Pubblico molto volentieri quanto riportato sul sito "Sent1erouno" riguardo l'incidente successo ieri al Trail dei 3 Castelli dove purtroppo è morto, per una tragica fatalità, uno di noi Trailer l'amico Mario Pantanali.
Molto spesso, attratti dal fascino delle montagne e delle gare trail, si tende a dimenticare che la Montagna in brevissimo tempo può trasformarsi in un ambiente completamente ostile e molto pericoloso, e questo viene ben evidenziato nel post sottoriportato.
È anche altrettanto vero che prima di sparare cazzate immani sui social, sui giornali e alla televisione, bisogna sapere di cosa si sta parlando, conoscere a fondo l'argomento, valutare tutti gli aspetti che hanno determinato l'incidente, prima di arrivare ad arrogarsi sentenze nei confronti di chiunque come se si avesse la verità assoluta in tasca.
Io e altri amici abbiamo corso il 3 Castelli. È vero che nel pomeriggio il tempo è peggiorato, ma il vero temporale è durato pochi minuti e gli organizzatori avevano ben presidiato tutti i vari punti più pericolosi del percorso. L'organizzazione a mio avviso è stata impeccabile e credo che se le condizioni lo avessero richiesto non avrebbero esitato a sospendere la gara.
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La montagna
è pericolosa. Sempre.
La
corsa in montagna è uno sport pericoloso. Non una moda.
Chi decide
di correre in montagna, deve essere sempre consapevole che possono succedere
delle disgrazie.
Svegliatevi!
Il trail non
è una “moda”: è una disciplina che nulla ha a che vedere con la corsa su
strada.
Voi che
iniziate a correre sui sentieri, dovete prima apprendere le regole base della
montagna, dell’escursionismo, e prendere consapevolezza del fatto che state
facendo una cosa che potenzialmente potrebbe uccidervi. Anche con una semplice
scivolata.
Faccio
una premessa legata ai fatti di attualità.
Ero
presente ai Tre Castelli ed io stesso ho rallentato l’andatura per delle
condizioni che ho reputato richiedere attenzione. Le mie precauzioni però sono
andate a sommarsi ad un duro lavoro organizzativo e di sicurezza messo in atto
dal Trail dei Tre Castelli. Una macchina di controllo ed assistenza sul
percorso che in poche gare ho visto. Eppure è successa una tragedia, e non è
successa nemmeno nel punto più pericoloso. A questo si aggiunge il fatto che è
successa ad una persona che aveva esperienza e si stava comportando con
coscienza.
La
prova che anche quando tutti fanno le cose bene, una disgrazia può accadere.
Il problema
vero è che spesso le cose non vengono fatte bene e questo fatto,
nel suo essere tragico, spero che lasci un’eredità positiva aiutando a capire
la giusta dimensione delle cose e salvando altre vite.
Da qui al
dolore per la recente disgrazia, prende il posto la rabbia ed il disprezzo per
tutta quella gentaglia, giornalisti, commentatori di Facebook e blogger che,
come avvoltoi, lanciano accuse, sentenze e che cercano la responsabilità degli
organizzatori. Ora vogliono qualcuno a cui dare la colpa. Ci dispensano le loro
perle di saggezza, quando di montagna non ne sanno nulla.
Queste
persone dimostrano solo quanto siano inopportune ed incompetenti in materia,
oltre ad essere rivoltanti per il loro pontificare sulle tragedie.
Il tempo in
montagna può cambiare repentinamente ed anche una giornata di sole, con
previsioni stabili, può lasciare spazio ad un temporale improvviso in quota.
In questi
anni ho visto cose che mi hanno fatto più volte accapponare la pelle.
Sia dalla
parte degli organizzatori che da parte dei concorrenti.
