lunedì 5 marzo 2018

RECENSIONE BROOKS PURE GRIT 6






Sebbene nata sull’onda del minimalismo che si era diffuso qualche anno fa, la Brooks Pure Grit, alla sua sesta edizione, è molto lontana dal potersi ancora considerare una scarpa minimalista, seppur dotata di un differenziale tacco-punta di soli 4mm. Un evoluzione fatta di piccoli step, che l’ha portata ad essere una scarpa comoda da indossare, strutturata e protettiva, mantenendo tuttavia un profilo basso, da racer, e poi… e poi che bella!
La tomaia in questa versione è un tessuto “a maglia”,  molto bello a vedersi, e molto confortevole sul piede;  è ricoperto, per molta parte della sua superficie laterale, specialmente quella esterna, da una fitta rete di piccole “patch” di gomma termosaldate, che si espandono sfumando dal rivestimento del puntale, e contribuiscono a dare sostegno alla tomaia ed a proteggere il tessuto dall’usura e dagli agenti esterni.
Il piede ha lo spazio giusto per le dita, e siede su una comoda soletta in Biomogo;   è ospitato in una struttura a semi-calzino che lo avvolge nella zona mediale, e che costituisce un tutt’uno con la linguetta, soluzione che offre una maggiore stabilità di calzata, garantita da un tradizionale ed efficiente  sistema di allacciatura che – rispetto alle versioni precedenti – riesce a coinvolgere maggiormente anche il collarino:
una volta indossata, anche senza averla allacciata a dovere, si percepisce un ottima presa della tomaia sulla parte alta del collo del piede; poi, una volta tirati i lacci a forza, anche nella parte bassa, si sente  la scarpa ben aggrappata al piede, che si sente fasciato perfettamente, specialmente intorno alla caviglia  e nella zona mediale interna, e  senza che si formino punti di pressione della tomaia sull’osso dell’alluce o sul mignolo.
  
Il contrafforte tallonare è strutturato, con conchiglia di plastica interna molto flessibile, sostenuta esternamente da una propaggine verticale dell’intersuola;  è imbottito solo nella parte alta del collarino – ed anche qui c’è un rivestimento in tessuto molto piacevole al tatto;  la conchiglia interna non fa sentire al piede la sua presenza in maniera invadente; non lo inchioda , in stile Salomon, per intenderci.
L’intersuola è in Biomogo DNA: dicesi il DNA un composto non-Newtoniano, che cambia comportamento a seconda dell’ammontare e del tipo di pressione applicata. Il suo comportamento quindi dovrebbe risultare molto personalizzato. “Sarà vero?” viene da chiedersi.
Allora giusto raccontare l’esperienza del primo impatto.
Una volta indossate, mi sono alzato, ed ho sentito i miei piedi cadere verso l’interno. Si, proprio nella zona dove la gomma dell’intersuola si inarca e si innalza maggiormente, come a voler funzionare di sostegno all’arcata del piede. Eppure, più che essere sostenuto, mi sono sentito cadere…
Al che ho pensato che questa sia stata la risposta del composto dell’intersuola alla mia caratteristica personale (misurata anche in un esame stabilometrico) di tendere a caricare il peso sull’esterno del piede. Quindi, maggior pressione all’esterno, maggior risposta dal lato esterno! l’intersuola  ha equilibrato ciò che è storto, facendomi sentire inizialmente questo riequilibrio come una “caduta”, disequilibrio.
Col passare del tempo la sensazione di disagio è sparita, e non si è mai fatta poi sentire  durante la corsa. E, siccome non ci si accorge mai di una cosa quando questa funziona bene, penso che questa storia del DNA sia veritiera!

Durante la corsa la scarpa si fan notare – specialmente in discesa – per la grande dote di flessibilità dell’avampiede, per niente limitata dalla presenza di un rockplate molto flessibile: la scarpa copia benissimo il fondo, e risulta favorire una corsa molto agile. Non è sicuramente una scarpa ammortizzante, i soli 21mm di spessore al tallone già lo fanno intuire.. per di più, andando di appoggio di tallone, in corsa lenta e stanca, si sente una risposta molto dura in fase di atterraggio, che di sicuro non la rende confortevole a corridori sovrappeso e lenti… o lenti sulla distanza Va meglio invece durante una rullata molto veloce, o nelle discese dove poter lasciar girare le gambe.
Il grip è ottimo sui terreni secchi, friabili, anche sul fango. Attenzione invece sulle pietre bagnate, meglio passaggi veloci, appoggi di frenata risulterebbero pericolosi…
Una scarpa da utilizzarsi per andare a correre, per divertirsi, sprecata – e poco adatta – a chi prevede di camminare tanto, o di faticare.



Gianluca Gaggioli
Tester materiali tecnici




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