L’ultramaratoneta non è un sollevatore di pesi con grosse masse muscolari capace di esprimere grossi valori di forza.
Grosse masse
muscolari sono addirittura dannose per chi corre poiché, pesando molto (la massa
magra pesa più della massa grassa) rendono la corsa ancora più dispendiosa da
un punto di vista energetico; l’ultramaratoneta deve invece “economizzare” il
più possibile la sua tecnica di corsa.
Ma allora perché
proporre un programma d’allenamento che prevede delle sedute anche in sala
pesi?
Per favorire la
comprensione di come anche la sala pesi può essere utile ad un’ultramaratoneta,
sono partito dalle prime domande che mi sono posto prima di utilizzare la
metodica d’allenamento che poi andrò a presentarvi e che mi ha dato dei buoni
risultati sotto molti punti di vista.
1- PERCHE’
PREPARARE UN'ULTRAMARATONETA CON SISTEMI DI ALLENAMENTO DIVERSI DALLA CORSA?
a- Per migliorare la forza resistente
Il corpo umano per
muoversi deve vincere le resistenze dell’aria e del terreno; per far ciò ha
bisogno di esprimere valori di forza.
La forza espressa
durante l’azione di corsa (soprattutto se è una corsa di lunga durata) è molto
diversa da quella che deve utilizzare un lanciatore, un saltatore o un sollevatore
di pesi.
Tralasciando la
descrizione delle varie tipologie di forza ci concentreremo solo su quella che
caratterizza la corsa di un maratoneta o ultramaratoneta, ovvero la forza resistente.
Per forza resistente
intendiamo una quantità di forza molto inferiore a quella massimale da
esprimere per un tempo molto prolungato.
In effetti, quando si
corre la forza che viene espressa per muovere un passo dopo l’altro non è molto
elevata, in quanto non vi sono forti resistenze da vincere e la velocità di spostamento
non è massimale.
In un’ultramaratona si
ripete il gesto della corsa (e vincere le relative resistenze) per centinaia di
migliaia di volte; è per questo motivo che reputo opportuno allenare anche lo
sviluppo della forza resistente.
b- Per migliorare la tecnica di corsa
Una muscolatura forte
aiuta il controllo della tecnica di corsa rendendola economica ed efficacie.
c- Per prevenire gli infortuni
Lavorando con
esercizi sia di tipo isotonico che isometrico vi è inoltre un rafforzamento del
tono muscolare che favorisce la stabilizzazione delle relative articolazioni,
nel caso specifico quelle dell’anca (coxo-femorale), del ginocchio e
tibio-tarsica, il che favorisce il prevenire di patologie tipiche della corsa
quali condropatie, tendinite.
Tutto ciò,
ovviamente, aiuta a non perdere giorni preziosi d’allenamento a causa di
fastidiosi infortuni.
2- QUANDO
ALLENARE LA FORZA IN PALESTRA
a- In che fase della programmazione
annuale e del macrociclo?
L’allenamento della
forza non può avvenire a ridosso di manifestazioni importanti su cui si è
puntato di raggiungere il picco della forma (termine del macrociclo), ma deve
essere terminato almeno a distanza di qualche settimana (un mese).
Questo perché un
lavoro di muscolazione svolto in sala pesi, per quanto specifico,
“appesantisce” momentaneamente, la gestualità di corsa.
Bisogna quindi dare
all’organismo e alla muscolatura il tempo di “trasformare” tale lavoro in un
incremento delle qualità sopradescritte (resistenza specifica, tecnica di corsa
più economica, prevenzione degli infortuni, …).
Inoltre il sollevare
dei carichi è un qualcosa di molto distante dal modello di prestazione (il
correre per molte ore) e, per questa ragione, non va utilizzato troppo a
ridosso di quello che deve essere il picco di performance.
b- Richiami di forza
E’ in ogni caso
consigliabile eseguire a scadenza di 20 giorni dei leggeri richiami di forza
per non far scadere troppo questa qualità fisica comunque indispensabile per
chi copre distanze particolarmente lunghe.
