giovedì 14 luglio 2016

SEI UN TRAILER SE...



Questa serie definizioni della classifica stilata da Francesco Rigodanza, 
ricavate dal Forum di Spirito Trail, che viene costantemente alimentata dai vari utenti del forum, è troppo bella per non essere condivisa sul nostro blog, anche perchè rispecchia fedelmente la realtà di noi trailers.

Sei un Trailer se:
  1. Anche se sono vent'anni che non vai a catechismo sai benissimo quante stazioni ha una Via Crucis.
  2. Il lunedì apri con terrore la mail, non per lavoro, ma per vedere se qualcuno ti ha rubato dei segmenti su STRAVA.
  3. Un allenamento lungo di 5 ore in compagnia diventa una corsa di due ore e un terzo tempo di tre.
  4. La tua bacheca di FB è al 90 % composta da foto di montagne, gare e schermate del GPS.
  5. La tua soap opera preferita non è “Beautiful” ma “Tor contro 4K”.
  6. Il weekend all’alba sei già con le scarpette ai piedi.
  7. Il weekend alle dieci sei già al bancone delle birre.
  8. Conosci almeno 3 diversi tipi di fango.
  9. Tieni sempre in macchina un paio di scarpe pronte perché non si sa mai.
  10. I tuoi progetti di vita iniziano a includere tra le varie possibilità il trasferimento in un paesino in montagna.
  11. Non hai ancora capito come si calcola sto punteggio ITRA però te ne bulli lo stesso con gli amici a chi c’è l’ha più grosso.
  12. Le gare non le chiami per nome ma per sigle.
  13. Sai che cos’è la sborellosi e il morbo di Lhyme.
  14. In una gara non hai paura del dislivello ma dei tratti corribili.
  15. Prima il tuo armadio era pieno di vestiti e poi c’era un cassetto di abbigliamento sportivo. Adesso il tuo armadio è vuoto, il cassetto è pieno di vestiti e l’abbigliamento sportivo è disseminato in giro per la casa, in particolare sulle sedie.
  16. Se nevica si va subito fuori.
  17. Conosci la data di ogni domenica da qua al 2024.
  18. Ogni 12 mesi collezioni punti per non farti estrarre all’UMBT.
  19. Vorresti che la tua dolce metà fosse un/una fisioterapista.
  20. Spacci le gare lunghe per degli allenamenti in sicurezza per preparare un grande evento a cui non arriverai intero a causa di tutte le gare fatte.
  21. Ti sei accorto che al punto 18 la sigla l’ho scritta sbagliata.
  22. Ormai conosci tutte le zone della provincia in cui si potrebbe andare a camporella.
  23. In inverno la sera metti a ricaricare due cose: il cellulare e la frontale.
  24. Quando vai in montagna sai già quanto togliere ai tempi di percorrenza dei segnali!
Fonte: SpiritoTrail

CORSO PER MEDICI DI GARA DI SKYRUNNING, TRAIL E ULTRATRAIL




Nei giorni 7, 8 e 9 luglio si è tenuto a Courmayeur in Valle d'Aosta, il corso organizzato dalla Società Italiana di Medicina di Montagna e accreditato per medici, infermieri e fisioterapisti che intendevano acquisire professionalità nell'assistenza alle competizioni di corsa in montagna.

Il corso di formazione accreditato (20 crediti ECM) ha trattato le tematiche dell'allenamento, dell'alimentazione e delle patologie d'alta quota; ipotermia, congelamenti e patologie da traumi.

Particolare attenzione è stata riservata agli aspetti organizzativi e medico legali.

Sono state previste anche sessioni pratiche sul trattamento delle patologie ortopediche minori sul campo con bendaggi funzionali, sulla preparazione di uno zaino sanitario e come tenersi in forma per praticare gli sport alpini con l'aiuto di un preparatore atletico.

