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mercoledì 22 febbraio 2017

LE TREG: UN ULTRATRAIL CHE CATAPULTA FUORI DAL TEMPO E NELLO SPAZIO. NELL’AFRICA PIÙ AFRICA



Le Treg, prima di essere un trail, rappresenta in maniera autentica quello che è lo spirito del viaggio nel continente africano. Tre gare, 45, 90, e 180 km che nell’ipotesi di massimo tempo di percorrenza si traducono in 72 ore di gara. A fronte di queste 72 ore, che per un runner medio sono 40, si affrontano circa 192 ore di viaggio, tra andare e tornare.


Tra preparativi e dinamiche d’Africa.

Ed è questa la prima cosa che mi è saltata all’occhio quando ho letto il dossier sulla gara.

Vale davvero la pena farsi 8 giorni di “sbattimento” per 180 chilometri di corsa?

Diamo per scontato che la 45 e la 90 km non ha nemmeno senso prenderle in considerazione.

Ha senso volare a Parigi, poi a N’Dajemena, da qui attendere un volo interno privato verso Fada, per poi prendere il 4×4 per altre due ore di deserto?

Il tutto stracarchi non solo del proprio materiale ma anche di quello dato dall’organizzazione per allestire il campo base.

Una vera e propria carovana. In che condizioni si arriva a gareggiare dopo una strapazzata simile?

Certo, l’organizzatore, con un forte appoggio del governo, è riuscito ad avere un volo militare dalla capitale ad una striscia di deserto al nord, che loro chiamano aeroporto di Fada.

Altrimenti lo spostamento in auto sarebbe durato altri tre giorni. In fin dei conti il viaggio è facilitato: si risparmiano 6 giorni rispetto al passato.

Ma vi sollevo dalla cronaca dettagliata di questa Odissea, anche se ci sarebbero dei dettagli che sfiorano l’assurdo, che preferisco ricordare con un ironico sorriso e raccontare agli amici mentre corro o bevo una birra.


Quel che conta sapere, è che Il viaggio è un distillato di Africa, di Africa vera.E chi sceglie l’Africa, la Madre Nera e talvolta spietata, con la sua potenza generatrice e vendicativa, deve stare alle sue regole.

Viaggiare in Africa con i Francesi è poi un’esperienza doppiamente provante per noi Italiani: messi alle strette sia dalla durezza del viaggio, che dal desiderio continuo che hanno i francofoni di sottolineare quanto “les italiennes” sono italiani e loro sono Francesi.

Fortunatamente in questa occasione, questo effetto è stato moderatamente smorzato dal co-organizzatore della gara, un Italiano mio ononimo, e dalla moglie dell’organizzatore che ha compiuto degli sforzi sovraumani per esprimersi in inglese. Terza presenza non unicamente francofona, una ragazza dello staff medico che si è improvvisata traduttrice ufficiale. Sia ben chiaro: non è una critica, ma un dato di fatto. I francesi qui sono i padroni, e come tali si comportano. Viaggiare in Africa con i francesi che ancor oggi sentono queste terre come una colonia, è una cosa normale quanto la dissenteria se si beve l’acqua del pozzo. Insomma, vista da un altro punto di vista, fa colore e completa l’esperienza. Come andare a Roma e mangiare alla Parolaccia.


In fin dei conti, se presa con il giusto spirito, diventa un’esperienza divertente.

Attese interminabili, tempi morti intervallati da momenti in cui fare tutto in fretta, in una carovana di sconosciuti verso una meta ignota per affrontare una sfida unica da però darà un senso a tutta la tribolazione. Orari incerti e sempre in divenire e momenti in cui il cibo che ci si aspetterebbe fornito dall’organizzazione durante gli spostamenti, non arriva. Informazioni date al 90% in francese, parlato in fretta e masticato: solo chi lo conosce bene deve capire! Valige trascinate da pulmini a fuoristrada e di nuovo su altri pulmini per quasi 24 ore ininterrottamente. Un vero ultra trail della valigia. 

Ma questa è l’Africa ed in Africa non ci si può aspettare la Svizzera. Certo, se fosse un luogo comodo ed accessibile ci sarebbe un bel Club Med, oppure mille persone in gara come in Marocco.

Le Treg è una gara esclusiva, e per “esclusivo” intendo dire riservata a pochi, a quelli che sono in grado di apprezzare ancor di più la bellezza dei posti che si vedono in relazione all’avventura che si compie per raggiungerli.


Le Treg porta i corridori in uno degli angoli più remoti del pianeta, su terre incontaminate e dove il turismo è quasi del tutto inesistente. Un lembo della zona sahariana che rappresenta quella che fu la costa di un mare di milioni di anni fa, dove la sabbia ha preso il posto dell’acqua, ma la struttura geologica è quella tipica di una scogliera di arenaria. Quasi come a tuffarsi senza maschera in un mare senz’acqua. L’altopiano delle Ennedi è anche chiamato il giardino del Sahara ed è davvero un luogo dal fascino mistico che nessuno si aspetterebbe mai di trovare in mezzo al deserto.