Ovviamente se non ci
sono nelle immediate vicinanze, manifestazioni importanti su cui si è puntato
di raggiungere il picco di forma.
3- QUANTO ALLENARE LA FORZA IN PALESTRA
a- Quanto a lungo in un macrociclo?
In un macrociclo di 8
mesi consiglierei di allenare la forza per i primi 7 mesi, indipendentemente
dalla qualità organica allenata.
b- Quante volte in un microciclo?
Nella prima fase
della preparazione del macrociclo, l’allenamento della forza in sala pesi può
essere eseguito anche due volte la settimana a distanza di 3-4 giorni.
Con l’avvicinarsi del
periodo in cui si cerca il picco di performance le sedute in palestra vanno
ridotte ad una con l’abbandono completo nel mese precedente, preferendo
mantenere le qualità di forza costruite con i pesi, allenandosi su percorsi
collinari almeno una volta la settimana.
c- Quanto lunga deve essere una seduta
d'allenamento?
Una seduta di forza
non deve essere particolarmente breve, in quanto è preferibile puntare sulla
quantità di serie e ripetizioni più che sul carico utilizzato.
Per sollevare più
volte un peso, anche se leggero, occorre tempo; inoltre è auspicabile eseguire
sempre degli esercizi di scarico o trasformazione dello stimolo ricevuto.
Tutto ciò comporta
del tempo che però potrà essere “contenuto” con una metodologia di
somministrazione degli esercizi che andremo poi ad analizzare.
4- COME ALLENARE LA FORZA IN PALESTRA
Ci sono diversi
sistemi per allenare ed incrementare i livelli di forza.
a- In serie
Normalmente in
palestra si utilizza un sistema di lavoro definito in “SERIE” dove si svolgono
delle serie di lavoro da un certo numero di ripetizioni (1, 2, 4, 6, 8, 10, 12,
25……) per più volte (2, 3, 4,…..).
Tra una serie e
l’altra è inserito del recupero passivo dove l’atleta non svolge nessun
movimento ma recupera completamente l’esercizio in modo tale da riformare il
creatin fosfato consumato con l’esercizio e riassorbire l’acido lattico
prodotto.
Questo per riprendere
nella serie successiva in una condizione “quasi basale”, anche se alcune fibre
muscolari sono in ogni caso andate ad esaurirsi.
Per lo sviluppo della
forza resistente si utilizzano parecchie serie di lavoro per ciascun esercizio
(anche 4 o 5), estremamente lunghe come numero di ripetizioni (non meno di 15),
con un carico ridotto (30-40% del massimale) e con poco recupero (all’incirca
1’).
b- In circuito
E’ il sistema d’allenamento
in sala pesi per podisti che prediligo in quanto, come tipologia di lavoro e di
meccanismi energetici messi in funzione si avvicina di più a quello che poi è
lo sforzo di chi corre.
Solitamente si
sceglie una serie d’esercizi da eseguire uno dietro l’altro senza recupero,
dove si alternano gruppi muscolari differenti.
Il numero di
ripetizioni per ciascun esercizio varia dalle 15 alle 25 e gli esercizi
inseriti possono essere anche una decina.
Il circuito va
ripetuto per un numero di volte che va dalle 3 alle 5, anche questo in
relazione al grado d’allenamento di chi lo esegue e dalla quantità d'esercizi
proposti.
Normalmente è un
lavoro utilizzato nelle palestre per ottenere un minimo di tonificazione
muscolare anche in chi ha come obiettivo principale quello del potenziamento
cardio vascolare e del dimagrimento.
Per non “alienare” i
“clienti” in decine di minuti da passare tra tapisroulant, cyclette e step, si
adotta questo tipo di lavoro che in ogni caso, non prevedendo pause (grazie
anche ai carichi ridotti utilizzati) permette di tenere attivo il meccanismo
energetico aerobico e quindi ricercare quel consumo di grassi “desiderato” da chi
va in palestra per dimagrire.
