Lavora ogni
giorno sui tuoi pensieri piuttosto che concentrarti sui tuoi comportamenti. È
il tuo pensiero che crea i tuoi sentimenti, e, alla fine, anche le tue azioni. Wayne
W. Dyer
Come promesso nell’articolo precedente, ho scelto come
argomento di cui parlarVi: “Le Abilità mentali”. Il mio obiettivo è quello di
chiarirVi che cosa si intenda con questo concetto, affinchè ciascuno di Voi,
possa essere messo nella condizione di capire il suo stato attuale e riflettere
eventualmente su cosa debba essere potenziato, allenato, nel modo che ciascuno
sente più utile per sé.
Chi pratica sport di resistenza sa quanto sia
importante allenare il proprio corpo, ma altrettanto indispensabile avere una
mente forte, lucida e piena di risorse per poter sopperire alle difficoltà che
si possono presentare durante la gara. Un numero sempre maggiore di atleti,
agonisti e non, rivolge la propria attenzione all’allenamento mentale per
completare ed accompagnare i tradizionali metodi di allenamento fisico.
Se nell’allenamento fisico si ripetono dei carichi di lavoro al fine di
provocare cambiamenti strutturali e biochimici nella fibra muscolare,
nell’allenamento mentale si ripetono stimoli di natura emotiva, cognitiva ed
ideomotoria al fine di sviluppare le abilità mentali specifiche per aumentare
il rendimento e ottimizzare la prestazione. A tal proposito, riporto la
definizione che Martens (1987) dà della preparazione mentale e che condivido
spesso nel lavoro con le persone che seguo, cioè: l’allenamento mentale
viene prima di tutto intesa come educazione, informazione da dare all’atleta
riguardo alle sue abilità, a come queste agiscono ed influenzano la
prestazione; successivamente come la definizione di programmi strutturati
al fine di potenziarle, ed infine, come allenamento ed applicazione nelle varie
situazioni.
Le abilità mentali coinvolte negli sport in genere, ed
in particolare nel trail running sono:
§
Controllo
dei processi attentivi
§
Controllo
dello stato di attivazione (arousal)
§
Gestione
dello stress e dell’ansia (pre-durante gara)
§
Controllo
delle attività immaginative (imagery)
§
Formulazione
di obiettivi (goal setting)
§ Controllo dei pensieri (self talk)
Vediamole un po’ più nel dettaglio:
Controllo dei processi attentivi: la concentrazione è la
capacità di focalizzare l’attenzione su un compito che si sta svolgendo per un
determinato periodo di tempo, senza farsi distrarre da fattori esterni (la
folla, l’avversario, le condizioni meteorologiche) né da quelli interni
(pensieri e sensazioni negative); in altri termini, concentrarsi equivale
all’abilità di restare focalizzati sul “qui ed ora”, cioè su un tempo presente,
solo così possiamo impedire alla nostra mente di vagare e distrarsi
dall’obiettivo.
Controllo dello stato di attivazione (arousal): l’attivazione psico-fisiologica
dell’organismo, è uno stato generale di eccitazione che prepara l’uomo
all’azione; in altre parole, è una questione di energia fisica e mentale,
vigore, forza, vitalità e prontezza che rendono pronti all’azione. E’
facilmente intuibile che ogni atleta, per performare al meglio, deve avere il
giusto livello di attivazione. Un livello troppo basso (ipo
attivazione) si traduce in poca energia, stanchezza, motivazione
vacillante…insomma in un’atleta “scarico”. Al
contrario un livello troppo alto di arousal (iper attivazione)
equivale a uno stato di agitazione eccessiva, sudorazione, tensione
muscolare che non agevolano la prestazione. Altrettanto chiaro che il livello
di attivazione ottimale è quella che sta nel mezzo, ovvero quella giusta
agitazione, quell’adrenalina che carica l’atleta e gli permette di esprimersi
al meglio.
Gestione dello stress e dell’ansia (pre-post
gara): il
livello di stress generalmente si innalza quando l’atleta valuta di non avere
le capacità adeguate per rispondere alle richieste del compito perché percepito
come troppo sfidante; tra i fattori maggiormente responsabili ad un incremento
dello stress troviamo: una prestazione al di sotto degli standard, la presenza
del pubblico, il timore dell’avversario, il desiderio di vincere, la paura di
perdere o di infortunarsi etc…Un atleta sotto stress vive uno stato emotivo
negativo, spesso accompagnato da preoccupazione, nervosismo, agitazione e paura
che inibisce l’efficacia della sua azione. Lo stress, se ben gestito, può
essere un’ottima fonte di energia psico-fisica e di stimolo per un
miglioramento continuo.
Controllo delle attività immaginative (imagery): intanto immaginare significa
rappresentarsi qualcosa senza viverla nella realtà, ma vivendola mentalmente;
attraverso lo sviluppo e l’allenamento di tali abilità, l’atleta può usare
immagini mentali per anticipare, rivedere e correggere la propria prestazione.
Attraverso il riviversi mentalmente lo sportivo può consolidare e perfezionare
un determinato gesto tecnico, può abituarsi a tollerare momenti stressanti, a
prepararsi a situazioni che potranno verificarsi in gara; le immagini mentali
sono uno strumento molto potente ed efficace se usate nel modo corretto perché
orientano la mente verso una direzione.
Formulazione degli obiettivi (goal setting): sapere dove vogliamo andare ed in
quali tempi, individuare il traguardo da conquistare, il risultato atteso o il
livello di abilità da raggiungere sono tutti aspetti che rientrano nella
corretta definizione degli obiettivi; se questa viene fatta, allora l’atleta si
sentirà motivato a non mollare neanche di fronte alle difficoltà.
Il controllo dei pensieri (self talk): ciascuno di Noi comunica con il suo
mondo interno, tra sé e sé attraverso pensieri, commenti, sentimenti, immagini,
emozioni e auto-istruzioni; questo è ciò che definisce il dialogo interno. Per
qualsiasi persona, ma a maggior ragione per un atleta, sono molto importanti
il “cosa si dice” ed il “come se lo dice”; una buona gestione del proprio
dialogo interno ed un controllo efficace dei propri pensieri può essere di
grande aiuto per raggiungere i risultati desiderati.
Nel trail running, come in un qualsiasi sport di
resistenza, un adeguata padronanza delle abilità sopra elencate permette
all’atleta di potenziare la capacità di gestione allo stress, capacità di
affrontare la fatica ed il dolore, capacità di gestire l’ansia pre-gara e
quella in gara, capacità di gestire la mancanza di sonno e di jet lag etc..
Concludo
dicendo che l’allenamento delle abilità mentali non hanno l’obiettivo di
trasformare l’uomo in un campione perfetto, bensì, quello di analizzare i suoi
bisogni, le sue aspettative, le sue motivazioni, aumentare la conoscenza di sè,
la sua autostima per condurlo alla piena realizzazione delle proprie
potenzialità in tutti i campi della vita, non solo in quello sportivo.
Valeria Varello
Psicologa dello sport & Psicologa del lavoro e
delle organizzazioni
Fonte: Trailrunning.it
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