Perché le zecche sembrano essere sempre
più numerose sui nostri monti, sono davvero così pericolose? Come fare per
evitare i loro attacchi, come ci si deve comportare se, con orrore, scopriamo
di essere stati aggrediti, dobbiamo sempre stare in guardia? e se le misure di
prevenzione fossero più nocive della stessa zecca?
Zecche e grandi mammiferi: un binomio
indissolubile.
Nella seconda metà del 900’ si sono
create condizioni socio-economiche tali da favorire un progressivo e massiccio
abbandono delle campagne da parte dell’uomo. Per secoli gli esseri umani si
sono impegnati a rendere vivibile un ambiente naturale spesso ostile, per
rendere più fertile il terreno, perché potesse fornire più cibo per loro
e per gli animali domestici. Molti animali selvatici non resistettero a questi
cambiamenti e poco alla volta si estinsero,il loro mondo era stato così
modificato da essere divenuto “inospitale”, sterminati branchi di cervi, grandi
concentrazioni di caprioli e soprattutto imponenti popolazioni di cinghiali, erano
progressivamente scomparse. Le moltitudini di mammiferi selvatici vennero però
sostituite da ordinate mandrie di animali domestici fondamentali per la
sopravvivenza dell’uomo, vacche, capre, pecore, cavalli. I predatori come il
lupo, la lince, l’orso, provarono a nutrirsi di queste nuove e numerosissime
prede ma trovarono un ostacolo insormontabile sulla loro strada: l’uomo pronto
a tutto per difenderle. Per le fu molto più facile, potevano agire indisturbate
come sempre, per loro era solo cambiato il menù, evitare le era molto semplice:
non frequentare i pascoli. Quando però l’uomo decise di abbandonare le campagne
le cose cominciarono rapidamente a cambiare, i grandi mammiferi tornarono a
popolare i boschi e le pianure, oggi caprioli e cinghiali ma anche volpi,
tassi, lupi, istrici, topi sono in fortissima crescita e stanno occupando ogni
spazio disponibile, sfruttando in modo massiccio tutte quelle risorse
alimentari che sino a pochi anni or sono servivano a nutrire gli esseri umani e
i loro animali domestici e che, ora, sono lì a loro disposizione. Le si sono
adattate benissimo al cambiamento che per loro ha significato maggior
disponibilità di cibo, e maggior quantità di ripari e nascondigli tra un pasto
e l’altro.
La famiglia delle zecche
Nel mondo esistono circa 900 specie di
zecche, in Italia ne sono state scoperte fino a oggi circa 40 specie, le zecche
sono ectoparassiti (parassiti esterni) ematofagi (che si nutrono di sangue),
sono artropodi ma non sono insetti, sono piuttosto simili agli acari, parenti
lontani dei ragni, come loro le zecche hanno, infatti, 8 zampe, fanno eccezione
le larve che ne hanno sei come gli insetti. Vivono ovunque ci sia un vertebrato
dal quale trarre nutrimento, amano le aree boscate con terreno ingombro da
detriti vegetali come foglie secche, legno marcescente, dove si nascondono tra
un pasto e l’altro e dove possono rifugiarsi per affrontare l’inverno.
