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lunedì 16 maggio 2016

APRITE GLI OCCHI E CHIUDETE LA BOCCA!


Pubblico molto volentieri quanto riportato sul sito "Sent1erouno" riguardo l'incidente successo ieri al Trail dei 3 Castelli dove purtroppo è morto, per una tragica fatalità, uno di noi Trailer l'amico Mario Pantanali.

Molto spesso, attratti dal fascino delle montagne e delle gare trail,  si tende a dimenticare che la Montagna in brevissimo tempo può trasformarsi in un ambiente completamente ostile e molto pericoloso, e questo viene ben evidenziato nel post sottoriportato.

È anche altrettanto vero che prima di sparare cazzate immani sui social, sui giornali e alla televisione, bisogna sapere di cosa si sta parlando, conoscere a fondo l'argomento, valutare tutti gli aspetti che hanno determinato l'incidente, prima di arrivare ad arrogarsi sentenze nei confronti di chiunque come se si avesse la verità assoluta in tasca.

Io e altri amici abbiamo corso il 3 Castelli. È vero che nel pomeriggio il  tempo è peggiorato, ma il vero temporale è durato pochi minuti e gli organizzatori avevano ben presidiato tutti i vari punti più pericolosi del percorso. L'organizzazione a mio avviso è stata impeccabile e credo che se le condizioni lo avessero richiesto non avrebbero esitato a sospendere la gara.

