mercoledì 27 aprile 2016

Un Week End D+



Un giorno a riordinare le idee ed eccomi qua a raccontare un fine settimana di corsa in montagna, un fine settimana dove il D+ sarà importante un fine settimana in compagnia di Massimo e Massimiliano, domenica si aggiungerà Michele.
Massimo e Massimiliano mi stanno aiutando tantissimo ad affrontare il mio Tor, ci sono, sento il loro supporto che non è di forma ma di sostanza di condivisione della fatica di parole giuste al momento giusto, averli al mio fianco mi serve tantissimo e cresce lentamente una sincera amicizia.
Sabato si parte, Monte Grappa, Massimo è il comandante è lui che traccia la rotta, si sale per il sentiero 100, lo conosciamo va su sparato, il tempo è clemente non piove, oramai le previsioni sono diventate un gioco a chi le spara più grosse, le gambe girano bene  saliamo di quota a buon ritmo la temperatura man mano scende è molto umido, inizio a pensare al caffè caldo che mi attende su al rifugio Bassano ma faccio i conti  senza l’oste, l’itinerario prevede di scendere andiamo giù veloci, mi allontano dal caffè,il sentiero è stretto radici e sassi viscidi ci fanno stare vigili è una discesa impegnativa perdiamo 700 metri di dislivello e questo significa che a breve li dovremo recuperare, arriviamo al santuario della Madonna del Covolo, una breve sosta, Massimo consulta le mappe sentiero 109 e poi 102 la rotta è segnata, andiamo su ripidi in silenzio assumiamo la nostra formazione Massimo segna il passo io nel mezzo e Massimiliano a chiudere distanziati uno dall’altro e soli nei nostri pensieri, il Grappa ci regala il suo volto selvaggio, le nuvole basse creano un effetto foresta pluviale la vegetazione è folta in mezzo al sentiero d’un tratto compare un capriolo, ci osserva curiosa e scompare, ogni qual volta la strada spiana ci aspettiamo ci riuniamo poche parole per lo più colorite un sorso d’acqua e ripartiamo, oggi il menù è dislivello è questo il piatto che dobbiamo gustare. Il sentiero continua ad arrampicarsi scompare il fogliame e spunta la roccia qua e la macchie di neve è un susseguirsi di tornanti arriviamo ad una malga da li l’ultimo tratto fino alla cima  proviamo il sentiero diretto ma ben presto la neve ci fa tornare su i nostri passi, un cartello ,un’altra via descritta come più semplice ma la neve caduta abbondante di fatto nasconde la traccia, allora seguiamo un cavo dell’alta tensione facciamo fatica le nuvole basse il candore della neve ubriacano la vista, spingiamo, sbuffiamo ma saliamo d’un tratto ci siamo, un gradito ristoro, tepore e una birra e via a scendere sentiero oramai famigliare, mi colpisce un pensiero lieve di Massimo che associa i bucaneve dai tenui colori alle tante giovani vite cadute in battaglia, chiacchieriamo un poco e poi di corsa concentrati a buon ritmo il sentiero non fa sconti ma le gambe ci sono, arriviamo veloci gli orologi ci dicono che oggi abbiamo lavorato bene, un veloce saluto adesso è tempo di famiglia ma domani il Serva ci attende.
Tutto è veloce ti ritrovi sotto il gonfiabile, una sottile pioggia ti fa capire che oggi sarà dura, gara tosta 1300 metri di ascesa in meno di nove kilometri, ci sono i giovani gli specialisti di queste gare garretti di ferro e polmoni d’acciaio , si parte il piano è un concetto non previsto via su si sale ripido bosco, strada bianca ancora bosco, mi sento bene le gambe vanno non faccio fatica inizio a spingere è una bella sensazione il respiro è regolare riesco a sorpassare con facilità chi mi procede usciamo dal bosco iniziano i prati il monte Serva si mostra nella sua bellezza spira un vento gelido ci accompagna nell’ascesa oramai manca poco un inaspettato the caldo mi viene offerto, i volontari sono sempre l’anima più bella di ogni gara, ultimo strappo e ci siamo, sono felice sono salito bene ho segnato un buon tempo la gara è terminata la temperatura rigida non consente l’attesa riscendo spensierato tagliando il sentiero incrocio gli amici oramai prossimi al traguardo, che matti che siamo, ma come ci divertiamo, rifaccio a ritroso la strada decido di evitare il passaggio con la navetta e corro senza fretta verso il paese, pensieri profumi e colori di questo week end mi accompagnano il sorriso ed il saluto dei ragazzi conclude la giornata.