Per l’ultramaratoneta
propongo questo tipo di lavoro, che ovviamente si differenzia per molti aspetti
da un circuito utilizzato comunemente dai “non atleti” o dai “non podisti”.
PROPOSTA DI LAVORO
1- RISCALDAMENTO
La proposta prevede
un normale lavoro di riscaldamento nel quale inserire:
a- Tapisroulant
10’ di tapisroulant a
frequenze cardiache molto basse (120bpm) per iniziare ad attivare maggiormente
il metabolismo, gli apparati cardiovascolare, muscolare ed articolare (specie
degli arti inferiori).
Questo ovviamente per
rendere ancor più efficace l’allenamento e per non incorrere in infortuni
durante la sua effettuazione.
b- Corda
Saltare la corda
(sempre dopo aver fatto almeno 10’ di tapisroulant) è un lavoro che favorisce
la dinamicità e la reattività dei piedi, che specialmente in un’ultramaratoneta
che corre per tanti chilometri a ritmi non propriamente veloci, è una
caratteristica che tende a diminuire.
Inoltre si rinforza
l’articolazione tibio-tarsica e si svolge un lavoro di coordinazione di tutti i
distretti corporei che con la sola corsa non si ottiene.
Ho tratto dei
benefici soprattutto nella corsa in salita, dove i piedi mi aiutano a spingere
preservando energie preziose che consumerei spingendo molto più di coscia.
c-
Andature tecniche
Favoriscono il
riscaldamento dei distretti muscolari specifici della corsa, richiamandone il
gesto tecnico e, addirittura perfezionandolo rendendolo ancora più efficace ed
economico.
Le andature che
consiglio sono: skip, calciata, saltellata, skip doppio e rullata.
d- Stretching
Attività
indispensabile per chiunque faccia sport, sia in fase di riscaldamento che
defaticamento.
La considero come un
“oliare” il motore di una macchina; se il motore è ben “oliato” questo farà
meno fatica, consumerà meno e non andrà incontro a guasti e rotture.
Così lo stretching
per i muscoli di un atleta.
Allungare le fibre
muscolari, renderle più elastiche evita il formarsi di tensioni inutili
favorendo una gestualità più economica ed efficace.
Personalmente
utilizzo il metodo di Bob Andersen che prevede delle tensioni costanti da
mantenere per circa 30-40” ben al di sotto della soglia del dolore.
Evito completamente
lo stretching fatto di molleggi e slanci pericolosi per l’integrità dei ponti
actino-miosinici posti tra fibra e fibra.
2- PARAMETRI DEL CIRCUITO
a- N° d’esercizi
Il numero d’esercizi
(stazioni) proposto è 10, 5 per gli arti inferiori e 5 per addominali e
lombari.
I gruppi muscolari
vanno sempre alternati in modo tale da poter recuperare il lavoro svolto da un
gruppo muscolare, ad esempio i quadricipiti, mentre si esegue un esercizio con
un altro gruppo muscolare, ad esempio per gli addominali.
Nell’alternarsi degli
esercizi (e del lavoro dei vari gruppi muscolari) vi è il riassorbimento di
quel po’ d’acido lattico che si forma nel muscolo che ha lavorato durante
l’esecuzione; ciò ci permette di poter continuamente lavorare senza aver la
necessità di fermarsi alla fine di un esercizio, poiché il gruppo muscolare
successivo sarà diverso e sarà quindi ancora privo di concentrazioni alte di lattato.
Concentrazioni di
lattato che non saranno comunque mai elevate nemmeno alla fine di ogni
esercizio, in quanto si lavorerà sempre con carichi ben al di sotto di quelli
massimali e con un po’ di margine come numero di ripetizioni.
b- N° di giri da eseguire
Il circuito va
eseguito per un minimo di 3 volte ad un massimo di 4.