Il corso, patrocinato dall'Azienda USL Valle d'Aosta, dalla FISKY (Federazione Italiana Skyrunning), dalla Fondazione Montagna Sicura, OMCEO Valle d'Aosta, è iniziato con l'introduzione dei Dr. Guido Giardini e Jean Pierre Fosson ed ha visto il Dr. Giulio Sergio Roi nella funzione di moderatore.

Questi i relatori che si sono alternati trattando i seguenti argomenti :

  • Marco Vagliasindi - “La montagna come ambiente di gara”
  • Fabio Meraldi - “ I percorsi : skyrunning, trail e ultratrail”
  • Roberto Mattioli - “ I regolamenti delle competizioni, i cancelli orari e il materiale obbligatorio”
  • Flavio Saltarelli - “ Assicurazioni e responsabilità degli organizzatori, dei partecipanti e del medico di gara”
  • Alessandro Capra - “ Idoneità sportiva agonistica per Skyrunning, trail e ultratrail”
  • Giulio Sergio Roi - “ Epidemiologia skyrunning, trail running e ultratrail”
  • Enrico Visetti - “ I punti di assistenza e l'organizzazione del soccorso in gara”
  • Marco Cavana - “ Ipotermia in gara”
  • Luca Cavoretto - “ Colpo di calore e disidratazione in gara”
  • Lorenza Pratali - “ Mal di montagna ed edemi d'alta quota in gara”
  • Massimo Stella - “ Patologie dell'apparato osteoarticolare in gara o dopo la gara”

Giulio Sergio Roi , Davide Tassaro - “Il medico deve tenersi in forma. Catene muscolari, core, allenamento funzionale”

Marco Cavana, Luca Cavoretto - “ La preparazione dello zaino medico”

Lorenzo Visconti, Gigi Devizzi - “ Sessione bendaggio funzionale e kinesio taping”

Al corso tenutosi a Villa Cameron, località La Palud , sede della Fondazione Montagna Sicura, hanno partecipato oltre venti medici e infermieri provenienti dalle varie regioni.

Di Roberto Mattioli




COME PREVENIRE E COMBATTERE I DISTURBI TIPICI DI CHI FA SPORT E SI ALLENA INTENSAMENTE



Chi pratica regolarmente sport, con allenamenti intensi e frequenti è esposto a patologie da sovraccarico ripetuto e può accusare dolori e infiammazioni. In questi casi, il ricorso ai farmaci è in genere la via più facile e veloce per risolvere il problema, ma esiste un metodo più semplice e soprattutto naturale per combattere e prevenire questi disturbi:

l’alimentazione.
Determinati alimenti, infatti, svolgono la stessa funzione del farmaco di sintesi e proprio per questo sono detti “alimenti antinfiammatori”.

Non si parla pertanto di dieta, in questo caso, come di un regime alimentare volto alla perdita di peso. Una dieta antinfiammatoria come ad esempio la Zona, infatti, non si pone come obiettivo il calo ponderale ma una selezione dei cibi con l’esclusione di alcuni alimenti nocivi e l’introduzione di altri con proprietà benefiche. Talvolta inoltre i soggetti che seguono questa alimentazione, in genere apprezzano anche una relativa perdita di peso e l’ottenimento della forma fisica ottimale.

I principi di una dieta antinfiammatoria quale è la Zona, non si discostano molto dai sani principi della dieta mediterranea, quella di cui parlò Ancel Keys più di 60 anni fa a base di pesce e alimenti ricchi di polifenoli: entrambe prevedono, infatti, il consumo giornaliero di almeno cinque porzioni di frutta e verdura (preferibilmente di stagione), l’assunzione di pesce ricco di acidi grassi omega-3, l’apporto quotidiano di carboidrati “buoni”, a basso indice glicemico (meglio se integrali) e l’assunzione sporadica di carne, prediligendo le carni bianche, più magre delle rosse.

In tutti i casi si tratta di alimenti antinfiammatori, in quanto la manipolazione dei macronutrienti in essi contenuti consente di rinforzare le difese immunitarie inibendo l’infiammazione causata da allenamenti ad elevata intensità. In particolare è importante equilibrare e scegliere adeguati macronutrienti (carboidrati, lipidi e proteine) e micronutrienti (acqua, vitamine e sali minerali).