Alberto Pandiani





martedì 26 aprile 2016

Super Serva



Una gara breve in montagna, una gara da cuore in gola.
Un cuore da tenere sotto controllo per non farlo uscire dalla tua bocca aperta che annaspa con le tue gambe. Il freddo che ti entra nel tuo giacchino anti vento, le mani che stringono i tuoi freddi bastoncini aiuta percorso, i tuoi amici  che scappano davanti.
 Alberto in gran spolvero, Massimo in tenuta kima e Michele che ha pietà di me e mi corre di fianco. Il primo tratto di asfalto che ti prepara al vertikal  finale, i visi degli altri concorrenti che ti hanno sgamato che tu con quel posto e con quella gara centri poco, le gambe che tentano di reagire e di dimenticarsi dei quasi 40km percorsi ieri con 3000 metri di dislivello. Lo sguardo in basso a scrutare il terreno, la voglia, quella si, sempre intatta, sempre pronta a reagire.
Il sudore che tarda ad arrivare, ma  arriva, che bagna il tuo corpo  e si gela alla prima raffica di vento. Il bosco bagnato che emana quel profumo di buono che accompagna la tua fatica.
Il pubblico e i volontari presenti e sorridenti. I bravi che ti riempiono di energia gridati da chi sfida il vento per incoraggiarti. La montagna che ti guarda dall'alto, maestosa, imponente.
I suoi sentieri che vanno su in un leggero zig e zag.
Le rocce bagnate. La neve ghiacciata che si infrange sul tuo viso provocando un senso di disagio.
Il te caldo, portato in alto, in pancia della montagna e offerto con un sorriso che ti scalda ancora di più del suo calore.
Lo strappo finale , mentre chi è già arrivato scende e ti incoraggia, la malga dopo l'ultimo strappo, l'arrivo che ti da sempre un senso di immenso...... e la discesa giù, a liberare le tue gambe a tagliare e prendersi ancora di più quella pendenza all'inverso, la gioia del corpo, il tuo ritornare bambino appena la velocità aumenta in maniera esponenziale. Il tuo saltellare tra un masso e un'altro, la tua spensieratezza, il bello di questo sport.... si arriva giù ci si riunisce, ci si racconta…... ed è immensamente bello... ancora una volta un fine settimana con i miei amici e con la nostra spensieratezza..... cosa mi fa fare questo sport..... le ore passate senza contarle.... è un buon motivo per continuare e poi.... c'è sempre la birra finale....

alla prossima


Massimiliano Tebaldi


RECENSIONE AKASHA: LA SPORTIVA DA ULTRA




Presentazione
Calzatura dedicata a competizioni endurance, perfetta per percorsi di lunga distanza, Ultra-Marathons, Ultra-Trails e per utilizzi prolungati in allenamento. Il comfort di calzata è dato dall’ammortizzazione, grazie all’inserto plantare Cushion Platform™ e dai volumi interni ampi oltre che dalla tomaia morbida, traspirante ed avvolgente a costruzione Slip-on che evita punti di compressione durante la corsa. Gli innovativi rinforzi attivi anteriori Dynamic ProTechTion™ forniscono protezione e struttura seguendo il movimento del piede in modo dinamico e senza costrizioni. La suola grippante e bi-mescola FriXion XT è dotata dell’esclusiva soluzione Trail Rocker™ in grado di favorire il movimento naturale “tacco esterno – punta interna” del piede durante la corsa.
Materiali e aspetto
La Sportiva ci ha abituato già da qualche tempo ad un design innovativo ed accattivante. Quest’ ultima nata conferma questa tendenza e la volontà della casa di Ziano di Fiemme ad investire oltre che nella tecnologia anche nello studio delle forme e permettetemi di dirlo anche con un certo successo.


I materiali utilizzati sono di alta qualità ed allineati con la concorrenza più agguerrita e in particolar modo si fanno notare fin dal primo approccio la nuova tomaia estremamente morbida ed elastica e il sistema di allacciatura con il rinforzo integrato nella struttura della scarpa oltre che le stringhe apparentemente semplici ma resistenti e funzionali.


Suola e grip
La nuovissima suola di questa scarpa è composta da una doppia mescola frixion-XT con una tassellatura poco convenzionale per una scarpa da ultra. Infatti troviamo una serie di tasselli profondi e ben distanziati che richiamano le scarpe tipicamente da terreni morbidi e fangosi.
In realtà questa caratteristica si rivela una soluzione vincente perchè permette di migliorare il già ottimo livello di grip della sorella Ultra Raptor senza rinunciare al comfort nelle lunghe distanze e mantenendo anche su superfici lisce e bagnate il piede saldo a terra.