Un luogo dove le pitture rupestri e l’arte primitiva dei nomadi d’Africa tappezza le pareti di formazioni rocciose che sembrano scavate da una mano sapiente. Un incontro unico tra la forza primitiva della terra nella sua espressione meno mediata e più autentica, e la storia di decine di migliaia di anni fa. Un contrasto che si esprime anche in cromatismi unici, tra zone verdi e piane aridissime.



Il viaggio di avvicinamento diventa come la lunga camminata verso il campo base per arrampicare ed espugnare una vetta mai toccata prima, l’odissea degli spostamenti diviene parte integrante di questo avvicinamento alla scoperta di un angolo di mondo inviolato.

Quasi come degli esploratori di fine 800 della celebre National Geographic Society o meglio ancora una spedizione coloniale francese, in un misto di scienza e speranza, di organizzazione ed improvvisazione. 

La gara è in totale autonomia, ovvero ai ristori si trova solo acqua e non c’è alcun genere di marcatura del percorso. Tutta la navigazione avviene su GPS ed è proprio al GPS che ci si deve affidare, visto che lungo il percorso non si incontrerà nessuno. Non è inusuale infatti fare dei tratti di anche sei o sette ore senza entrare in contatto con anima vivente.
Nessuno dell’organizzazione lungo la traccia, quasi del tutto assente la presenza di popolazione locale e volti umani solo ai check point. 


Unico, ma infallibile sistema di sicurezza è il satellite, che grazie ad un dispositivo di monitoraggio, consente di far sapere sempre a chi è a casa la posizione dei concorrenti ed eventualmente di chiedere aiuto. Una cortesia non dovuta dell’organizzatore, è stata aggiungere un tasto di chiamata anche in caso di difficoltà con il dispositivo di navigazione GPS: premendo questo tasto non si è squalificati e raccolti, ma arriva una squadra a sostituire il navigatore che si è scaricato o rotto. Cortesia francese.


Le sezioni di gara sono mediamente di 20 chilometri l’una, tutte abbastanza impegnative ma con quasi tutto il dislivello nella prima sezione. Il terreno di questa parte di Sahara è un misto di sabbia medio soffice e fondo compatto, quindi in generale tutto il tracciato è ben corribile.

Il continuo passaggio tra piane alluvionali, labirinti di campanili e torrioni di arenaria, per poi veder aprirsi vallate quasi verdeggianti: è come muoversi all’interno di un ambiente costruito per stupire, per rapire l’immaginazione del viaggiatore.



La fatica per la gara, la durezza del percorso e la scomodità del viaggio sono del tutto spazzate via da queste viste uniche. Monoliti neri escono da mari di finissima sabbia d’oro, quasi fossero stati eretti per salutare gli Dei ai quali le popolazioni nomadi di migliaia di anni fa hanno dedicato le pitture che si trovano in queste grotte. Nessun turista, nemmeno gli altri concorrenti si vedono lungo il percorso. Si è soli e da soli di passa accanto alle raffigurazioni di scene di caccia in ocra rossa. Non le tocco, non c’è nessun guardiano. Si potrebbero toccare, addirittura staccare dalla parete, ma l’atteggiamento è quello di un rispetto ancora maggiore per un’opera in un museo.


Non sono in un museo, sono nella storia. La mente viaggia e le gambe corrono in un misto di stanchezza e stupore, pensieri ed immaginazione di quello che nei millenni è accaduto in questi labirinti di pietra.

Cala la notte, il vento si fa sempre più forte e la temperatura cala drasticamente, sono le stelle l’unico riferimento oltre al GPS, e la navigazione si fa più difficoltosa. Il viaggio continua verso un campo base che ormai sembra aver lasciato anni fa, il sorge nuovamente e si affronta la seconda giornata. La stanchezza è molta, le suggestioni sempre più forti e gli occhi sono aperti solo per l’adrenalina e l’eccitazione della gara. L’arrivo è vicino ed un sonno ristoratore fisserà per sempre questa esperienza dai contorni mistici. Ma non si torna a casa: ci sono ancora due giorni al campo base e un giorno e mezzo di viaggio. Un’avventura che sembra non finire mai.

Un viaggio alla scoperta che molto si avvicina alle grandi spedizioni dei romanzi d’avventura, dove il protagonista partiva ma non era ben chiaro se e quando sarebbe tornato. La sensazione è quella.
Ora c’è solo il desidero di arrivare a casa e dormire tra le mie lenzuola e lavarmi nella mia doccia.

Mi sento fortunato per aver vissuto questa esperienza, per aver vissuto qualcosa che pochi hanno la fortuna di poter vivere, con immagini e sensazioni che rimarranno sempre impresse nella mia anima come quelle pitture rupestri, che oggi, dopo quasi 10.000 anni sono ancora vivide e distinte come disegni appena finiti.

Fonte: Sentiero1



mercoledì 14 dicembre 2016

ITALY DIVIDE



Avete mai pensato ad una nuova avventura ? non una gara, ma una sfida con se stessi, senza aiuti dall’esterno ed in un contesto unico…bene allora siete pronti per

ITALY DIVIDE



la manifestazione adventure totalmente unsupported dove per la prima volta bikepackers e ultraranners affronteranno insieme una sfida epica.