Il singolare ciclo alimentare delle
zecche: solo tre pasti in tutta una vita
Una larva può digiunare per mesi o al
contrario rimpinzarsi di sangue il giorno stesso della sua nascita; lezecche sono
dotate di un organo di senso davvero straordinario, posto sulla punta della
prima coppia di zampe, grazie a questo organo sofisticatissimo, la zecca,
è in grado di percepire stimoli chimici e fisici che provengono dall’ambiente,
il calore, l’odore dell’acido lattico, l’anidride carbonica le vibrazioni
prodotte dai movimenti, le zecche individuano così il loro
ospite con precisione millimetrica. Le zecche non saltano né
volano semplicemente si arrampicano o si lasciano cadere, la zecca una
volta uscita dall’uovo sale su di un filo d’erba e attende che i suoi
straordinari “detector” gli comunichino il momento per lasciarsi cadere
sull’animale che in quel momento sta passando. La larva della zecca è
piccolissima, quanto un granello di sabbia, è forse questa la fase più
pericolosa perché praticamente invisibile ai nostri occhi, alcuni germi
patogeni responsabili di gravi malattie, come la Borelliosi o morbo di Lyme,
possono essere già presenti nella larva, perché si trasmettono per via “trans
ovarica” dalla madre alla progenie. Una volta sull’ospite le magiche zampette
della zecca la aiuteranno a trovare il punto dove la cute è
più sottile, lì inserirà l’ipostoma, una “cannuccia uncinata”, che le
permetterà di nutrirsi e di rimanere saldamente attaccata al suo ospite, per
non più di tre o quattro giorni, poi si lascerà cadere a terra. Qui, grazie
alle proteine ingurgitate, si trasformerà in ninfa, grande quanto una capocchia
di spillo, e finalmente con otto zampette, quindi attenderà, digiunando, anche
per mesi se necessario, il passaggio di un altro animale. Ancora una volta
guidata dalle sue infallibili zampette, potrà consumare il secondo pasto della
sua vita, rimarrà sulla sua seconda “vittima” non più di quattro o cinque
giorni, poi ancora si lascerà cadere a terra dove si trasformerà in adulto. Da
adulta la zecca si comporterà esattamente come già aveva fatto
in precedenza, individuerà l’ospite vi si lascerà cadere, cercherà il punto più
opportuno per pungere e si nutrirà per la terza e ultima volta, le proteine
ingurgitate serviranno alla produzione delle uova, sino a 12000. Quanto possa
vivere una zecca è difficile a dirsi, da pochi mesi sino ad
alcuni anni, dipende da quanto tempo passerà tra un pasto e l’altro, se dovesse
essere troppo la zecca è in grado di sospendere funzioni
vitali per mesi e mesi, una sorta di stato di quiescenza chiamato “diapausa”
che le permette di attendere un tempo indefinito tra un pasto e l’altro.
Quanto e perché sono pericolose le
zecche
La pericolosità delle zecche sta
proprio in quei tre pasti di sangue così lontani tra di loro, ogni volta lazecca finirà
per parassitare un ospite diverso, quindi se uno degli ospiti è affetto da una
malattia trasmissibile per via ematica la zecca la trasmetterà
ai suoi ospiti successivi, la zecca adulta che parassita un
uomo può essersi nutrita con il sangue di un capriolo quando era ninfa e magari
con quello di un topo quando era una piccola larva, se il topo fosse stato
affetto ad esempio da Tularemia, la zecca potrebbe
trasmetterla al capriolo prima e all’uomo poi, in più potrebbe infettare le
proprie uova così che deponendole originerebbe una moltitudine di zecche infette.
Non tutte le zecche sono infette, se una zecca non
contiene germi patogeni il suo morso, oltre che indolore, è del tutto innocuo,
le zecche infette sono pochissime, dipende dalla salute degli
animali che gli forniscono il sostentamento, una popolazione di ungulati sana
produrrà generazioni di zecche altrettanto sane. Le principali
patologie che le zecche sono in grado di veicolare sono: la
Febbre Bottonosa Mediterranea, l’Ehrlichiosi, la Babesiosi, la Borelliosi o
Morbo di Lyme, la Febbre Q, la Tularemia e l’Encefalite da zecche o
TBE. Tutte queste patologie possono rivelarsi molto gravi, è fondamentale una
diagnosi precoce.
Comprendere come si alimentano le zecche
ci aiuta a prevenire i danni dovuti al loro morso.
Quando la zecca inserisce
l’ipostoma in modo da raggiungere i vasi sanguigni più superficiali, non
succhia come farebbe una zanzara, ma si lascia pervadere dal sangue sfruttando
la pressione arteriosa, occorrono circa 24 ore perché sia sazia, in questa
prima fase i rischi di contagio sono praticamente nulli, la possibile infezione
avviene successivamente, quando cioè la zecca rigurgita
attraverso l’ipostoma nel flusso sanguigno, la parte liquida del sangue
trattenendo solamente quella corpuscolata, globuli rossi, bianchi e piastrine,
poi riprenderà a farsi pervadere ancora dal sangue, sino ad essere sazia,
quindi si lascerà cadere.
Quali accorgimenti si possono adottare,
durante le escursioni, per tenere lontane le zecche.