Calzata e comfort,traspirabilità

Alla prima calzata la Akasha suscita alcune perplessità riguardo al confort soprattutto per chi possiede un piede dalla pianta larga, in quanto ci si trova da subito a sentire la differenza con altri modelli de La Sportiva come la Mutant e la Ultra Raptor che lasciano decisamente più spazio alle dita dei piedi.In realtà poi questa mancanza di spazio viene ampiamente compensata dalla morbidezza della tomaia che avvolge il piede come una calza e lo accoglie per poi coccolarlo durante tutto il suo viaggio.
L’intersuola di un certo spessore ma con un drop ridotto possiede delle scanalature ricavate in zona metatarsale che aiutano la flessione per agevolare il movimento del piede e permettendo anche ai piedi più delicati una corsa fluida e protetta per distanze “Ultra”.
Il tallone risulta abbastanza libero all’ interno della scarpa e a seconda del tipo di corsa potrebbe portare a benefici o a qualche eccessivo sfregamento.
L’ammortizzazione ha avuto un notevole miglioramento rispetto ai modelli precedenti ma inferiore rispetto ad alcune “supergommate”.
La linguetta si presenta morbida ed imbottita ma il sistema di allacciatura in alcuni casi ci è sembrato un pò troppo avvolgente e su distanze che cominciano a essere impegnative (dai 60 – 70Km) può infastidire leggermente il collo del piede.
Le stringhe di tipo tradizionale espletano egregiamente il loro lavoro e la leggera elasticità di cui sono dotate regalano un certo piacere nell’atto dell’ allacciatura oltre che mantenere in maniera più decisa la tensione dell’ allacciatura.
Conclusioni
Lo ha dichiarato la casa produttrice e lo confermiamo noi di Infinityrun: La Sportiva di Akasha è una calzatura concepita espressamente per l’ultratrail e possiede tutte le carte in regola per essere una compagna vincente per molti trail runner e per accontentare un pubblico esigente e alla ricerca non solo di qualità  e prestazioni ma anche di una linea moderna e originale.

 

 

Pro
Design
Grip
Confort

Contro
In alcuni casi il collo del piede può risultare leggermente costretto dal sistema di allacciatura se non si trova la giusta forza di chiusura.
Il tallone risulta un pò troppo libero




Ringraziamo il negozio GIALDINI di Brescia che ci ha fornito le scarpe utilizzate per questa recensione.

Fonte: InfinityRun




lunedì 25 aprile 2016

SUPER SERVA - SUPER RIPIDA....


Ogni tanto fa bene diversificare... ieri sollecitati dall'Amico "Massi" (Massimiliano Tebaldi), io Alberto Pandiani e Michele Simion, ci siamo fatti trascinare e abbiamo preso una decisione inaspettata!! Ci siamo iscritti alla SuperServa, gara velocissima, 9 Km scarsi.... ma ripidissima, 1350 m D+.
Devo dire che è stato veramente divertente partecipare ad una gara che si può, senza nessun dubbio, classificare come un "Vertikal".... il percorso lo conoscevo, il Monte Serva.... lo abbiamo utilizzato più volte in allenamento... È una montagna bellissima che si alza proprio sopra la città di Belluno dove, dalla sua vetta, si possono ammirare le più belle cime delle Dolomiti Bellunesi, lo Schiara, il Pelf, il Cajada....
Oggi invece sarà gara in salita, salita di quella tosta, salita che ti fa sudare e ti fa male ai quadricipiti.
Appena arrivati ci rendiamo subito conto che la corsa è quasi organizzata in casa.... l'accento che va per la maggiore sulla bocca degli atleti al ritiro pettorali è il Bellunese... credo, anzi ne sono certo, siamo gli unici iscritti che provengono dalla pianura!!
Comunque non ci facciamo intimorire, oggi siamo qua come al solito per divertirci... e sicuramente non abbiamo velleità di raggiungere posizioni sul podio.
La partenza, come si poteva immaginare è velocissima, almeno per i primi davanti. Il meteo non è dei migliori, ma la Montagna va apprezzata anche quando non ci sono le giornate con il cielo terso e il sole che ti riscalda... anche se qualche grado in più non avrebbe sicuramente guastato!!
Dopo un breve tratto di bitume iniziamo a salire nel bosco, il sentiero sale ripido e mi toglie il fiato.... spingo con le mani sulle ginocchia per alleviare la fatica e aumentare un po' l'andatura... ogni tanto una breve pausa dove il percorso spiana e allora lasci andare le gambe con una corsa leggera che ti fa rifiatare e smaltire un po' di acido lattico che ti fa bruciare i muscoli.