Partiremo da Roma all’ombra del Colosseo per arrivare a Torbole sul lago di Garda, percorrendo l’antica via Appia attraverseremo il Lazio e fiancheggiando il lago di Bolsena arriveremo in Toscana. Attraverso strade bianche e sentieri raggiungeremo Siena per poi immergerci negli splendidi paesaggi del Chianti Shire.


Arrivati a Firenze ci aspetterà l’antica Via degli Dei che valica gli appennini fino a Bologna. La fatica sarà ampiamente ripagata dal contesto unico e dal buon cibo e l’ospitalità di questa generosa terra.

Da Bologna attraverseremo tutta la pianura Padana fino a Mantova prima di arrivare a Peschiera sulle rive del Lago di Garda.

L’ascesa al monte Baldo e la via del Ponale vi toglieranno il fiato in tutti i sensi….. paesaggi fantastici e una traccia unica.

900 km e 25000 metri di dislivello positivo, una traccia gps e sette basi vita dislocate lungo il percorso, tutto completamente unsupported, quindi senza nessuna crew, sarete voi a decidere dove e quando mangiare e dormire.

Il tracciato presenterà molteplici “fondi”; dalle lastricate strade romane, alle “carraie” bianche toscane o i sentieri alpini, questo naturalmente renderà tutto più difficile ma ricordatevi che non è una gara ma una vera avventura, quindi potrete camminare o correre sfidando il tempo, questo sarete voi a deciderlo!

Un esperienza unica attraverso il più bel paese del mondo…l’italia….per potersela gustare nel migliore dei modi.








lunedì 21 novembre 2016

TUTTO PRONTO PER LA SECONDA EDIZIONE DELLA “CORSA DELLA BORA”



Rinnovato l’appuntamento per il 6 gennaio 2017: anticipazioni sulle novità della seconda edizione

Il conto alla rovescia è iniziato: mancano solo due mesi all’appuntamento con lo sport e l’aria aperta alla scoperta delle meraviglie del territorio di Trieste, dal mare alle montagne.
La Corsa della Bora, kermesse creata lo scorso anno dalla ASD Sentierouno per far conoscere la bellezza del Carso anche d’inverno, rinnova l’appuntamento il 6 gennaio e conta già centinaia di iscritti.

Alla gara, che prevede una corsa di 21km con 400 m di dislivello (Half) una di 57km con 2500 (Trail), si aggiungono l’Ipertrail di 164 km e 5500 di dislivello e la staffetta di 40 km, quest’ultime già sold-out e riservate ad atleti di comprovata esperienza.

Le iscrizioni arrivano da tutta Italia e da diversi Paesi europei come dalle vicine Slovenia e Austria, ma anche da Norvegia, Repubblica Ceca, USA, India, Belgio, solo per citarne alcuni.

A seconda della distanza, i percorsi prevedono partenze da Opicina, Pese e Sistiana, tutti attraverso il ciglione carsico con arrivo a PortoPiccolo, e compiendo, nel caso di Ipertrail, un anello che sconfina sulle vette al confine tra Slovenia e Croazia.

“La grande novità dell’edizione di quest’anno sono i 164 km di Ipertrail – spiega Tommaso de Mottoni, presidente ASD SentieroUno -. Impegnativi di per sé, ma resi ancor più duri perché in autonomia, un concetto di autonomia che abbiamo rivoluzionato… Ma le novità riguardano anche le altre distanze, la 21 e la 57km con percorsi in parte cambiati sulla base dei suggerimenti costruttivi di chi le ha corse lo scorso anno”.

La Corsa della Bora conta sul patrocinio di Regione Friuli Venezia Giulia, Feel Slovenia, Turismo FVG,  Comune di Trieste, Comune di Duino Aurisina – Občina Devin Nabrežina, Comune di San Dorligo della Valle – Občina Dolina, Comune di Sgonico –  Občina Zgonik,  Comune di Monrupino – Občina Repentabor,  Občina Hrpelje-Kozina.

Presentazione ufficiale per la stampa: venerdì 9 dicembre, ore 11.00, Sala Giunta del Comune di Trieste.


Hanno già confermato la loro presenza Giorgio Rossi, Assessore allo Sport del Comune di Trieste, e Serena Tonel, Assessore alla Comunicazione del Comune di Trieste.





venerdì 28 ottobre 2016

DOLOMITI EXTREME TRAIL 2017



Caro amico del DXT
Ci siamo!!! Il 29 ottobre, sabato,  alle ore 00.00, aprono le iscrizioni al Dolomiti Extreme Trail, nelle Dolomiti della Val di Zoldo, patrimonio naturale UNESCO.
La quinta edizione del DXT partirà il 10 giugno 2017, con i percorsi da 103, 53, 23, 2 km.
I posti disponibili sono 550 per DXT 103K e DXT 53K, 400 per DXT 23K; iI giovanissimi  atleti potranno partecipare al MINI DXT di circa 2 km.
Ti ricordiamo che se ti iscrivi entro il 31 dicembre 2016 avrai una riduzione sulla quota di iscrizione 
La Val di Zoldo, con i suoi hotel, B & B e appartamenti vi dà un caloroso benvenuto con prezzi promozionali durante la settimana della gara, per sentire e  gustare tutte le emozioni delle Dolomiti.
Ulteriore sconto del 10% sul soggiorno se si prenota prima del 31 dicembre 2016!
Inoltre servizio di trasporto speciale da aeroporti di Treviso e Venezia per la Val di Zoldo.
Scopri le offerte su : dolomitiextremetrail.dolomiti.org
Anche quest’anno il nostro Main Sponsor HAGLOFS ci fornirà il premio finisher: le nuove scarpe da dopo gara ROC LITE !
Tutte le altre informazioni sul DXT 2017 le trovi su www.dolomitiextremetrail.com
Saremo lieti di averti con noi, tanti saluti sportivi 
                      Il Team DXT