Lavorando sulla forza
resistente dobbiamo comunque sollecitare a lungo i vari gruppi muscolari, di
conseguenza non ci si potrà limitare ad un solo giro del circuito (sarebbe
troppo poco); si deve però anche considerare che gli atleti in questione non
sono dei sollevatori di pesi ma dei podisti di lunga lena, perciò gli
allenamenti non dovranno essere troppo lunghi.
3 o, massimo, 4 giri
del circuito sono più che sufficienti.
c- N° di ripetizioni
Per gli arti
inferiori, il numero di ripetizioni deve essere di 20, mentre per addominali e
lombari si va fino alle 25-30 ripetizioni (ovviamente secondo il livello
dell’atleta).
Stiamo comunque
sviluppando la forza resistente e non la forza “pura”, di conseguenza le
ripetizioni devono essere numerose per stimolare per un tempo maggiore le fibre
muscolari.
d- Carico
Il carico da
sollevare deve essere all’incirca pari al 50% del carico massimale, o in ogni
modo, come riferimento ulteriore si può dare quella della percezione
dell’affaticamento a fine serie; in pratica alla ventesima ripetizione si deve
arrivare con un po’ di margine per poter eseguire almeno altre 3-4 ripetizioni.
Questo perché se
utilizzassimo dei carichi troppo elevati andremmo a sviluppare un tipo di forza
che non interessa all’ultramaratoneta, quella massimale o per incrementare la
massa muscolare, se invece utilizzassimo carichi troppo esigui andremmo a
stimolare in modo insufficiente i vari processi metabolici ed enzimatici e non
avremmo alcun miglioramento (adattamento) in termini di forza resistente e di
stabilizzazione delle varie articolazioni, in particolare quella tibio tarsica,
del ginocchio e dell’anca.
e- Velocità di esecuzione
Il ritmo esecutivo
non deve essere troppo veloce per due motivi
- Per avere un più corretto gesto tecnico
- Per avere un miglior reclutamento di fibre muscolari e quindi rendere il lavoro più efficacie.
3- INIZIO CIRCUITO
STAZIONE 1: “Affondi
sagittali a corpo libero”
Muscoli coinvolti: Glutei e Quadricipiti femorali.
E’ un esercizio
particolarmente impegnativo, dove l’equilibrio non è poi così facile da
mantenere.
Nell’esecuzione si
dovrà dare importanza alla postura del busto che dovrà essere eretto e sulla
decontrazione della gamba posteriore che non deve intervenire in nessuna fase
del movimento ma solo come stabilizzatrice; il lavoro, infatti, dovrà essere
compiuto esclusivamente dalla gamba anteriore ed in particolar modo dal gluteo.
L’errore tipico è
quello di sbilanciare il busto verso avanti sovraccaricando il ginocchio
anteriore e “scaricando” il gluteo anteriore; inoltre si tende a “spingere” con
il piede posteriore che deve essere invece semplicemente appoggiato a terra con
nessuna funzione di spinta.
ALTERNATIVA STAZIONE 1: “Affondi sagittali al multipower”
Rispetto
all’esecuzione a corpo libero ha il vantaggio di rendere più facile il
mantenimento dell’equilibrio che, una volta trovato, si mantiene con facilità,
ma lo svantaggio di aver un sovraccarico “prestabilito” sulle spalle dato dal
bilanciere e dall’attrito che questo forma nello scorrimento con le guide.
STAZIONE 2: “Crunch
a gambe distese”
Muscoli coinvolti: Retto addominale.
Il retto addominale è
coinvolto in due modi:
1-
Rimane in
costante tensione per mantenere sollevate le gambe
2-
Con la sua
contrazione si favorisce il sollevarsi del busto.
Il busto deve
sollevarsi da terra limitatamente (spalle e parte superiore delle scapole), il
mento deve rimanere staccato dallo sterno e le mani non devono fare pressione
dietro la nuca ma devono avere solo una funzione di sostegno per la testa.