Quando arriviamo sulla cresta della Montagna ormai siamo già parecchio alti.... il vento freddo mi sferza il viso ricordandomi che, anche se siamo quasi a maggio, il maltempo in montagna può lasciare il segno.... infatti poco più su inizia a scendere una pioggerellina ghiacciata che ti entra nelle ossa...
Il sentiero sale sempre ripido verso il cielo... peccato che le nuvole basse non riescono a farmi godere delle crode circostanti, se non per un attimo, quando riesco a vedere lo "Schiara" con le sue guglie che fa capolino in mezzo alle nuvole... questo basta per farmi apprezzare anche questa giornata con un tempo da lupi!!
Finalmente arrivo alla malga... trovo Alberto che ha appena iniziato la discesa.... oggi è salito come un razzo!! All'interno tanti volontari che si prodigano per dare a tutti un bel bicchiere di the caldo che mi fa riprendere dopo il congelamento della salita....
Qualche minuto e via... giù in discesa a manetta..., questo percorso mi piace troppo.. l'ho fatto ormai non so quante volte, con gli sci, correndo, camminando e non mi stanco mai di ripeterlo.... incrocio poco sotto la Malga Michele e subito dopo Massi... anche loro hanno finito la salita.... un breve scambio di incitamenti e ci diamo appuntamento già dove fa un po' più caldo.
SUPER SERVA, SUPER RIPIDA, SUPER GARA... organizzazione perfetta, giornata fantastica che ricorderò a lungo con piacere!!!


Massimo Marini


ULTRASFIGATI E LAMENTINI SIETE PREGATI DI ANDARE AFF......


Questo articolo pubblicato sulla Rivista Spirito Trail di Aprile 2016, tratto dal Blog di ZACH ADAMS e tradotto da Diego Trabucchi, mi ha proprio colpito, sarà per il fatto che condivido in pieno tutti i vari passaggi!!
Molto spesso ci lamentiamo perchè le gare costano sempre di più.... e continuiamo a iscriverci..... ci lamentiamo dei ristori che sono troppo scarsi.... e il regolamento di gara cita a chiare lettere "Gara in autosufficienza o semiautosufficienza"...... ci "indignamo" (questa frase molto di moda mi fa girare letteralmente le palle) perchè qualcuno muore di ipotermia... e vedi gente che sale a 3000 m in canottiera e pantaloncini corti con una ventina legata in vita.... altri che si permettono di richiamare un volontario, magari anche anziano, solo perchè a suo parere non stava indicando bene la strada (visto con i miei occhi).
Ormai il trail, e sopratutto l'ultratrail è diventata una moda..... fa troppo figo sfoggiare le proprie gesta su gare sempre più lunghe e sempre più dure.... tutti adesso sanno tutto sul trail.... personaggi che hanno si è no partecipato a una marcia sul Montello parlano di trail e ultratrail e addirittura si inventano personal trainer...... gente che ha si e no corso una maratona e si iscrive al TOR DES GEANTS, altri, provenienti dal mondo della corsa su strada, partono come stessero per fare un 5000 in pista e poi alla prima salita li trovi ad intasare il traffico impedendo il passaggio a chi sta dietro e vorrebbe fare il proprio passo.... forse conviene leggere bene questo scritto e rifletterci sopra!!!
Buona lettura
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Tratto dal Blog di ZACH ADAMS

