani stringono i tuoi bastoncini , lo sguardo scruta chi ti corre accanto e nello stesso cerca i tuoi amici. E' iniziato , si va ,si parte su una strada asfaltata disegnata con una riga retta verso il cielo. Il sudore bagna già il mio viso , la mia bocca cerca aria fresca, il mio cuore un battito regolare.

Si sale , si sale . Mauro sembra in forma.

Mauro cuore di ferro e fisico da predestinato, un anno fermo e non sembra , va su con un ritmo continuo senza pausa. Massimo procede con la sua solita sicurezza, la salita è la sua ricompensa

Io chiudo come sempre , li osservo da dietro, accompagno con gli occhi il loro andare.

La gente ai lati della strada poco a poco svanisce . Si entra nel sentiero, si comincia a respirare un aria di montagna. Le luci della città sono sempre più distanti, le cime più vicine. Le mani, le braccia le gambe si alternano in un ritmo ben scandito per vincere la salita. Una salita infinita , una salita che non da tregua, 2000 metri in pochi chilometri. Si passa dal caldo della città al vento freddo della cima. Noi sempre insieme , uniti, in racconti , ricordi e silenzi. In alto in pochi minuti ti accorgi cosa vuol dire alta montagna. Il vento freddo entra nel tuo corpo con prepotenza e in poco tempo ghiaccia tutto quel calore prodotto dal tuo salire. La prima notte è iniziata, la tua frontale illumina il sentiero. Si corre poco, le discese sono molto tecniche , la notte e i chilometri da fare consigliano calma. La notte è bella, ti regala ancora più silenzio, ti regala riflessioni, ti fa percorrere e ripercorrere la tua vita.

Ti fa isolare e nello stesso tempo confidare. Nasconde il tuo salire, i tuoi occhi non trovano la fine della salita nascosta nell'oscurità e il tuo corpo non si concentra dove si dovrà arrivare , ma al prossimo passo verso l'alto. Il tempo passa senza contarlo, nessuno di noi tre fa calcoli, siamo sempre insieme ,ci muoviamo in sintonia. Il terreno mano mano che saliamo cambia, il sentiero è sempre più roccia, la salita e la discesa sempre più impegnativa .

Il giorno ti sorprende arrivando in punta di piedi. Si impadronisce della notte senza prepotenza, accompagna il suo congedo guadagnandosi senza prepotenza la scena. Ti fa vedere un po' alla volta quello che ti sovrasta. Ti svela le cime che dovrai conquistare per far ritorno a Bolzano , la natura si risveglia pronta a conquistarsi quel poco di calore che arriverà con il primo sole,. Il congedo della notte e l'arrivo del giorno, quel punto di equilibrio che dura troppo poco per gustartelo appieno, vale il viaggio, solo quello, solo quel momento vale tutti i chilometri e la fatica che stai per fare.

La montagna , le Alpi Sarentine, sono aspre, selvagge, spettacolari nella sua bell'azza. Non sono frivole, sono essenziali,.I suoi sentieri non si perdono i troppi zig zag, vanno su dritti a cercare la forcella che ti fa conquistare la vetta. Le vallate giocano con il sole per pavoneggiarsi alla vista di chi le percorre. Incutono rispetto, la giusta attenzione, non ti concedano nulla, le devi conquistare con fermezza , sicurezza. Nascondono passaggi complicati , tratti esposti, corde per accompagnare il tuo andare. Il sole oramai è alto, scalda con prepotenza il tuo corpo. La crisi è arrivata e come è arrivata è passata. A metà gara un breve riposo ha ricaricato le pile. Mauro è quello del trio più determinato, Massimo è il nostro punto di riferimento. Arriva la parte finale , la più dura, dura per il percorso e per la stanchezza. Mancano le tre cime finali , le creste a lama di coltello e le discese lunghe infinite fino a Bolzano.

