martedì 5 luglio 2016

DOLOMITI SKAY RUN 01-02-03/07/2016



Dolomiti Sky Run,  ancora una volta, ancora insieme, ancora un'altro viaggio, ma questa volta da finisher, questa volta  l'avventura  si è chiusa sotto l'arco.

Mi porto via un'altra esperienza , un'altra sensazione, un'altra avventura che farà parte del mio bagaglio, del mio vissuto.

Ho sudato, riso , imprecato, sofferto. Mi sono emozionato nel vedere la roccia rosa, ho sognato sopra il Coldai, mi sono avvicinato alle stelle salendo al Lagazuoi, ho riempito gli occhi  sopra la forcella  Zità , ho fatto palpitare il mio cuore al passo Giau.

Mi sono perso nella bellezza delle dolomiti e mi  sono ritrovato nella durezza delle dolomiti bellunesi. Ho imprecato salendo nel buio  il muro del Gravedel e scendendo in picchiata tra sassi e radici umidi. MI sono maledetto in quella infinita strada che separa l'ultima forcella da Belluno.

Mi sono perso in calcoli  per immaginare il tempo di arrivo e mi sono ritrovato nella sicurezza della mia convinzione.

Ogni viaggio, ogni gara ha un insieme di istanti che uniti tra di loro la raccontano. Qui , in 37 ore , di instanti ce ne sono stati molti. La tranquillità del pre gara, gli amici con te, la prima salita per raggiungere il rifugio biella che apre il tuo cuore alla fatica. Il panorama visto da sopra il lago di Braies. La nebbia che nasconde la montagna in alcuni punti , come farebbe una ragazza per farsi immaginare senza spogliarsi.

La pioggia che scende  fredda sul tuo corpo sudato, l'umidità che ti regala una sensazione di calore insopportabile. I tuoi amici che dividono con te i loro racconti, le cime conquistate, la minestra calda del Falzarego che riscalda il tuo stomaco. La luce della frontale che illumina la tua strada nel buio della montagna. L'allegria del chiassoso ristoro del passo Giau.

La prima birra consumata con avidità e immenso piacere, proprio li al passo Giau, lasciando da parte il buon senso che non ti farebbe bere alcool in gara, ma il buon senso in una gara da 130 km è difficile da trovare.

La forcella del Camp , che agita in te i peggiori ricordi.

il Duran , la prima tappa importante. La forcella van de Zità che ti sorprende con la sua bellezza, la discesa subito dopo che manda in frantumi le tue caviglie e l'interminabile asfalto che separa la fine della discesa all'attacco del Gravedel, e infine  l'arco di una insonnolita Belluno che ti accoglie come una mamma appena svegliata, con quella maglia da finischer tanto cercata.... una birra per favore... anche questo viaggio è andato...


Massimiliano Tebaldi





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