Alcuni lo confondono con il suo (probabilmente) più famoso collega Tony Krupicka, ma Timothy Olson è un atleta di livello assoluto tanto quanto il suo barbuto (e capellone) collega. È un grande ultra trail runner, uno che va forte, corre le 100 miglia e, molto spesso, le vince. Ma non è solo questo perché, prima di tutto, Timothy Olsono è una storia!
Nato in Winsconsin in
una zona di aperta campagna, tra un campo di patate e uno di mais, in realtà
Olson crebbe come giocatore di basket. All’inizio pensava che quello sarebbe
stato il suo sport e ci si dedicava con tenacia e passione fino ai tempi
dell’high school. Poi, un giorno, cominciò a dedicarsi alle corse campestri.
Inizialmente era un modo per tenersi in forma nel periodo in cui non giocava a
basket ma, un po’ alla volta, Olson venne rapito dalla corsa.
Giocare a basket
significava starsene al chiuso, in palestra, la corsa invece permetteva di
sperimentare la neve, il fango, la pioggia. Forse ancora non lo aveva
realizzato appieno, ma stava sperimentando quello che poi gli sarebbe piaciuto
fare più di tutto. Correre in mezzo alla natura.
Ma prima il periodo buio
Terminata l’high
school arrivò il momento di andare al College. Olson venne forzato dai suoi ad
iscriversi ad una scuola cattolica ma, fin da subito, Timothy si ritrovò ad
essere insofferente alle regole e alle restrizioni di quel tipo di istruzione.
Resse per un solo semestre, dopodichè cominciò a ribellarsi e mollò lo scuola.
Aveva 18 anni e cominciò a dedicarsi ad altro: droga e alcol.
Questa scelta lo portò
a frequentare delle persone sbagliate e pericolose e, per circa 4 anni, la vita
di Olson si avvitò in una spirale molto pericolosa.
Un giorno venne
arrestato per possesso di droga. Detenuto per un giorno e poi rilasciato, si
rese conto che non era quello che voleva essere. I suoi amici erano persone che
finivano in carcere, si suicidavano o morivano di overdose. Lui non era così,
era un altro tipo di persona.
Dopo 4 anni vissuti in
questo modo, finalmente Olson capì che non voleva fare quella fine.
Il ritorno alle origini
Riprese i contatti con
gli amici dell’high school, quelli del gruppo delle corse campestri, e decise
di cambiare vita. Diede un taglio a droghe e alcol e alle frequentazioni
sbagliate e raddrizzò la rotta.
Ricominciò a correre
per eliminare tutte le tracce di droga presenti nel suo corpo e risultare pulito
ai test della polizia cui regolarmente si doveva sottoporre. Si accorse che, ad
ogni corsa, si sentiva sempre meglio.
Si iscrisse nuovamente
al college e cominciò ad allenare i ragazzi che correvano traendo molti più
insegnamenti di quanti non ne fornisse ai suoi allievi. Come rivela egli
stesso.
Il viaggio
Durante un periodo di
vacanza, Olson intraprese un viaggio lungo il paese. Solo lui e il suo cane. Ad
ogni tappa corrispondeva una corsa per esplorare le montagne che incontrava.
All’epoca Timothy non sapeva
nemmeno dell’esistenza del trail. A lui interessava correre, esplorare e
scoprire. E lo faceva correndo.
Terminato il viaggio,
ritornò nel Wisconsin, tornò ad allenare e a lavorare come carpentiere. Conobbe
Krista, che poi divenne sua moglie, e cominciò a fare piani per il futuro. Si
trovò anche un lavoro “serio”, come lo definisce lui, con una postazione dietro
ad una scrivania.
Resistette per un
giorno e poi decise che mai più avrebbe lavorato tutto il giorno in un ufficio
in vita sua.
Fu così, che
nell’inverno del 2008, lui e Krista decisero di abbandonare il gelido inverno
del Wisconsin e si spostarono prima in California e poi in Oregon alla ricerca
di un nuovo posto dove vivere. Si innamorarono di un posto chiamato Ashland, un
luogo immerso nella natura e ricco di percorsi da correre ed esplorare. Un
paradiso per Olson e per sua moglie.
Vi si trasferirono
immediatamente e fu qui che Timothy entrò in contatto con il mondo dell’ultra
trail.
Olson e Krista,
infatti, cominciarono a frequentare un gruppo di runners della zona. Fu ad una
festa da loro organizzata che Timothy conobbe per la prima volta degli
ultra-runner, gente che aveva corso delle gare di 100 miglia. E subito li
giudicò dei pazzi scatenati, completamente fuori di testa.
Ma in questo modo
entrò in contatto con runner come Tony Krupicka o Hal
Koerner, decisamente non una brutta compagnia, e fu così che avvenne
il suo ingresso nel mondo degli ultra trail.
Le gare
Olson prese parte per
la prima volta ad una 50 km, su invito dei suoi nuovi amici. L’esperienza fu
per lui terribile. Estremamente faticosa. Ma, alla fine, decise che voleva
vincere quella sensazione di fatica e riprovarci.
Fu nel 2009, quando
assistette alla vittoria del suo amico Hal Koerner alla Western States 100, che
decise di provare a correre la sua prima 100 miglia.
Si iscrisse quindi
alla Pine to Palm 100 miglia nel 2010 e, per allenarsi, si iscrisse anche ad
una gara di 50 km e alla Waldo 100 km.
Si allenò e si rese
conto che proprio piano non andava. Alla Waldo 100 km, ad un certo punto si
trovò in testa alla gara. Non ci poteva credere ma continuò a correre sperando
che nessuno riuscisse più a rirprenderlo fino all’arrivo. Fu ciò che accadde, ogni
volta che si girava Olson non vedeva nessuno dietro di lui. Nonostante corse
gran parte del tempo con la paura di essere ripreso alla fine riuscì a vincere.
Prese così parte alla
sua prima 100 miglia, la Pine to Palm, e vinse anche quella. Fu, al di la della
vittoria, una grande esperienza. Un viaggio, come lo definisce lo stesso Olson,
all’interno di se stessi dove scopri chi sei veramente e realizzi quali siano
le cose a cui tieni veramente.
L’anno successivo,
Olson, rivinse la Pine to Palm e, nel 2012, prese parte alla mitica Western
States.
Arrivò primo ma non la
vinse soltanto, fece anche il record della corsa percorrendo i 161 km in 14 ore
e 46 minuti.
A giugno di quest’anno
ha preso nuovamente parte alla corsa replicando il successo dell’anno precedente
(questa volta senza record) confermandosi come uno dei più forti ultra trail
runners del momento.
Questa è la storia di
Timothy Olson che ha dovuto soffrire e fallire prima di capire la bellezza di
essere una persona migliore anche se non soprattutto attraverso la corsa.
Fonte: RunLovers - iRunFar interview – Darkest
before the dawn: Timothy Olson interviewed
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