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La montagna è pericolosa. Sempre.
La corsa in montagna è uno sport pericoloso. Non una moda.
Chi decide di correre in montagna, deve essere sempre consapevole che possono succedere delle disgrazie.
Svegliatevi!
Il trail non è una “moda”: è una disciplina che nulla ha a che vedere con la corsa su strada.
Voi che iniziate a correre sui sentieri, dovete prima apprendere le regole base della montagna, dell’escursionismo, e prendere consapevolezza del fatto che state facendo una cosa che potenzialmente potrebbe uccidervi. Anche con una semplice scivolata.
Faccio una premessa legata ai fatti di attualità.
Ero presente ai Tre Castelli ed io stesso ho rallentato l’andatura per delle condizioni che ho reputato richiedere attenzione. Le mie precauzioni però sono andate a sommarsi ad un duro lavoro organizzativo e di sicurezza messo in atto dal Trail dei Tre Castelli. Una macchina di controllo ed assistenza sul percorso che in poche gare ho visto. Eppure è successa una tragedia, e non è successa nemmeno nel punto più pericoloso. A questo si aggiunge il fatto che è successa ad una persona che aveva esperienza e si stava comportando con coscienza.
La prova che anche quando tutti fanno le cose bene, una disgrazia può accadere.
Il problema vero è che spesso le cose non vengono fatte bene e questo fatto, nel suo essere tragico, spero che lasci un’eredità positiva aiutando a capire la giusta dimensione delle cose e salvando altre vite.
Da qui al dolore per la recente disgrazia, prende il posto la rabbia ed il disprezzo per tutta quella gentaglia, giornalisti, commentatori di Facebook e blogger che, come avvoltoi, lanciano accuse, sentenze e che cercano la responsabilità degli organizzatori. Ora vogliono qualcuno a cui dare la colpa. Ci dispensano le loro perle di saggezza, quando di montagna non ne sanno nulla.
Queste persone dimostrano solo quanto siano inopportune ed incompetenti in materia, oltre ad essere rivoltanti per il loro pontificare sulle tragedie.
Il tempo in montagna può cambiare repentinamente ed anche una giornata di sole, con previsioni stabili, può lasciare spazio ad un temporale improvviso in quota.
In questi anni ho visto cose che mi hanno fatto più volte accapponare la pelle.
Sia dalla parte degli organizzatori che da parte dei concorrenti.
Ne cito alcune.
a.       ORGANIZZATORI: Trail che spuntano come i funghi con regolamenti ridotti all’osso, senza materiale obbligatorio e senza controlli per non infastidire i concorrenti, anzi i “clienti”. Dico questo perché c’è chi organizza senza esperienza vera e verificabile e senza applicare controlli e sanzioni, è solo un criminale venditore di pettorali. Non iscrivetevi a quelle gare, anche se il percorso vi piace. Quali sono queste gare? Quelle in cui l’organizzazione “chiude un occhio su tutto”. L’importante è far contenti tutti ed incassare. Ragionamento che fila, fin che il telo termico o la giacca in goretex non possono salvare la vita.
b.     TRAILER: Corridori che pretendono gli standard di sicurezza delle gare su strada in montagna. E’ impossibile che ciò avvenga ed è criminale da parte delle federazioni e di alcuni organizzatori promettere un qualcosa che non possono promettere.
c.    TRAILER: Chi corre in montagna e pretende di essere garantito dall’organizzatore riguardo a comodità, sicurezza totale del percorso e condizioni meteo deve solo cambiare attività. Dimostra di non avere capito nulla della montagna. In montagna la sicurezza si ottiene con la formazione: come comportarsi in condizioni difficili.
d.     ORGANIZZATORI di gare corte (10/30 km) che sbeffeggiano regolamenti restrittivi dicendo che in una gara breve non serve portarsi dietro nulla. Ridono di quelli che impongono equipaggiamento di sicurezza e zaino. Incompetenti ed ignoranti: non sono solo i chilometri di gara a determinare le dotazioni di emergenza, ma soprattutto quelle del terreno e della stagione. Una gara da 20 km in quota ed in zone remote, necessita di attrezzatura, più di una gara di 100 km su asfalto.
e.     TRAILER che corrono a rotta di collo in condizioni di pericolo. Sono solo candidati all’infortunio. In montagna bisogna mettere sempre al primo posto la sicurezza, e questo significa anche fermarsi o rallentare, se serve. Ho appena presentato Ipertrail (164km in pieno inverno) e già sono rimasto allibito da quanto la gente possa essere fuori di testa. Un triestino, quindi conoscitore del territorio, che pur avendo pochissima esperienza ed essere noto nel mondo del trial non per i suoi risultati ma per la sua boria ed egocentrismo, commenta: “una gara veloce da 24 ore”. Certo: 164 km il 6 gennaio in totale autonomia con vento a 200 km ora, neve, ghiaccio e punti dove va battuta traccia, la fai in 24 ore. Lo stesso percorso, visto dal vincitore della più prestigiosa gara invernale, è stato definito come “insidioso”. Dopo questo galletto borioso, c’è stato anche chi ha presentato un curriculum di gare falso, inserendo gare iniziate ma non finite. Se vi chiediamo le vostre esperienze è per garantire la vostra sicurezza, mentendo vi mettete in pericolo da soli e non comprendete i concetti basilari della montagna. Non si prende in giro madre Natura. A barare o andare contro il regolamento non dimostrate di essere più furbi, ma vi mettete in pericolo!
Ficcatevi in testa che in montagna non siete sulla pista di atletica.
Stampatevi in testa che per correre in montagna dovete prima conoscere la montagna.
Scordatevi che gli organizzatori possano garantire sempre la vostra sicurezza.
Scordatevi di andare in montagna a correre se siete atleti forti ma non conoscete bene le regole della montagna.
Ieri è scomparso uno di noi. Un ragazzo giovane con famiglia.
È scomparso pur essendosi comportato in modo coscienzioso ed essendo esperto di montagna.
Ed è scomparso ad una gara dove gli standard di sicurezza erano tra i più alti del settore e dove non era umanamente possibile fare di più.
Pensate quanta fortuna immeritata avete avuto voi caproni ignoranti che andate allo sbaraglio senza nessuna precauzione.
Imparate da questa tragedia e fermatevi a riflettere.

CORRERE IN MONTAGNA NON È UNA MODA. E’UNO SPORT PERICOLOSO.


Fonte: Sent1erouno


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