                           



mercoledì 28 settembre 2016

SULLE TRACCE DI ROMMEL, IN UNA CORSA NEL CUORE DELLE DOLOMITI FRIULANE: LA ROMMEL TRAIL




È alla prima edizione ma non può che far parlare di sé il Rommel Trail, la gara che si ispira al percorso che fece Erwin Rommel, generale nazista, nel 1917. Il trail si svolgerà in notturna a partire dalla mezzanotte di sabato 1 ottobre nello scenario delle Dolomiti friulane. Ma andiamo con ordine.

Prima Guerra Mondiale

La ERT Rommel Trail è una delle celebrazioni che si tengono nel quadriennio di rievocazione della Prima Guerra Mondiale (1915-1918) e fa rifermento alla battaglia di Forcella Clautana combattuta il 7 novembre del 1917. Qui si scontrarono il fronte italiano, costituito dal XVIII° reparto d’assalto, la 34°- 35° e 36° compagnia alpina del battaglione Val Susa, due compagnie di bersaglieri, e quello tedesco, la Jager Division e un Battaglione di Shutzen. Alla guida di quest’ultimo gruppo c’era un giovane e allora sconosciuto tenente Erwin Rommel.

Perché Rommel

Il militare tedesco diventò poi celebre durante la battaglia di Caporetto e nell’era nazista assurse al ruolo di stratega militare d’eccellenza, combattendo con una Panzer-Division in Francia, comandando l’Afrikakorps in Nordafrica e coordinando la difesa del Vallo Atlantico per arginare l’invasione degli Alleati nel 1944. Soprannominato “la volpe del deserto” (la gara è anche chiamata “The night of the desert fox”), Rommel viene considerato tuttora, anche dagli avversari, il più grande genio militare della Seconda Guerra Mondiale. E la sua figura, anche grazie alla partecipazione al (fallito) golpe contro Hitler del luglio 1944 (il dittatore tedesco lo obbligò a suicidarsi per salvare la propria famiglia dal massacro) non viene associata a quelle dei peggiori criminali nazisti.

La gara

Non si tratta di una celebrazione di un generale nazista. La Rommel Trail vuole ricordare la tragica battaglia in chiave moderna, sottolineando il legame dei due popoli che 100 anni fa si affrontarono armi in pugno. Inoltre c’è l’intento di promuovere e valorizzare questi magnifici luoghi selvaggi. Il trail si svolge su un percorso di piste forestali, strade e sentieri di 64,5 chilometri, con circa 3000 metri di dislivello positivo. È (più o meno) la via che Rommel fece percorrere alle sue truppe: si parte da Vito d’Asio (frazione Pielungo) e si arriva a Claut, attraversando il territorio di sei comuni: Vito d’Asio, Clauzetto, Meduno, Tramonti di sotto, Tramonti di Sopra e Claut. Gran parte della gara si tiene all’interno del Parco delle Dolomiti Friulane, patrimonio dell’Umanità UNESCO nonché una zona tra la più selvagge d’Europa.

L’arrivo è previsto tra le 7 e le 9 di mattina e a contorno della manifestazione ci saranno stand, musica e ristorazione.

Fonte: Sportoutdoor24



giovedì 25 agosto 2016

MINITRAIL


ciao a tutti, 

e ben ritrovati dopo le ferie estive.
Ultimissimi giorni di Vacanza per i nostri piccoli e giovani atleti.
E allora come negargli il piacere di una bella corsa sui colli prima di riprendere a "sudare sui banchi"?
:-)


D O M E N I C A  4  Settembre a T U R R I di Montegrotto

si svolgerà l' Euganeus mini+Junior Trail in occasione della tradizionale marcia del Rosario e della corsa competitiva per adulti (21 km 700 m+).

Proponiamo due percorsi:

2,7 km con 100 m + per i più piccoli, da 0 a 12 anni
5,2 km con 290 m + per i più grandicelli ed esperti, indicativamente come minimo dai 10 anni in su
Il percorso più lungo prevede la salita al monte Ceva, con il passaggio panoramico, presso la croce e la caratteristica distesa di rocce laviche e fichi d'india.
Il percorso breve è percorribile anche con passeggini idonei allo sterrato.