Prima di tutto mi scuso se qualcosa in questo articolo si offenderà - il linguaggio, la mancanza di correttezza politica o il contenuto; Anzi no, se ti ritieni offeso dal linguaggio, dal contenuto o dal tono di questo scritto, TU SEI IL PROBLEMA!!
Se non ti piace fottiti!!! Vattene a rompere i coglioni o a piagnucolare da qualche altra parte e smettila di lamentarti per delle cazzate o accusare gli altri per i tuoi problemi.
LE ULTRA sono distruttori di pari opportunità. Affrontare le paure e sopportare le avversità, nello sforzo di raggiungere il traguardo irraggiungibile per i più, sta alla base dell'ULTRARUNNING. Sopravvivere e perseverare nonostante il dolore e la disperazione, per tua stessa scelta, è quello che attrae la maggior parte degli ULTRARUNNER. NON C'È POSTO PER LAMENTINI SFIGATI!!!
Con la diffusione delle ULTRA, si sono anche diffusi i corridori che nelle gare si lamentano di continuo di ogni dettaglio che non considerano perfetto. Ho visto gente lamentarsi di alcune cose che avrebbero dovuto invece accettare sotto la propria responsabilità; in particolare ci sono alcune situazioni che mi fanno letteralmente diventare pazzo - vediamole.
Cibo e bevande ai ristori
Come ti puoi immaginare che il direttore di una gara abbia previsto ai ristori tutto quello che potresti volere o necessitare? Ho realmente sentito persone in gara da 50 miglia, lamentarsi perchè non trovavano cibo caldo vegano; ma dove credi di essere, a un cazzo di ristorante alla moda?
Te lo sei scelto tu lo stile di vita, quindi portati il tuo cibo da casa!! Se sei allergico alle arachidi e ti lamenti del pane-burro-marmellata (burro di arachidi N.d.R.), mangiati le fottute patate bollite!
Devi prevedere che i ristori non abbiano niente di utile per te, perchè, guarda un po', anche a me è capitato di trovare ristori che, invece dei previsti gel energetici avevano solo caramelle gommose e M&M's.
In qualche caso ho avuto la nausea per un'ora e me la sono quasi fatta addosso durante la gara, ma ho imparato una lezione importante, non dare niente per scontato. Adesso ad esempio mi porto sempre almeno 500 Kcal di sicurezza, per sostenermi nei tratti di gara tra le "drop bag", che riempio con altro cibo.
In tante occasioni i ristori sono stati eccellenti e non ho avuto bisogno di usare la mia roba, e a me va bene, che poi ho mangiato dopo oppure mi sono riportato a casa.
Nessun problema. Ma per favore, siate responsabili di voi stessi, i ristori devono essere un punto di appoggio, non il vostro chef personale.
Il meteo
Porca puttana. Se fa freddo copriti, se fa caldo spogliati. Ma per favore, PER FAVORE, non stressarmi sul tempo. lamentarsi del meteo in un'ULTRA è come lamentarsi della terra mentre si fa giardinaggio, è stupido. Parte del divertimento nelle ultra è prevedere e superare gli imprevisti che il cielo ci riserva il giorno prima o durante la gara.
Se hai freddo alle mani, cavoli e colpa tua; piagnucolare non le scalderà. Se prendi decisioni sbagliate e non pianifichi, non è colpa del volontario che poi ti può prestare i guanti e cappello (l'ho visto!), la mantella impermeabile (visto) oppure darti un sacco della spazzatura da usare come giacca a vento (visto anche questo). Ci sono persone eccezionali dello staff che fanno spesso questo genere di cose, ma non sono tenute a farlo.
Non fare il cretino preparati!!
Il prezzo
Devo ammetterlo mi dichiaro colpevole, mi sono lamentato del prezzo degli eventi. È stupido, perchè spuntano come funghi nuove gare in tutto il paese, in ogni data, tutte con caratteristiche e prezzi diversi fra loro. Fai parlare il tuo portafogli, se una gara ha un costo troppo elevato in rapporto al valore che ti offre, fai qualcos'altro! Anche se fosse una gara che fai da dieci anni, paga oppure fanne un'altra.
Ci sono manifestazioni di beneficenza, se è questo che cerchi; ci sono le "fatass" (una sorta di trail autogestito N.d.R.) e le gare costose e blasonate, trova la via di mezzo che ti è più congeniale e iscriviti.
Non andare in giro a lamentarti del costo delle iscrizioni, specialmente dopo averlo pagato, perchè questo ti renderà estremamente stronzo. "Oh costava 400 dollari l'iscrizione della gara xxx, una rapina a mano armata. Adesso mi metto a mangiare come un maiale per rifarmi della spesa".
È un sistema di domanda e offerta, lascia che parli il tuo portafoglio non la tua bocca.
Capri espiatori
Se hai fallito, hai fallito, fattene una ragione. Non cercare scuse con il tuo vicino di tenda che ti ha tenuto sveglio tutta la notte o con le lenzuola dell'hotel che erano troppo ruvide.
Ci sono persone che cercano sempre qualcuno o qualcosa da incolpare, al lavoro ero troppo impegnato, i bambini chiedevano troppe attenzioni, cani non avevano voglia di correre, avevo il raffreddore, il percorso era troppo duro o troppo facile, faceva troppo caldo o troppo freddo, gli organizzatori erano scarsi, il mio team era impreparato, il mio compagno troppo noioso.... TUTTE SCUSE!!
Avevo un insegnante alle scuole medie che amava dire: "le scuse soddisfano solo chi le inventa". Ce lo faceva letteralmente ripetere ad alta voce ogni volta che in classe qualcuno trovava una scusa.
Se per qualunque ragione hai fallito, assumiti le tue responsabilità, non tentare di dare la colpa ad altro, perchè quando corri un'ultra, in fondo in fondo, tutto è colpa tua.
Potrei nominare diverse altre cose che i (relativamente pochi) lamentini e gli sfigati fanno e che mi rompono incredibilmente, ma temo poi di scivolare io stesso nella pura lamentela.
Continuo a ignorare questi comportamenti, visto che non cambiano ne la mia vita, ne la mia condotta in gara, ma ho voluto comunque richiamarli ed evidenziarli.
Se credi che io abbia parlato di te, probabilmente è così, diventa più forte o vai a farti fottere.
L'ULTRARUNNING non è uno sport per insicuri lamentosi, petulanti, fragili o debosciati.