Carboidrati alimentari

Importante è prediligere carboidrati a basso indice glicemico per evitare picchi insulinemici con aumento del tessuto adiposo, ipoglicemia reattiva e aumento dello stato infiammatorio dell’organismo, come precedentemente spiegato. Sotto sforzo e nel recupero, la glicemia deve rimanere in range ottimali, non deve scendere eccessivamente, infatti glucosio e glutammina sono carburanti critici per le cellule del sistema immunitario e servono per la produzione dei linfociti, importanti cellule della difesa immunitaria.

Se non si apportano adeguate quantità di glucosio con l’alimentazione, per  mantenere la concentrazione di glucosio nel plasma,  l’organismo aumenta il rilascio di ormone adrenocorticotropo e di cortisolo. Tale ormone diminuisce la funzione immunitaria. Il sovrallenamento può far aumentare il rilascio di cortisolo.

L’ingestione di bevande che contengono glucosio durante e dopo esercizio fisico intenso e di durata ha dimostrato di aumentare il glucosio nel sangue, di migliorare la performance di resistenza nella corsa e di diminuire i livelli di cortisolo plasmatico e la diffusione di leucociti. L’assunzione di carboidrati attenua la risposta infiammatoria all’ esercizio intenso attraverso la riduzione dei livelli di IL-6 e cortisolo.
Così, durante allenamenti intensi e di lunga durata, si possono assumere preparati a base di malto destrine e fruttosio.

Grasso alimentare

I lipidi possono modulare la funzione immunitaria attraverso diversi fattori. I grassi sono utilizzati come combustibile da parte dei linfociti; tuttavia, quando sono più attivi in seguito a uno stimolo immunitario, i linfociti sembrano accelerare il loro metabolismo con l’utilizzo del glucosio. Inoltre, la quantità e il tipo di lipidi alimentari modulano la biochimica del sistema immunitario cellulare, compresa la produzione di citochine.

I lipidi alimentari Omega-6 generalmente aumentano i livelli di citochine pro-infiammatorie e PGs infiammatorie, mentre gli acidi grassi omega-3 possono avere l’effetto contrario, ovvero hanno azione antinfiammatoria.

L’esercizio provoca alcune lesioni a muscoli e articolazioni che possono aumentare i livelli dei mediatori infiammatori. Negli esseri umani è stata dimostrata una diminuzione nella produzione di citochine pro-infiammatorie a seguito dell’assunzione per via orale di acidi grassi polinsaturi omega-3 di origine marina, in quantitativi che variano da moderati ad elevati.

Numerosi studi hanno dimostrato come l’assunzione di omega 3 (sotto forma di olio di pesce) ha portato ad una diminuzione della produzione di citochine pro infiammatorie e quindi una diminuzione dello stato infiammatorio dell’organismo. Altri studi hanno dimostrato che l’aumento dei livelli di grassi nella dieta conduce ad un significativo innalzamento dei i livelli di citochina anti-infiammatoria IL-2 dopo l’esercizio. Dunque l’esercizio fisico abbinato a una dieta ad alta percentuale di grassi omega-3 possono aumentare i livelli di IL-2 e diminuire quelli di IL-6; in tal modo la quantità di citochine pro- infiammatorie può essere modulata attraverso una maggiore assunzione di grassi omega-3 abbinata agli effetti anti-infiammatori dell’esercizio.

Proteine alimentari

Anche il giusto apporto di proteine gioca un ruolo importante nella produzione delle cellule del sistema immunitario. In uno studio, ad esempio, è stato valutato l’effetto di una dieta ricca di proteine (rispetto a una dieta di controllo delle stesse) in relazione alla circolazione di leucociti e ai sintomi di infezione delle vie respiratorie superiori dopo 7 giorni di allenamento ad alta intensità nei ciclisti.