La partecipazione è gratuita, di seguito il LINK per le iscrizioni online:


RACCOMANDIAMO LA PUNTUALITA'. 
La partenza è prevista per le ore 9:45, consigliamo di essere a Turri per le ore 9:00.



martedì 5 luglio 2016

FAMILY miniTrail: domenica 10 luglio, Carbonara (Pd) 9.30



Buon giorno a tutti,
anche miniTrail andrà in vacanza...

ma prima c'è un appuntamento da NON PERDERE

DOMENICA 10 LUGLIO 
CARBONARA DI ROVOLON (PD)
ORE 9.30 (ritrovo 8.30)

FAMILY MINITRAIL 2,2 KM 
circa percorso unico per bambini e ragazzi da 0 a 15 anni
iscrizione gratuita e riconoscimento per tutti

PREISCRIZIONI ONLINE:
















mercoledì 22 giugno 2016

L’INCREDIBILE STORIA DELL’UTMB




Sono le 4 del mattino di un sabato di fine estate.
Da piazza Balmat di Chamonix 720 atleti stanno per partire per la prima edizione dell’UTMB
È il 28 Agosto 2003.

Partenza UTMB 2003

Madame Poletti al timone, dopo un tentativo fallito da parte di altre organizzatori negli anni ’80 in seguito alla morte di un concorrente .
Tre gare in programma:
1.         150 Km 8000 D+ con il giro completo con tempo massimo 38 ore
2.         110 Km 6000 D+ Chamonix-Champex e
3.         67 Km 4000 D+ con arrivo a Courmayer
Gli atleti possono scegliere in corso di gara a quale traguardo fermarsi.
Sono i pionieri dell’ultratrail moderno, con pochi riferimenti, tranne qualche ultra tra cui la Reunion e in Italia alcune sky negli anni 90 e il primo ultratrail solo nel 96 (Ecomaratona dei Marsi vinta da Fabrizio Bernabei) .
Completeranno il percorso intero 67 atleti mentre gli altri si fermeranno alle distanze intermedie: 5 di loro sono italiani; i primi, Silvio Bertone e Gastone Barrichello, vestiranno anche la maglia della nazionale 24 ore .
Vincono il nepalese Dawa Sherpa in 20 ore  e 5 minuti e la giovanissima americana Kristin Moehl in 29 ore, che a soli 25 anni è una veterana delle corse di lunga durata.

Dawa Sherpa UTMB 2003

La favorita, Corrine Favre, un altro pezzo miliare della storia delle corse in montagna, decide di fermarsi al traguardo di Courmayer.
Nell’edizione successiva i traguardi possibili diventano 6 e il tetto massimo per concludere la prova più lunga passa a 44 ore.
Vince il francese Delebarre in 21 ore, alle cui spalle il vincitore della prima edizione Sherpa, mentre Colette Borcard si aggiudica la prova femminile.
Il primo italiano è Matteo Bertoli e gli arrivati passano a 420.
Ma è il 2005 l’anno in cui la corsa decolla.
2000 atleti al via, la gara viene affiancata dallo sponsor North Face, 4 i traguardi intermedi e poco più di 700 gli arrivati a Chamonix. Gli altri risulteranno finisher dei traguardi intermedi.
Un altro vincitore: questa volta è lo svizzero Christophe Jaquerod, terzo invece un certo Marco Olmo.

Marco Olmo

Prima delle donne un altro pezzo di storia di questa gara, la giovanissima inglesina Elizabeth Hawker.
Nel 2006 i traguardi intermedi vengono tolti e rimane solo la distanza più lunga. Nonostante questo giungono quasi diecimila preiscrizioni da tutto il mondo.
Viene creata cosi la CCC (Courmayer-Champex-Chamonix) per soddisfare le grandi richieste.
La macchina organizzativa aumenta tecnologicamente e si possono già seguire i corridori coi loro passaggi intermedi.
Arriveranno in meno della metà dei 2500 partenti e la vittoria andrà proprio all’italiano Marco Olmo, classe 1948 chechiude la prova in 21 ore e 6 minuti.
Vittoria femminile e record della corsa in 25 ore per Karine Herri, un’atleta che si era già aggiudicata prove come Gran Raid Reunion, G.R. Templiers e seconda alla Western States.
Il 2007 è un anno importante per l’UTMB.
Le richieste sono in continuo aumento, la gara viene portata a 160km e 9000D+.
Il tetto massimo dei partecipanti diventa 2000 per l’UTMB e 1500 per la CCC, mentre quelli preiscritti in ritardo avranno diritto a partecipare all’edizione successiva.
Vengono istituite gare qualificanti per l UTMB dell’anno successivo per creare una selezione maggiore alle numerose preiscrizioni.
1437 arrivati sui 2000 partenti.
Il favorito è l’americano Scott Jurek già vincitore di Badwater, Western States e Sparthatlon.
Rivince invece Marco Olmo in un tempo stratosferico di 17 ore e 54 minuti, precedendo atleti fortissimi e molto più giovani di lui.
Tra le donne vince una leggenda americana, Nikki Kimball.