ALTERNATIVA STAZIONE 2: “Crunch gambe flesse”
E’ un po’ più
semplice del precedente in quanto il peso delle gambe, essendo queste flesse, è
minore e grava meno sull’addome che le sostiene in alto.
La variante più
semplice è con i piedi appoggiati a terra o sulla spalliera.
STAZIONE 3: “Standing
leg curl”
Muscoli coinvolti: Bicipiti femorali, Semitendinoso e
Semimembranoso.
Dopo aver lavorato
con quadricipiti e glutei nel primo esercizio del circuito, il secondo
esercizio a carico degli arti inferiori prevede l’utilizzo della parte
posteriore della coscia, la più importante, insieme all’azione dei piedi, per chi
corre a piedi.
La fase attiva, di
spinta, durante la corsa avviene proprio grazie alla forza ricevuta dalla
contrazione degli ischio crurali o femorali.
Questo è un esercizio
“guidato” dalla macchina ed è quindi semplice da eseguire; l’unico accorgimento
tecnico importante è quello del piede della gamba che lavora che deve essere
mantenuto a “martello”, con la punta rivolta verso la tibia, per favorire la
spinta dei femorali e il “non intervento” dei gemelli e del soleo.
La flessione della
gamba termine quando gamba e coscia hanno formato all’incirca un angolo di 90°
e la relativa estensione non deve essere completa, più o meno come quando si
corre.
Questo per richiamare
il più possibile il gesto tecnico della corsa.
ALTERNATIVA STAZIONE 3: “Leg curl prono monolaterale”
I muscoli interessati
sono gli stessi e le caratteristiche del movimento sono le stesse; cambia la
postura, meno “simile” all’azione di corsa.
Preferisco per una
soluzione monolaterale (anche se è possibile la bilaterale) per due motivi:
1-
La gamba più
debole deve comunque contrarsi in modo autonomo e non seguire l’azione della
gamba più forte (questo potrebbe anche colmare in parte il gap tra gambe forte
e gamba debole).
2-
Durante la
corsa, l’azione delle gambe è identica ma non contemporanea.
STAZIONE 4: “Crunch
a gambe flesse in decubito supino”
Muscoli coinvolti: Retto addominale.
A differenza della
stazione 2, dove il retto addominale faceva presa sulle ultime coste, qui lo
stesso muscolo fa presa sul pube provocando così il sollevamento del bacino.
Di fondamentale
importanza è la postura delle gambe che devono essere il più possibile flesse e
decontratte per favorire il solo intervento del retto addominale e la “non
contrazione” del retto femorale e dell’ileopsoas.
Le gambe completamente
flesse favoriscono anche la “non iperlordosi” del tratto lombare del rachide
soprattutto nella fase negativa del movimento (durante la discesa del bacino).
ALTERNATIVA STAZIONE 4: “Doppio Crunch”
Muscoli coinvolti: Retto addominale.
E’ un esercizio ancora
più impegnativo del precedente poiché si somma al sollevamento del bacino anche
una flessione del busto contraendo completamente il retto addominale.
STAZIONE 5: “1/2
Leg press eccentrico bilaterale”
Muscoli coinvolti: Quadricipiti, glutei, Bicipiti
femorali, Semitendinoso e Semimembranoso.
Questo esercizio,
svolto in maniera concentrica, interesserebbe in modo prevalente i quadricipiti
e, a seconda dell’altezza dei piedi, anche i glutei.
La metodologia
prescelta in questo caso è però di tipo eccentrico o isometrico.
Dalla posizione
estesa dell’arto inferiore, si andrà ad eseguire un piegamento molto lento
della coscia sulla gamba fino a che questi non formeranno un angolo di 90° (non
necessario piegare di più poiché quando si corre non c’è un piegamento troppo
accentuato di quest’angolo e perché scendere di più comporterebbe un’eccessiva
sollecitazione del ginocchio); tale piegamento durerà 8 secondi e sarà frenato
(o accompagnato) dalla parte posteriore della coscia (bicipiti femorali).