Ne cito
alcune.
a. ORGANIZZATORI: Trail che spuntano come i funghi con regolamenti
ridotti all’osso, senza materiale obbligatorio e senza controlli per non
infastidire i concorrenti, anzi i “clienti”. Dico questo perché c’è chi
organizza senza esperienza vera e verificabile e senza applicare controlli e
sanzioni, è solo un criminale venditore di pettorali. Non iscrivetevi a quelle
gare, anche se il percorso vi piace. Quali sono queste gare? Quelle in cui
l’organizzazione “chiude un occhio su tutto”. L’importante è far contenti tutti
ed incassare. Ragionamento che fila, fin che il telo termico o la giacca in
goretex non possono salvare la vita.
b. TRAILER: Corridori che pretendono gli standard di
sicurezza delle gare su strada in montagna. E’ impossibile che ciò avvenga ed è
criminale da parte delle federazioni e di alcuni organizzatori promettere un
qualcosa che non possono promettere.
c. TRAILER: Chi corre in montagna e pretende di essere garantito
dall’organizzatore riguardo a comodità, sicurezza totale del percorso e
condizioni meteo deve solo cambiare attività. Dimostra di non avere capito
nulla della montagna. In montagna la sicurezza si ottiene con la formazione:
come comportarsi in condizioni difficili.
d. ORGANIZZATORI di gare corte (10/30 km) che sbeffeggiano
regolamenti restrittivi dicendo che in una gara breve non serve portarsi dietro
nulla. Ridono di quelli che impongono equipaggiamento di sicurezza e zaino.
Incompetenti ed ignoranti: non sono solo i chilometri di gara a determinare le
dotazioni di emergenza, ma soprattutto quelle del terreno e della stagione. Una
gara da 20 km in quota ed in zone remote, necessita di attrezzatura, più di una
gara di 100 km su asfalto.
e. TRAILER che corrono a rotta di collo in condizioni di
pericolo. Sono solo candidati all’infortunio. In montagna bisogna mettere
sempre al primo posto la sicurezza, e questo significa anche fermarsi o
rallentare, se serve. Ho appena
presentato Ipertrail (164km in pieno inverno) e già sono rimasto allibito da
quanto la gente possa essere fuori di testa. Un triestino, quindi conoscitore
del territorio, che pur avendo pochissima esperienza ed essere noto nel mondo
del trial non per i suoi risultati ma per la sua boria ed egocentrismo,
commenta: “una gara veloce da 24 ore”. Certo: 164 km il 6 gennaio in totale
autonomia con vento a 200 km ora, neve, ghiaccio e punti dove va battuta
traccia, la fai in 24 ore. Lo stesso percorso, visto dal vincitore della più
prestigiosa gara invernale, è stato definito come “insidioso”. Dopo questo
galletto borioso, c’è stato anche chi ha presentato un curriculum di gare
falso, inserendo gare iniziate ma non finite. Se vi chiediamo le vostre
esperienze è per garantire la vostra sicurezza, mentendo vi mettete in pericolo
da soli e non comprendete i concetti basilari della montagna. Non si prende in
giro madre Natura. A barare o andare contro il regolamento non dimostrate di
essere più furbi, ma vi mettete in pericolo!
Ficcatevi
in testa che in montagna non siete
sulla pista di atletica.
Stampatevi
in testa che per correre in montagna
dovete prima conoscere la montagna.
Scordatevi che gli organizzatori possano garantire sempre
la vostra sicurezza.
Scordatevi di andare in montagna a correre se siete atleti
forti ma non conoscete bene le regole della montagna.
Ieri è
scomparso uno di noi. Un ragazzo giovane con famiglia.
È scomparso
pur essendosi comportato in modo coscienzioso ed essendo esperto di montagna.
Ed è
scomparso ad una gara dove gli standard di sicurezza erano tra i più alti del
settore e dove non era umanamente possibile fare di più.
Pensate
quanta fortuna immeritata avete avuto voi caproni ignoranti che andate allo
sbaraglio senza nessuna precauzione.
Imparate da
questa tragedia e fermatevi a riflettere.
CORRERE IN MONTAGNA NON È UNA MODA. E’UNO
SPORT PERICOLOSO.
Fonte: Sent1erouno
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