Nikki Kimball

Nel 2008 il percorso passa a 166km e diventa più duro con l’aggiunta della salita che da Vallorcine porta a La Flegere  con 1000 mt D+ a soli 20 km dal traguardo.
Nasce la PTL, una corsa in autosufficienza in squadre composte da 3 atleti.
Grande livello, si impone un ragazzino già campione del mondo di Sky, Kilian Jornet, spagnolo, 20 anni capace di fermare il tempo record in 20 ore e 41 minuti.
Un passaggio di testimone dall’atleta italiano più vecchio vincitore, Marco Olmo, a quello più giovane, appunto Kilian Jornet.
Tra gli italiani , decimo posto per Massimo Tagliaferri e dodicesimo per l’altoatesino Ulrich Gross.
Prima donna e quattrordicesima assoluta Elisabeh Hawker.
Nel 2009 Nasce la TDS (Sur les Traces des Ducs de Savoie, circa 105 km e 6700mt D+) e i partecipanti alle 4 prove intorno ai 5000.
Per partecipare alle gare si procede per la prima volta col sorteggio.
Rivince nuovamente il giovane Kilian Jornet Burgada che precede Sebastian Chaigneau.

Kilian Jornet Burgada

Tra le donne, bissa il successo del 2003 Kristin Moehl Sybrowsky, lasciando per una volta alle spalle Elisabeth Hawker.
Primo italiano è Silvano Fedel che vestirà la maglia azzurra di ultratrail nel 2011 in Irlanda come capitano.
Il 2010 è un anno metereologicamente sfortunato. Piove a dirotto sull’UTMB. Viene fermato dopo alcune ore dalla partenza. La TDS viene annullata mentre la CCC riesce a essere completata.
Gli atleti dell’UTMB vengono riportati a Chamonix in serata per poi passare la notte in palestra.
Il giorno seguente da Courmayer 2000 ateti dell’UTMB e della TDS annullata partono sotto un bellissimo sole per una versione ridotta a 90km.
Vince il britannico Jeff Bragg sullo statunitense Mike Wolf.
Lo spagnolo Burgada, favorito del percorso più lungo si rifiuterà di partecipare al percorso ridotto in disaccordo con l’organizzazione sulla sospensione della gara .
Tra le donne la solita inglese Elisabeth Hakwer, i primi italiani sono primi Sangiorgi, Festa, Repetto e Di Meo.
Nel 2011, i punti da aquisire nelle gare di qualificazione per poter partecipare al sorteggio aumentano da 4 a 8 .
Meteo ancora sfavorevole in questa edizione e neve sui valichi più alti.
Gli organizzatori non vogliono che succeda quello che è successo nel 2010, ciò di interrompere la gara, per cui la partenza dalle 17:30 viene spostata alle 23 per permettere alla perturbazione di passare. Piove ancora alla partenza ma il tempo si aggiusterà nella giornata seguente
Arriveranno solo 1100 atleti sui 2300 partiti. La vittoria in 20 ore e 36 minuti andrà a Kilian Burgada su Karrera e Chaigneau. Tra le donne successo ancora per la Hawker.
Primi tra gli italiani Zanchi e Vallosio rispettivamente 32esimo e38esimo.
Il meteo sembra ancora una bestia nera per la settimana di gare di Chamonix. Il materiale obbligatorio aumenta di importanza e vengono dati rigidi parametri sulla giacca e imposti materiali obbligatori aggiuntivi come secondi strati o copriguanti impermeabili.
L’edizione 2012 non si potrà svolgere sul percorso TMB neanche in forma ridotta come nel 2010.
Troppi pericoli.
Viene adoperata una delle tantissime soluzioni alternative che la macchina UTMB ha preparato, tutto nel versante francese. Saranno 100km e 6000mt D+ sotto l’acqua costante dove si impone il francese Francois D’Haene sul pluricamione del mondo della 100km Jonas Buud e Michael Foote.
Tra le donne neanche a dirlo l’inglese Hawker fa poker di UTMB.

Lizzy Hawker

Primi italiani sono Filippo Canetta e Francesca Canepa.
Il 2013 finalmente è un edizione col sole.
Burgada ed Hawker seguono la gara facendo il tifo sui sentieri da spettatori questa volte e la lotta è a tre fino alla fine: si impone Thevenard del team Asics su Heras della Salomon e lo spagnolo Domiguez.
Tra le donne vince Rory Bosio facendo il record del percorso in 22 ore 37 minuti settima assoluta. Primo degli italiani una donna, Katia Fori, giunta quarta.
Nel 2014 viene istituita una gara più corta l’OCC (Orsières-Champex-Chamonix) di 58km.
Il percorso dell’UTMB è sempre l’originale e si impone Francois D’Haene che aveva già vinto nel 2012.
Tra le donne è sempre monologo di Rory Bosio.
Primo degli italiani Ivan Geronazzo 21esimo assoulto.
Nel 2015 Columbia prende il posto di North Face come mainsponsor.
Vince ancora Thevenard in 21 ore 9 minuti sul fresco vicecampione del mondo Hernado e David Laney.