In pratica ciò
ricalca quello che avviene durante la fase di trazione della falcata durante la
corsa in discesa, dove la parte attiva, di stimolo, dell’arto inferiore
proviene dal retro coscia che deve però anche “controllare” o “frenare” la
gravità che tenderebbe a far perdere l’equilibrio dell’atleta.
In una gara che
prevede dei lunghi tratti in discesa (Passatore) potrebbe rivelarsi
un’esercitazione molto utile.
STAZIONE 6: “Crunch
a gambe flesse in torsione”
Muscoli coinvolti: Retto addominale e Obliqui.
Oltre a sollevare il
busto si esegue anche un movimento di torsione dello stesso da sinistra verso
destra e da destra verso sinistra.
Questo ulteriore
movimento, che avviene in un unico momento con la flessione e non in tempi
separati, fa si che oltre a contrarre il retto addominale facendogli fare presa
sulle coste, mette in contrazione anche i muscoli laterali dell’addome o
muscoli Obliqui.
STAZIONE 7: “1/2
Leg press monolaterale”
Muscoli coinvolti: Glutei e Quadricipiti femorali.
A differenza del ½
Leg press eccentrico bilaterale, in questa stazione lavoriamo in modo
concentrico (continuo) e monolaterale.
In questo caso il
lavoro principale sarà eseguito dai quadricipiti e dai glutei (sempre a seconda
di quanto in alto teniamo il piede).
Già durante l’analisi
dell’alternativa della 3° stazione (Leg curl prono monolaterale) ho evidenziato
il perché è da favorire un lavoro monolaterale ad uno bilaterale.
ALTERNATIVA STAZIONE 7: “Leg extension monolaterale”
A differenza del ½
Leg press monolaterale, questo è un lavoro più specifico per il quadricipite
femorale ed in particolar modo per il vasto mediale.
Non è un esercizio
“fondamentale” per chi corre poiché il quadricipite non ha una funzione di
spinta o trazione nella corsa ma solo di richiamo, non necessita quindi di
incrementarne la forza (anche se resistente).
Può essere utile per
stabilizzare l’articolazione delle ginocchia e per riequilibrare un circuito
più sbilanciato verso un lavoro di potenziamento per il retro coscia e i
glutei.
STAZIONE 8: “Latero
flessioni del busto”
Muscoli coinvolti: Retto addominale, Obliqui e
Quadrato dei lombi.
In quest’esercizio
andremo a rinforzare la muscolatura laterale dell’addome e dei lombi (obliqui e
quadrato dei lombi).
Anche in questo caso
l’esecuzione è monolaterale: le spalle, i fianchi, le anche, le ginocchia (che
saranno leggermente piegate) e i piedi devono essere in linea tra loro; il peso
del corpo deve essere sempre equamente distribuito su entrambi i piedi.
STAZIONE 9: “Calf
al multipower”
Muscoli coinvolti: Tricipite surale .
L’ultimo esercizio a
carico degli arti inferiori prevede una doppia flessione dei piedi posti sul
bordo di uno scalino.
Doppia flessione
perché ad una flessione del dorso del piede (flessione dorsale con il tallone
che scende) segue una flessione plantare (con il tallone che sale).
Con questo movimento
andiamo a lavorare con il tricipite surale (gemelli e soleo).
Ritengo
indispensabile inserire nel circuito anche quest’esercitazione poiché lo
sviluppo del movimento prodotto dalla catena cinetica dell’arto inferiore,
parte proprio dai piedi; sono loro che prendono per primi contatto a terra e
che iniziano a produrre quella trazione che poi permetterà al corpo di
spostarsi verso qualsiasi direzione.
Questo è un esercizio
che prevede come sovraccarico il bilanciere posto sulle spalle e l’attrito
dello scorrimento dello stesso bilanciere sulle guide.
E’ difficile
l’esecuzione monolaterale.
