Credo che l'argomento sia molto interessante... leggete questo articolo del Biologo Nutrizionaista Emanuele Gambacciani
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Quello di oggi non sarà un post nel quale scriverò di
nutrizione, no che mi reputi un “tuttologo“, tutt’altro, ma ritengo
che un buon nutrizionista debba conoscere anche altri aspetti, oltre
all’alimentazione, che possono condizionare e stravolgere il benessere del
proprio paziente.
Non scriverò di cortisolo, non scriverò di
stress lavorativo, non scriverò del motivo per il quale la sera spesso abbiamo
sonno ma non riusciamo ad addormentarci.
Questi argomenti verranno affrontati successivamente,
oggi voglio partire dalla base, dalle fondamenta, del “peccato originale“.
Qualcuno di voi sa cosa sia il numero di Dunbar ?
Beh immagino di no, anch’io fino a qualche tempo fa lo ignoravo.
Dunbar è uno psicologo evoluzionista il quale ha scoperto che la
dimensione media di un gruppo di scimmie antropomorfe è in stretto legame con
le dimensione del loro cervello, o meglio ancora, con lo sviluppo della loro
neocorteccia. In poche parole, più è grande il cervello e sviluppata la
neocorteccia e maggiore sarà il numero di individui che comporranno il gruppo !
In media, questi gruppi, oscillano da un minimo di 5
individui ad un massimo di 50!
Dunbar ha quindi estrapolato un numero compatibile con il cervello umano ed
ha scoperto che per la nostra specie, il gruppo ideale dovrebbe aggirarsi
intorno ai 150 individui.
Che c’è di strano? C’è di strano che 150 pare che sia
proprio il numero massimo di persone al quale effettivamente possiamo chiedere
un favore, oppure le persone con le quali possiamo aver piacere di parlare: in
poche parole sono solo 150 le persone con le quali possiamo avere relazioni
sociali significative !
Lo studio di tribù indigene, soprattutto di cacciatori-raccoglitori,
ci insegna che è proprio 150 il numero massimo di individui
appartenenti ad un popolazione e se questo numero comincia ad aumentare le
soluzioni sono due: o il gruppo si divide in modo autonomo oppure serve
l’istituzione di strutture sociali per mantenere l’ordine (governi, leggi e
polizia…).
Non mi dilungherò ulteriormente, il principio di fondo
è che purtroppo esiste una “discrepanza psicologica tra il mondo agricolo
densamente abitato e rumoroso e quello dei cacciatori-raccoglitori, scarsamente
abitato“e questa discrepanza ha portato la nostra specie a
disumanizzare il concetto di comunità ed il nostro comportamento risulta
innaturale.
Come scrive Spencer Wells nel suo
libro “il seme di Pandora“, è inimmaginabile per un
cacciatore-raccoglitore non parlare con un altro membro del gruppo in una
situazione sociale ravvicinata, come può essere (per noi) in
un ascensore, situazione spesso addirittura imbarazzante.
Se solo dovessimo interagire con tutte le persone con
le quali veniamo a contatto quotidianamente la nostra mente esploderebbe e
conseguentemente “abbiamo sviluppato un meccanismo che ci spinge ad agire
come se queste persone non esistessero“.
Torno quindi al discorso di partenza, è inutile
cercare soluzioni per ridurre lo stress se prima non prendiamo coscienza
del fatto che il mondo civilizzato che ha preso vita con il neolitico non
è adatto alla nostra specie. Abbiamo creato un mondo nella quale il nostro
cervello vive regolarmente con un “rumore di fondo“, un mondo che il
nostro cervello non è in grado di gestire a causa dei troppi input e delle
troppe relazioni sociali che ci vengono imposte dalla quotidianità.
Ecco, questo penso sia il punto di partenza e
solo partendo da qui si può capire il motivo per il quale una passeggiata, o
meglio ancora una corsa nel bosco, o sulla spiaggia, da quella sensazione di
benessere, solo partendo da qui possiamo capire perchè spesso ricerchiamo
l’isolamento ed il contatto con la Natura, solo partendo da qui possiamo capire
perchè non sopportiamo tutte queste persone che ci ronzano intorno, solo
partendo da qui possiamo capire perchè ci sentiamo spesso stressati senza
nessun apparente motivo.
Tutto ciò che abbiamo
costruito è stressante, ed addirittura i nostri simili lo sono, non perchè sono
umani, ma perchè sono troppi.
Emanuele Gambacciani
Biologo Nutrizionista
Fonte: TrailRunning.it
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