Fonte: Spirito Trail Aprile 2016


giovedì 21 aprile 2016

Selezioni per le squadre nazionali di Skyrunning

Il C.F. ha deliberato i criteri di selezione per la composizione delle squadre nazionali giovanili ed assolute, che rappresenteranno lo Skyrunning Italiano in occasione dei Campionati Mondiali Assoluti (Vall de Boi, Spagna 22-24 luglio) e Giovanili (Gran Sasso d’Italia, L’Aquila 29-31 luglio).







mercoledì 20 aprile 2016

Rubrica i Grandi Campioni - Timothy Olson – una storia dietro ad un atleta


Alcuni lo confondono con il suo (probabilmente) più famoso collega Tony Krupicka, ma Timothy Olson è un atleta di livello assoluto tanto quanto il suo barbuto (e capellone) collega. È un grande ultra trail runner, uno che va forte, corre le 100 miglia e, molto spesso, le vince. Ma non è solo questo perché, prima di tutto, Timothy Olsono è una storia!
Nato in Winsconsin in una zona di aperta campagna, tra un campo di patate e uno di mais, in realtà Olson crebbe come giocatore di basket. All’inizio pensava che quello sarebbe stato il suo sport e ci si dedicava con tenacia e passione fino ai tempi dell’high school. Poi, un giorno, cominciò a dedicarsi alle corse campestri. Inizialmente era un modo per tenersi in forma nel periodo in cui non giocava a basket ma, un po’ alla volta, Olson venne rapito dalla corsa.
Giocare a basket significava starsene al chiuso, in palestra, la corsa invece permetteva di sperimentare la neve, il fango, la pioggia. Forse ancora non lo aveva realizzato appieno, ma stava sperimentando quello che poi gli sarebbe piaciuto fare più di tutto. Correre in mezzo alla natura.
Ma prima il periodo buio
Terminata l’high school arrivò il momento di andare al College. Olson venne forzato dai suoi ad iscriversi ad una scuola cattolica ma, fin da subito, Timothy si ritrovò ad essere insofferente alle regole e alle restrizioni di quel tipo di istruzione. Resse per un solo semestre, dopodichè cominciò a ribellarsi e mollò lo scuola. Aveva 18 anni e cominciò a dedicarsi ad altro: droga e alcol.
Questa scelta lo portò a frequentare delle persone sbagliate e pericolose e, per circa 4 anni, la vita di Olson si avvitò in una spirale molto pericolosa.
Un giorno venne arrestato per possesso di droga. Detenuto per un giorno e poi rilasciato, si rese conto che non era quello che voleva essere. I suoi amici erano persone che finivano in carcere, si suicidavano o morivano di overdose. Lui non era così, era un altro tipo di persona.
Dopo 4 anni vissuti in questo modo, finalmente Olson capì che non voleva fare quella fine.
Il ritorno alle origini
Riprese i contatti con gli amici dell’high school, quelli del gruppo delle corse campestri, e decise di cambiare vita. Diede un taglio a droghe e alcol e alle frequentazioni sbagliate e raddrizzò la rotta.
Ricominciò a correre per eliminare tutte le tracce di droga presenti nel suo corpo e risultare pulito ai test della polizia cui regolarmente si doveva sottoporre. Si accorse che, ad ogni corsa, si sentiva sempre meglio.
Si iscrisse nuovamente al college e cominciò ad allenare i ragazzi che correvano traendo molti più insegnamenti di quanti non ne fornisse ai suoi allievi. Come rivela egli stesso.
Il viaggio
Durante un periodo di vacanza, Olson intraprese un viaggio lungo il paese. Solo lui e il suo cane. Ad ogni tappa corrispondeva una corsa per esplorare le montagne che incontrava.
All’epoca Timothy non sapeva nemmeno dell’esistenza del trail. A lui interessava correre, esplorare e scoprire. E lo faceva correndo.