ALTERNATIVA STAZIONE 9: “Calf alla leg press
monolaterale”
Con questa
alternativa riusciamo anche a lavorare in modo monolaterale senza avere la
compressione del bilanciere sulle spalle e sul tratto cervicale del rachide.
Sarebbe opportuno
disporre di una leg press con schienale regolabile o a 180°.
Quello della
diapositiva è invece fisso a 45°.
STAZIONE 10: “Estensioni
del busto”
Muscoli coinvolti: Quadrato dei lombi.
E’ l’esercizio più
importante per allenare in sicurezza il quadrato dei lombi.
Fondamentale è non
andare in iperestensione con il rachide nella fase finale dell’estensione del
busto.
La flessione termina
quando busto e arti inferiori hanno prodotto un angolo di 90°.
ANDATURE DI TRASFORMAZIONE
Alla fine d’ogni giro
consiglio di inserire sempre delle andature per “trasformare” immediatamente il
lavoro eseguito con gli esercizi di muscolazione.
Come detto in
precedenza, il podista non è un sollevatore di pesi e dovrà utilizzare la forza
prodotta in modo tale che possa essere utilizzata durante la corsa.
Abbiamo anche detto
che gli esercizi non dovranno essere eseguiti troppo velocemente perché
verrebbe a mancare la necessaria precisione nel movimento e un buon
reclutamento di fibre muscolari; l’azione di corsa prevede però delle
contrazioni muscolari decisamente più rapide ed è anche per questo che sarà
utile “velocizzare immediatamente” il lavoro prodotto con delle andature
tecniche.
Quindi “trasformare”
e “velocizzare” per “avvicinarci” al modello di prestazione, in altre parole “la corsa” .
Consiglio sempre lo
skip, la calciata, lo skip doppio e la rullata; ciascun’andatura da eseguire
per 2 o 3 volte per 10-15 metri con il ritorno dopo la serie in rullata.
POTENZIAMENTO BUSTO E BRACCIA
Nell’ultramaratona,
le oscillazioni prodotte dalle braccia per moltissime ore e moltissimi
chilometri potrebbero portare ad un indolenzimento anche degli arti superiori.
Consiglio quindi di
inserire in qualsiasi microciclo almeno una, massimo due, veloci sedute
di tonificazione
anche per busto e braccia.
In questo caso si può
utilizzare anche una più tradizionale metodologia di lavoro in serie dove ciascun
esercizio (uno per gruppo muscolare) sarà eseguito 3 o 4 volte per 15
ripetizioni utilizzando il 60% del carico massimale.
La velocità esecutiva
sarà sempre medio lenta ed il recupero tra le serie sarà sempre all’incirca di
1’.
Anche per busto e braccia,
il lavoro proposto è rivolto non tanto allo sviluppo della forza o della massa
muscolare ma al mantenimento (o ad un leggero incremento) della forza (specie
quella resistente) e della tonicità di muscoli che durante la corsa sono usati
poco.
Ho evidenziato 5
esercizi che fanno intervenire i 5 gruppi muscolari di busto e braccia che
comunemente sono allenati in palestra: petto, spalle, dorso, bicipiti e
tricipiti (addominali e lombari sono già proposti nel lavoro in circuito).
La scelta su questi
esercizi è caduta poiché “riprendono”, almeno in parte, l’azione che le braccia
svolgono durante la corsa.
FONDO LENTO
Alla fine del lavoro
in circuito consiglio sempre di eseguire una seduta di “fondo lento” di circa
1h15’-1h20’.
Questo per due
motivi:
-
Completare il
lavoro di trasformazione iniziato con le andature alla fine d’ogni circuito.
-
Per eseguire un
buon lavoro di potenza lipidica poiché l’organismo è in una situazione di
carenza di glicogeno che è stato in parte consumato durante la seduta in palestra.
DEFATICAMENTO
Dopo la seduta di
fondo lento è opportuno eseguire degli esercizi di stretching per restituire un
minimo d’elasticità ai muscoli che dopo un allenamento così impegnativo viene
inevitabilmente perduta.
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