Xavier Thevenard


Tra le donne si impone la campionessa del mondo Nathalie Mauclair.
Primi italiani Andrea Macchi, Ivano Molin e Christian Modena. Gli altri big italiani tutti costretti al ritiro.
Con l’entrata dell’ITRA nel panorama ultratrail internazionale, il sistema di punteggio è leggermente cambiato e i punti necessari per accedere al sorteggio passa da 9 a 15.
Il 26 Agosto partirà alle 18 la 14esima edizione.
Un altro pezzo di storia verrà scritto sui sentieri attorno al Monte Bianco.
Gianluca Di Meo – Tecnico istruttore Fidal


Fonte: MudAndSnow




LAVAREDO ULTRA TRAIL PREVIEW



A cura di Davide Grazelli

Mai come quest'anno un'edizione piena zeppa di talento, sia tra le donne che tra gli uomini.
Partendo dal gentil sesso, il nome da battere è quello di Rory Bosio da Truckee, California. Vincitrice a Cortina nel 2015, si ripresenta dopo un anno passato a fare le cose più diverse, compreso un reality show. Su questi terreni si è dimostrata incontenibile quando è in forma, chissà se la sosta prolungata ha influito sul suo stato di forma.



A darle filo da torcere troviamo un nome storico dell'ultratrail, Lizzy Hawker: negli ultimi anni è stata vittima di infortuni continui e si è concentrata sulla sua gara attorno al Rosa. Ma sia all'UTMB che in altre gare Lizzy ha sempre dimostrato di potersela giocare con tutti, uomini o donne che siano: un ritorno che stimola la fantasia di tutti quelli che l'hanno vista gareggiare.
Tra le aficionados di Lavaredo, il duo brasiliano Fernanda Maciel e Manuela Villaseca. Se la Maciel difficilmente qui è scesa dal podio (ed ha dimostrato alla MdS che è in stato di forma assoluto), anche la Villaseca a Lavaredo ha sempre fatto bene: entrambe conoscono il percorso ed hanno il tifo dei locali.
Uxue Fraile l'abbiamo definita più volte il trattore basco: non sbaglia mai gara, e l'andatura con cui parte se la porta fino all'ultimo chilometro. Se le condizioni meteo saranno dure, è un nome da tenere presente anche per la vittoria, ma sul podio può finire sempre e comunque.
Accoppiata svizzera per Andrea Huser e Denise Zimmermann. La Zimmermann manca forse qualcosa in velocità (ma garantisce sulla durata), mentre la Huser sta rapidamente salendo al vertice della specialità. Viene dalla vittoria ad Annecy e da due secondi posti a Transgrancanaria e Madeira Island Ultra Trail e rispetto all'anno scorso ha gareggiato meno, con risultati immediati.


  
La kiwi trapiantata a Londra Sophie Grant potrebbe essere un nome da spendere, visto che ha avuto una crescita incredibile negli ultimi due anni, altrettanto pericolosa Holly Rush, che nonostante sembri più a suo agio su percorsi veloci e scorrevoli (o sull'asfalto della Comrades) ha lavorato molto per essere all'altezza anche off-road: la sua velocità le verrà sicuramente comoda nei lunghi tratti corribili della seconda parte di gara.
Le italiane? Tanta roba. La Canepa risulta iscritta, ma ha gareggiato questo weekend alla Mozart 100... se bisserà a Lavaredo sicuramente non sarà freschissima.
Ci si aspetta di vedere Federica Boifava al debutto stagionale: sappiamo tutti dove può arrivare, e ci auguriamo di vederla battagliare davanti con le prime. Lisa Borzani deve vendicare una LUT 2015 non alla sua altezza, ed ha dimostrato di essere in forma quest'anno. Ci sarà anche Yulia Baykova. E' bellissimo rivederla finalmente pronta a battagliare, dopo che alla LUT 2015 aveva ricominciato un percorso.
Il nome più atteso, è inutile nasconderlo, è quello di Cristiana Follador: nel 2016 è stata pressochè imbattibile, con un secondo alla Corsa della Bora e tutte vittorie a Maremontana, Alpago, Soglio, 3 Castelli e Mugello. Alle prese con la tripla cifra sarà tutta da vedere, ma il talento c'è.
Uomini. Uh, che ammucchiata.
Andiamo con ordine, partendo dagli statunitensi. Primo nome da segnare è Mike Foote, che qui alla Lavaredo ha già fatto bene, e lo stesso vale per il britannico trapiantato in Colorado Nick Clark: l'anno scorso ha studiato, quest'anno torna incattivito, e che sia in forma l'ha fatto vedere a Jemez 50 che è comunque una gara dura per gli standard USA. Occhio anche a Jorge Maravilla, proprietario di San Francisco Running Company: è uno tosto.
Il plotone europeo lo guida Gedeminas Grinius: terzo ad Hong Kong, secondo a Gran Canaria, forse non ha ancora l'esplosività che aveva dimostrato nel 2015, ma conosce la gara e sa dove mordere. Occhio che sta crescendo anche un connazionale, Andrius Ramonas, che promette benissimo!