Terminato il viaggio, ritornò nel Wisconsin, tornò ad allenare e a lavorare come carpentiere. Conobbe Krista, che poi divenne sua moglie, e cominciò a fare piani per il futuro. Si trovò anche un lavoro “serio”, come lo definisce lui, con una postazione dietro ad una scrivania.
Resistette per un giorno e poi decise che mai più avrebbe lavorato tutto il giorno in un ufficio in vita sua.
Fu così, che nell’inverno del 2008, lui e Krista decisero di abbandonare il gelido inverno del Wisconsin e si spostarono prima in California e poi in Oregon alla ricerca di un nuovo posto dove vivere. Si innamorarono di un posto chiamato Ashland, un luogo immerso nella natura e ricco di percorsi da correre ed esplorare. Un paradiso per Olson e per sua moglie.
Vi si trasferirono immediatamente e fu qui che Timothy entrò in contatto con il mondo dell’ultra trail.
Olson e Krista, infatti, cominciarono a frequentare un gruppo di runners della zona. Fu ad una festa da loro organizzata che Timothy conobbe per la prima volta degli ultra-runner, gente che aveva corso delle gare di 100 miglia. E subito li giudicò dei pazzi scatenati, completamente fuori di testa.
Ma in questo modo entrò in contatto con runner come Tony Krupicka o Hal Koerner, decisamente non una brutta compagnia, e fu così che avvenne il suo ingresso nel mondo degli ultra trail.
Le gare
Olson prese parte per la prima volta ad una 50 km, su invito dei suoi nuovi amici. L’esperienza fu per lui terribile. Estremamente faticosa. Ma, alla fine, decise che voleva vincere quella sensazione di fatica e riprovarci.
Fu nel 2009, quando assistette alla vittoria del suo amico Hal Koerner alla Western States 100, che decise di provare a correre la sua prima 100 miglia.
Si iscrisse quindi alla Pine to Palm 100 miglia nel 2010 e, per allenarsi, si iscrisse anche ad una gara di 50 km e alla Waldo 100 km.
Si allenò e si rese conto che proprio piano non andava. Alla Waldo 100 km, ad un certo punto si trovò in testa alla gara. Non ci poteva credere ma continuò a correre sperando che nessuno riuscisse più a rirprenderlo fino all’arrivo. Fu ciò che accadde, ogni volta che si girava Olson non vedeva nessuno dietro di lui. Nonostante corse gran parte del tempo con la paura di essere ripreso alla fine riuscì a vincere.
Prese così parte alla sua prima 100 miglia, la Pine to Palm, e vinse anche quella. Fu, al di la della vittoria, una grande esperienza. Un viaggio, come lo definisce lo stesso Olson, all’interno di se stessi dove scopri chi sei veramente e realizzi quali siano le cose a cui tieni veramente.
L’anno successivo, Olson, rivinse la Pine to Palm e, nel 2012, prese parte alla mitica Western States.
Arrivò primo ma non la vinse soltanto, fece anche il record della corsa percorrendo i 161 km in 14 ore e 46 minuti.
A giugno di quest’anno ha preso nuovamente parte alla corsa replicando il successo dell’anno precedente (questa volta senza record) confermandosi come uno dei più forti ultra trail runners del momento.
Questa è la storia di Timothy Olson che ha dovuto soffrire e fallire prima di capire la bellezza di essere una persona migliore anche se non soprattutto attraverso la corsa.

(Photp Credit: Facebook Timothy Olson)




Cosa c’entrano le emozioni con la corsa?

Ti basta non pensarci e fare qualche esercizio di respirazione. L’ho sentito dire da un allenatore ad un suo atleta prima di un campionato regionale di salto in lungo. Facile vero? Non pensarci e respirare. Se partiamo dal presupposto che per fermare il pensiero ci vuole allenamento, consapevolezza e fatica e per respirare consapevolmente idem, direi che a questo atleta con ansia da prestazione venga richiesta un’impresa.
 