La distribuzione delle zecche sul
territorio è “a macchia di leopardo” in alcune zone sono molto comuni in altre
più rare in altre ancora del tutto assenti, la regione Veneto pubblica
periodicamente un bollettino nel quale vengono indicate le aree più a rischio,
possiamo immaginare che le zone maggiormente infestate siano
quelle dove insiste una nutrita popolazione di grandi mammiferi. Conviene
camminare sempre al centro dei sentieri ed evitare di sedersi o rotolare
nell’erba, soprattutto non avventurarsi tra l’erba alta o sostare in luoghi
utilizzati per il riposo dai grandi mammiferi, ben riconoscibili perché lì
l’erba risulta schiacciata, non inoltrarsi lungo le piste utilizzate da
caprioli e cinghiali, anch’esse ben riconoscibili, scegliere per le soste
luoghi con poca vegetazione con erba non troppo lunga, stendere se possibile un
telo, fare attenzione a dove si poggia lo zaino, mai su cumuli di foglie secche
o nell’erba alta. Preferire indumenti di colore chiaro che sembrano essere
sgraditi alle zecche e che permettono di individuarle rapidamente qualora
tentassero l’arrampicata, meglio preferire maniche e pantaloni lunghi, i
pantaloni dovrebbero essere ben chiusi alla caviglia. Possiamo applicare
repellenti, sulla cute esposta, a base di Dietiltoluamide o di Picaridina, i
più efficaci repellenti per insetti in commercio sono formulati con queste
sostanze, proteggono da 1 a 6 ore a seconda della loro concentrazione ( dal 10
al 35%) la Dietiltoluamide è sconsigliata per ragazzi sotto i 12 anni, la
Picaridina sembra essere meglio tollerata, sono sostanze che vanno usate con
attenzione e solo se è davvero necessario. Si possono spruzzare sugli abiti e
sugli zaini prodotti molto repellenti per gli acari come la Permetrina, che è
molto efficace ma va usata con prudenza e devono essere seguite con scrupolo le
indicazioni presenti su tutte le confezioni. Durante l’escursione, ogni tanto è
intelligente dare una “scrollata“ ai pantaloni.
Come comportarsi al ritorno di
un’escursione in zone infestate da zecche.
È consigliabile cambiarsi d’abito prima
di salire sull’auto o prima di entrare in casa, le zeccheeventualmente
presenti sui vestiti potrebbero staccarsi e magari aggredirvi il giorno
seguente mentre andate al lavoro o potrebbero girellando per casa aggredire
qualche altro componente della vostra famiglia. Entro due ore dal rientro a
casa, dopo un’escursione, è consigliabile fare una doccia, per dilavare zecchepresenti
sul corpo ma non ancora ancorate alla cute. Esaminare con attenzione il proprio
corpo in particolare alcune zone “preferite” dalle zecche come
gambe, inguine, ombelico, ascelle, collo e testa.Sulla cute la zecca appare
come un piccolo, a volte piccolissimo, corpuscolo scuro, potrebbe essere utile
una lente di ingrandimento, sarebbe bene soffermarsi dove compaiono
rigonfiamenti o arrossamenti della pelle. In ultimo spazzolare con cura indumenti
zaini ed equipaggiamenti, gli abiti vanno lavati ad almeno 60 gradi centigradi.
Tecniche sicure per la rimozione delle
zecche ancorate sulla cute.
Nel caso di rinvenimento di una o più zecche ancorate
all’epidermide occorre rimuoverle il più rapidamente possibile, il rischio di
infezione è, infatti, direttamente proporzionale al tempo che il parassita
resta attaccato alla pelle. Le zecche vanno rimosse senza
essere traumatizzate con sostanze chimiche, saponi, disinfettanti,
provocherebbero il rigurgito dell’animale e quindi aumenterebbero il rischio di
infezione, durante l’estrazione non vanno schiacciate, sempre per evitare
rigurgiti. La zecca va afferrata con sottili pinzette o con
appositi “leva-zecche” in commercio, il più vicino possibile alla cute, estrarre
la zecca tirando verso l’alto senza stringere troppo e senza
strappi o rotazioni, con una trazione continua. A questo punto non resta altro
da fare se non lavare e disinfettare con cura la piccola ferita. Se durante
l’estrazione l’ipostoma della zecca dovesse rimanere infisso
nella cute non dovrete preoccuparvene eccessivamente, sarà naturalmente
estromesso senza conseguenze. Annotate sul calendario la data corrente e
prestate attenzione a sintomi sospetti per un periodo di circa 30-40 giorni,
come segni di un’infezione locale con arrossamenti, gonfiore e dolore al tatto,
febbre, eruzioni cutanee in corrispondenza del morso, ingrossamento dei
linfonodi prossimi alla zona della puntura, debolezza e dolori alle
articolazioni.
Fonte: Trail running.it
Nessun commento:
Posta un commento