Le creste, sottili, un lembo di terra in mezzo alle due cime, tratti esposti a destra e sinistra , discese insidiose che reclamano rispetto, attenzione. Una corda d'acciaio che unisce più punti le mani strette attorno, i piedi che cercano l'appoggio, la roccia sicura tua alleata che ti tiene sospeso nel cielo, gli occhi che hanno poco tempo per scrutare ma rubano immagini flash da ricordare. L'ultima salita con le mani a cercare appoggi e le gambe a spingerti verso l'alto, gli amici che incoraggiarono con sguardi il tuo procedere.... questi sono i momenti di un ultra trail che fanno la differenza, sono attimi che conserverai a lungo.

La seconda notte arriva pre annunciata da un forte vento che ti fa tremare , un attimo e il tempo cambia repentinamente, senza preavvisi. Dei lampi illuminano il cielo, si scende in fretta si cerca di perdere quota, i tuoni in alto mettono fretta al tuo andare la pioggia e il vento lo rallenta. Questa è la montagna , non devi mai dare per scontato nulla, nulla è certo. Il freddo , la pioggia , i tuoni stanno vincendo la tua convinzione . La decisione di fermarsi al rifugio, decisione mal digerita, dettata dal momento decisione che cambia in fretta al termine del temporale, si continua si va , tutti insieme, uniti verso Bolzano , verso quella discesa in asfalto troppo ripida per apprezzarla... via verso l'arco, tutti e tre insieme , via verso la birra meritata.... un'altra avventura è andata... una birra per me e per i miei amici... alla prossima.


Massimiliano Tebaldi


lunedì 1 agosto 2016

SUD TIROL ULTRA SKYRACE






Bolzano…. Piazza Walther ore 20 in punto…. lo speaker da il via alla 4ª edizione della Sud Tirol Ultra Skyrace…. Ha inizio un viaggio che durerà quasi 35 ore, 35 ore trascorse con due grandi amici, Massimiliano e Mauro, uniti dall’inizio alla fine di questa gara stupenda!!! Un viaggio fantastico, un continuo alternarsi di emozioni forti, di paesaggi mozzafiato in un ambiente aspro dove la roccia fa da padrona…. Le Alpi Sarentine!!!
Questa gara mi è piaciuta veramente tanto, un percorso difficile, molto tecnico dove non si corre mai, dove le salite e le discese sono praticamente verticali, dove la tensione è sempre alta perché devi fare attenzione a dove metti i piedi e, a volte, anche le mani….
Momenti indimenticabili vissuti con i compagni di viaggio…. Le cazzate sparate a manetta per sollevare gli animi quando la stanchezza inizia a prendere il sopravvento, i lunghi silenzi quando ogn’uno è assorto dentro a se stesso per cercare di raccogliere gli ultimi rimasugli di energia per superare l’ennesimo ostacolo, la paura quanto ti ritrovi dentro al temporale che Ti sferza con un vento fortissimo e Ti spara centinaia di lampi e tuoni…. tanto perché sia chiaro chi è che comanda in Montagna…. Tanto per ricordarti che con la natura non si scherza….
La gentilezza e la simpatia dei volontari sempre disponibili e pronti ad aiutarti e metterti a tuo agio….
Il tormentone di Mauro che ad ogni ristoro ti ricorda che stiamo perdendo tempo e ti stimola con la sua frase “Tosi ndemo se no me rafredo”….
Gli ultimi 15 Km, interminabili, con i piedi doloranti giù per una strada asfaltata verticale quanto un trampolino da salto con gli sci….
L’accoglienza all’arrivo da parte degli organizzatori e dei volontari con lo speaker che alle 6 del mattino annuncia il nostro arrivo come fossimo atleti da top ten!!!
Ed in fine, chi se ne frega se sono le 6 di mattina, la birra che ci siamo bevuti assieme, da finischer, per festeggiare questa impresa…. Si perché per me chiudere questa gara è stata veramente un impresa!!!
20 pagine non basterebbero per raccontare, quello che abbiamo visto, la fatica che abbiamo fatto, i momenti di gioia e di sconforto e le emozioni che abbiamo vissuto in queste 35 ore, 35 ore che resteranno per sempre nei miei ricordi….


Sud Tirol Ultra Skyrace, GRAZIE DI TUTTO!!!


Marini Massimo