L’esercizio ad alta intensità ha dimostrato un’attenuata risposta leucocitaria (ovvero diminuzione della funzione immunitaria), ma il consumo di proteine ne ha ripristinato la circolazione osservata durante l’allenamento ed è stato anche associato ad un minor numero di sintomi delle vie aeree superiori. 

L’integrazione di amminoacidi a catena ramificata (BCAA) può promuovere e migliorare le risposte immunitarie nel muscoli scheletrici. Di recente è stato riportato che la somministrazione di BCAA può esercitare un ruolo antinfiammatorio o modulare indirettamente lo stato infiammatorio e l’equilibrio delle cellule muscolari per favorire la risposta biologica e l’adattamento del tessuto durante l’allenamento.

I micronutrienti

La capacità antiossidante di diversi micronutrienti alimentari è interessante per supportare i sistemi endogeni di difesa antiossidante degli atleti, controbilanciando gli effetti negativi del danno ossidativo da radicali liberi. Gli integratori studiati finora negli atleti comprendono zinco, composti antiossidanti (ad esempio, le vitamine C ed E, beta-carotene, N-acetilcisteina), vitamina B12 e acido folico (vitamina B9). Inoltre, alcuni nuovi integratori sono stati di recente messi in luce, come ad esempio, la curcumina,  la quercetin, il the verde i β-glucani .

I Beta glucani sono polisaccaridi presenti nella crusca di avena e orzo, nella parete cellulare di lievito di birra e in alcuni tipi di funghi.
L’integrazione con antiossidanti di diverso tipo potrebbe fornire una maggiore protezione dei tessuti contro lo stress ossidativo indotto dall’esercizio fisico. Infatti, l’uso di una singola sostanza nutritiva antiossidante non è consigliato. Non sono presenti dati relativi ad alti dosaggi di vitamine antiossidanti per prevenire l’immunosoppressione legata all’esercizio, anche se è stato dimostrato che una dose moderata sia in grado di supportare gli atleti che si allenano ogni giorno.

Attualmente, l’integrazione di vitamina B12 è considerata importante; per esempio, una carenza di vitamina B12 o di acido folico può provocare un’alterata risposta proliferativa dei linfociti a mitogeni e una riduzione della capacità fagocitaria per i neutrofili.

I livelli di alcuni minerali possono essere molto importanti per il funzionamento dello stato immunitario degli atleti. Importanti in particolare lo zinco, ferro, selenio e rame. Pertanto prediligere cereali integrali (orzo,farro e avena ad esempio) e non far mancare verdura e frutta nei vari pasti permette un adeguato apporto di questi Sali minerali.

Fonte: RunLovers


mercoledì 13 luglio 2016

METEO – PROGRAMMARE UN ALLENAMENTO DI CORSA IN MONTAGNA



Programmare un allenamento di corsa in montagna può sembrare cosa facile, ma spesso gli imprevisti possono trasformarsi in veri e propri pericoli!  Quando si è alle ”prime armi”, l’entusiasmo ci porta a sottovalutare gli eventi esterni ed a sopravvalutare le nostre capacità.  Se si vogliono evitare spiacevoli sorprese, ci sono alcuni aspetti da valutare attentamente:

  • Quota di partenza e quota massima che raggiungeremo
  • Previsioni meteo previste per la zona di allenamento
  • Presenza lungo il percorso di rifugi, bivacchi, case abitate e ripari naturali
  • Presenza di acqua potabile e rifugi gestiti
  • Vie di fuga e di rientro


Analizziamo adesso punto per punto i vari aspetti da valutare:

  • Sapere quale sarà la quota di partenza e la quota massima della nostra sessione di allenamento è molto importante in quanto le temperature possono variare enormemente, esponendoci a pericoli diversi, colpi di calore, principi di congelamento, neve e ghiaccio lungo il percorso. Possiamo così valutare la possibilità di portare a seguito una maglia di ricambio, un paio di guanti, un cappellino o un cappello per il freddo, un paraorecchie oppure un tipo di calzatura adatta, tipo goretex oppure no.
  • Le previsioni meteo dovrebbero sempre essere valutate attentamente, soprattutto se la durata del nostro allenamento si protrarrà per molte ore. Si deciderà di portare con se, se necessario, un kway, una giacca in goretex, un copripantalone impermeabile oppure, se le previsioni sono pessime, valutare di rimandare o annullare il tutto.
  • Molto importante conoscere la posizione di luoghi e strutture in cui ci si possa riparare in caso di maltempo, temporale, grandine etc. Spesso questa valutazione può effettivamente salvarci la vita!
  • La presenza di acqua potabile  e Rifugi gestiti lungo il percorso può essere importante nel momento in cui si deve decidere quale quantità di liquidi e solidi portarsi per tutto il percorso.  Il peso del marsupio o dello zaino da trasportare diventa sempre più importante man mano che la distanza e le ore aumentano. La sosta in un Rifugio gestito, accogliente e spesso capace di fornirci ottime e gustosissime bontà culinarie può essere molto importante sia per il fisico che per lo ”spirito” e ci potrebbe garantire una autonomia maggiore e la possibilità di allungare ulteriormente la durata e la distanza del nostro allenamento.
  •  Conoscere la posizione di vie di fuga e di rientro potrebbe garantirci la possibilità di interrompere il nostro allenamento in caso di eventi meteo avversi oppure di eventi imprevisti, crampi, distorsioni a caviglie, dislocazione di una spalla in seguito a cadute accidentali, oppure il semplice rientro anticipato causato dalla sovravalutazione delle nostre capacità fisiche e di tenuta.






RECORD DI KILIAN JORNET BURGADA: IN 12 ORE SCALA DUE VOLTE IL MONTE BIANCO



Kilian Jornet, il più grande atleta del panorama del trail e dello sci alpinismo, ha deciso di stupirci con un'altra delle sue incredibili performance.

La scorsa settimana, più precisamente martedì 5 luglio, grazie ad una scommessa fatta con il compagno di squadra del Team Salomon Tom Owens, che gli ha chiesto se fosse mai salito 2 volte in vetta al Monte Bianco in un giorno, Kilian ha preso scarpette, maglietta e pantaloncini ed è partito alle 5.30 di mattina da Les Houches (Francia), paesino nei pressi di Chamonix.

Dopo circa 4 ore e 20' ha raggiunto la Cima del Monte Bianco seguendo la via normale del versante Francese. Ha quindi iniziato la discesa sul versante Italiano e ha raggiunto il Rifugio Gonnella dove ha fatto una breve pusa, il tempo di mangiar un panino, e ha quindi ripreso la salita verso la cima che ha raggiunto nuovamente dopo 9 ore e 50'.

Dalla cima è quindi ridisceso per la via normale Francese per ritornarsene tranquillo a Les Houches dopo circa 12 ore e 6.700 m D+.

Ovviamente con estrema serenità Kilian ha commentato l’impresa dicendo: “Un buon allenamento in quota”.

Kilian, nell’ambito del suo progetto ‘Summits of my life‘, che lo vede impegnato a migliorare i primati di salita e discesa delle più note montagne del mondo, vanta già il record sull’Aconcagua, in Argentina (12 ore e 59 minuti), sul Monte Bianco (8 ore e 42 minuti), sul Cervino (2 ore e 52 minuti) e sul McKinley, in Alaska (11 ore e 48 minuti).


Adesso, sempre nell'ambito del progetto Summits of My Life, sta preparando l'ultimo appuntamento, il più importante, il record, se così lo vogliamo definire, di salita e discesa alla cima dell'Everest 8848 m partendo dal campo base.

SENZA CAMPO BASE - Il suo progetto è quello di salire e scendere la montagna in un giorno, senza un campo base. «Con uno zaino di 40 litri puoi andare ovunque, sono 10 chili. L’obiettivo è quello di tentare di fare l’Everest nello stesso giorno». Kilian pensa al Corridoio Norton o alla Horbein, anche se sembra avere deciso per il Norton perché, anche se c’è più rischio di valanghe, solitamente è in condizioni migliori, con meno ghiaccio.