Da coach io ti dico che invece tu devi pensarci, eccome che ci devi pensare. Fare qualche esercizio di respirazione ci sta, anzi è uno strumento molto efficace ma va approfondito, va allenato e mai improvvisato seguendo ciò che fanno gli altri, ciò che fanno gli atleti top semplicemente perchè l’hai letto su qualche blog o sul loro profilo Facebook. Ciò che funziona per gli altri non è detto che funzioni per te.
Ogni percorso di allenamento mentale deve essere personalizzato sulle effettive necessità dell’atleta, a prescindere dal suo stato di forma.
Nello sport, nella corsa, su strada o nel trail, le gare sono certamente molto importanti, sono il momento in cui puoi testare il tuo livello di forma confrontandoti con atleti più forti di te e con il giudice più severo in assoluto, te stesso.
Detto questo è indispensabile aggiungere che è nell’allenamento che si costruisce la prestazione, la gara serve per dimostrarla. Questo vale da un punto di vista fisico-tattico quanto mentale.
Ecco perchè quando qualcuno mi scrive il giorno prima di una gara importante per chiedermi il miracolo scaccia ansia, raramente rispondo con un esercizio. Se non ti conosco, se non ho informazioni in merito ai tuoi punti di forza ed i tuoi punti deboli, se non conosco il tuo attuale contesto sportivo come anche privato e professionale non posso ne in 10 minuti ne in una sessione di mental coaching offrirti la soluzione perfetta e svelarti il segreto. Il segreto non c’è.
Ci sono le tecniche che usano i campioni, sono tecniche da testare ma non sono segreti ne tantomeno super poteri.
Tuttavia ci sono certamente alcuni esercizi, che lavorano sulla consapevolezza, che possono essere fatti anche in autonomia e che portano grandi vantaggi in termini di gestione dello stress e livello della motivazione.
Uno di questi è la definizione della performance migliore e della performance peggiore in termini emotivi. Che c’entrano le emozioni penserai tu?


Ebbene la FORZA MENTALE è l’insieme dei processi mentali, emotivi, individuali e relazionali che accompagnano, rafforzano e migliorano la prestazione sportiva sia in termini di valorizzazione dell’allenamento sia in termini di ottimizzazione dei risultati dell’allenamento durante la gara. Dunque ecco che il riconoscere lo stato emotivo ottimale, che ti ha permesso di agire la tua performance migliore e  lo stato emotivo disfunzionale, collegato alla tua peggiore performance rafforza la tua consapevolezza e di conseguenza la tua forza mentale.
Ecco cosa ti propongo di fare. Ripensa alla tua migliore prestazione e a quella peggiore. Data, luogo, risultato, indica tutti i dettagli relativi alla competizione e alla performance di quel giorno.
Per le due situazioni serve che tu identifichi almeno 5 emozioni positive e 5 emozioni negative, disfunzionali. Ti offro alcuni esempi di emozioni positive: attivo, energico, dinamico, rilassato, calmo, felice, fiducioso, coraggioso, veloce, stimolato, forte. Emozioni negative possono essere: aggressivo, indeciso, arrabbiato, ansioso, preoccupato, triste, insicuro, stanco, rigido.
Immagino che per te non sia automatico individuare subito queste emozioni, ti chiedo di pensarci molto bene e di essere totalmente sincero con te stesso.
Una volta individuate sappiamo quali sono le emozioni che devi portarti con te ad una gara e quali lasciare a casa. Come lo facciamo?
Partiamo con un esercizio sul dialogo interno, ossia le affermazioni che fai a te stesso.
Immagino tu ti sia sentito dire, prima di una gara importante, allo start e anche nei giorni prima, “non ce la farò mai, non sono preparato, ci sono atleti più forti di me, etc”.
E’ abbastanza comune ed è ovviamente del tutto disfunzionale per le tue emozioni e per la tua performance.
Prima di una gara importante, diciamo da qualche giorno prima, inizia a lavorare per 5 minuti al giorno sul tuo dialogo interno. Recupera la tue emozioni positive, quelle che ti hanno permesso di conquistare la tua performance migliore e ripeti a te stesso “il giorno della gara io voglio sentirmi rilassato (oppure felice, attivo, energico etc). Se il giorno della gara mi sentirò ansioso io saprò tornare ad essere attivo, energico etc.”
Questo è un esercizio tanto semplice quanto efficace. I tuoi pensieri influenzano le tue azioni.
Se pensi di essere attivo, energico, calmo, dai un input al tuo cervello che di conseguenza agirà sul tuo corpo.
Ora tocca a te, mettiti alla prova e fammi sapere come va!

Fonte: InfinityRun




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9^ Transpelmo domenica 04 settembre 2016
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