Tra gli spagnoli Yeray Duran aveva fatto il botto l'anno scorso con un ottimo terzo posto ed una gara gestita al meglio. Ma non ha più brillato come a Lavaredo se non ad Hong Kong con un buon quinto. La carta che potrebbe scompigliare il mazzo è Pau Capell, con un 2016 stellare in tutte le gare UTWT: Hong Kong quarto, transgrancanaria terzo, Australia primo. In forma strepitosa. Anche Pau Bartoloalla TDS ha dominato... qui è un percorso meno tecnico e sulla carta ha davanti parecchia gente. Javi Dominguez non ha tenuto la forma che lo aveva portato sul podio all'UTMB quattro anni fa: l'anno scorso si era ritirato a Federavecchia ed anche all'UTMB non aveva finito, non lo vedo a giocarsi le posizioni che contano. Heras, invece, è oramai è diventato uno spauracchio da agitare pre gara, ma non parte mai: che abbia i mezzi per fare quello che vuole è assodato, ma oramai è tanto che non fa vedere il suo talento.
Passiamo ai cugini d'oltralpe che scendono come sempre con una colonia nutrita.
Sylvain Court e Julien Chorier dovrebbero essere le punte di diamante, con il secondo che rinuncia alla WS per fare Lavaredo. PoiBuffard, che ha da vendicare il ritiro del 2015 e i reunnionais Thevenin e Horau possibili protagonisti. Ci piace segnalare ancheGuillame Peretti, ex recordman del GR20 che in queste settimane è tornato nelle news grazie al nuovo record di D'Haene.
Per Sua Maestà Elisabetta correranno un ritrovato Jez Bragg, e soprattutto Andy Symonds che ci sta prendendo gusto con le lunghe distanze: Andy è destinato a vincerne una a breve, e se fosse proprio qui a Cortina?



Altro pezzo da novanta è Jonaas Buud: mai, e dico mai, escluderlo da un possibile podio. E' metodico, preciso, preparato fino all'esasperazione. E alla LUT ce n'è pezzi dove far girare le gambe: nessuno meglio di lui può sfruttarli.
Armando Texeira e Francisco Freitas rappresentano il Portogallo: bravi, ma giocheranno a ridosso dei primi, difficile vederli davanti, più facile giocarsi Sangé Sherpa come possibile sorpresa. O l'austriaco Thomas Wagner che ha vinto con merito la 100 miles of Istria.
Io vedo bene i due che vengono da Down Under, il neo papà Scott Hawker che l'anno scorso aveva fatto un magnifico quarto posto, ed il vegano Vlad Ixel.
Bravi, simpatici e veloci, se la giocheranno fino alla fine.
Chi manca? Gli italiani diamine!
Qui c'è solo l'imbarazzo della scelta, i nomi pesanti ci sono praticamente tutti.



Il primissimo nome da spendere dovrebbe sempre essere Fulvio Dapit: per palmares ed esperienza non c'è nessuno che gli si avvicina in Italia. Ha dimostrato di aver digerito la tripla cifra con belle prestazioni in gare importanti. L'unico vero punto interrogativo è la gestione di gara che alla LUT l'ha mandato fuori giri due volte quando era a giocarsi il podio. Può fare tutto, compreso vincere, ma ha bisogno di una giornata perfetta e di tenere dal punto di vista tattico.
Poi seguirei con Giulio Ornati, in forma strepitosa e che ha fatto vedere ad Annecy di essere tranquillamente a livello europeo: anche per lui bisogna parlare concretamente di possibilità di top 5 o podio.
Se si parla di Lavaredo è criminale non menzionare Marchino Zanchi: non ne ha sbagliato una e l'anno scorso si è preso il lusso di abbassare il suo tempo e mettere dietro qualche nome nobile. Come Stefano Ruzza, che aveva chiuso comunque con una buona prestazione: lo sappiamo tutti di cosa è capace Stefano ed in questo 2016 ce lo ha già dimostrato.
Christian Modena invece una giornata dritta a Lavaredo l'aspetta da due anni: a livello di motore è assoluto, lo vogliamo vedere dove gli compete.
Ed un altro che vorrà prendersi una bella rivincita è Ivan Geronazzo: un 2015 travagliato, e quella ferita qui a Lavaredo che non gli aveva permesso di giocarsela fino in fondo: la grinta non gli manca sicuro, la voglia di soffrire meno che meno.
Stefano Trisconi dovrebbe essere carico al punto giusto, così come Giuliano Cavallo che si è portato a casa il Licony: Giuliano in giornata se la può battagliare con tutti, speriamo arrivi integro e pronto a giocarsi tutte le carte.

Alexander Rabensteiner si presenta con la vittoria alla 100 Porte che ce lo ha mostrato in grande forma, mentre Andrea Macchi era stata un po'la sorpresa dell'UTMB con una gara regolarissima fno all'ultimo. Potrebbe sorprendere se la gara si fa dura. Dopo la MdS vissuta in prima linea anche Paolo Pajusco ha grosse potenzialità. Da vedere su una gara così.
Per ultimi tengo il padrone di casa Ivano Molin, che alla LUT non sgarra mai e che va sempre contato nelle posizioni calde, ed i due alfieri dello SPIRITO TRAIL TEAM Daniele Gaido e Francesco Rigodanza: il primo ha messo a posto qualche problemino patito nel 2015 ed ha dimostrato in questo inizio stagione di poter fare benissimo. E la distanza è la sua. L'altro, vabbè, lo conoscete oramai, è un pazzo scriteriato criminale che getta nelle gare cuore, anima e gioventù e spesso ne esce vincitore. La distanza potrebbe essere un incognita. Ma tanto seguirà l'istinto e si butterà a capofitto nell'avventura. Possibile sorpresa.