RECORD O NO? - «IL record su montagne come l’Everest è quasi una scusa, l’idea principale è di andare sull’Everest senza una spedizione».

ACCLIMATAMENTO - Kilian vuole andare sull’Everest con quattro persone e si prenderà il suo tempo per acclimatarsi, ma non troppo: «Si passi molti giorni in alta montagna inizi a fare fatica. Per fare la vetta devi essere acclimatato, però se vuoi essere rapido, a un certo punto inizia la curva della fatica».



Cosa dire se non auguragli un enorme "in bocca al lupo"



lunedì 11 luglio 2016

Rischio di overtraining estivo


Tutti noi podisti sperimentiamo in questi giorni i forti disagi e la fatica di correre in un contesto ambientale alterato a causa del clima estivo, poco favorevole alle prestazioni di resistenza. Le alte temperature dell'aria, combinate ad un tasso di umidità elevato, contribuiscono ad aumentare la difficoltà del corpo a passare il calore metabolico (prodotto con l'esercizio) nell'aria.

La conseguenza più immediata, nonostante tutti gli accorgimenti che si possono adottare, è l'aumento della temperatura interna nel corpo, aspetto che l'organismo mal tollera anche per pochi minuti. Tale situazione mette quindi in uno stato di “allarme” numerosi organi del corpo e, proprio perché la situazione è fisiologicamente alterata, il rendimento sportivo cala. E' necessario assecondare questa perdita di efficienza, rilevabile con un rallentamento dei ritmi di corsa (normalmente di una decina di secondi per chilometro, ma non uniformemente per ogni tipo di sollecitazione fisica), con una riduzione dell'autonomia di corsa e con un aumento delle pulsazioni.

Queste reazioni fisiologiche sono normali per le condizioni ambientali in cui ci si ritrova a correre in estate, ma meno durano e meglio sarebbe, proprio perché gli organi sono attivati in modalità “allarme”. Il protrarsi di sforzi fisici sostenuti in situazioni fisiologiche stressanti, nelle quali il rapporto sforzo e rigenerazione tende ad essere sbilanciato, porta il corpo in uno stato di forte attivazione ormonale, dal quale può originare un black out del sistema nervoso centrale che non attiva più le risposte fisiologiche di adattamento alle sollecitazioni indotte dall'allenamento.


Si deve quindi essere molto sensibili nel gestire gli sforzi delle varie sedute, e rapportale a adeguati tempi di rigenerazione. Non è tutto sommato difficile gestire questo rapporto perché si tratta di modulari i carichi di allenamento a) rallentando i ritmi di corsa b) riducendo il chilometraggio c) allungando le pause nelle sedute intervallate. Combinando questi tre elementi si riesce a mantenere un'efficace stimolazione allenante. Per esempio, non si agisce sul punto a) (non si rallentano i ritmi di corsa), ma si fanno meno chilometri (punto b) e/o si allungano le pause (punto c). Questa combinazione è la più consigliata in modo da mantenere un buon livello di efficienza ed è valida per i podisti che si dedicano alle gare di 5-10km.


I podisti che hanno in programma una maratona dopo metà settembre, o entro la metà ottobre, devono invece agire sul punto a) rallentando i ritmi di corsa, ma non riducendo il carico chilometrico (punto b), ed allungando invece i tempi di recupero (punto c).

Mantenere inalterati i tempi di recupero in occasione delle sedute intervallate è la soluzione meno indicata perché maggiormente stressante, ma si può anche fare ogni tanto (ogni 10 giorni), quando si vuol mantenere un alto stimolo allenante. Per questo periodo io programmo agli atleti che alleno sedute intermittenti (20-25x100m con “recupero” di 10-15”). 


Lo stimolo è molto elevato ed intenso, ma la sollecitazione specifica dura poco (15-20' e la seduta 40-45', compreso il riscaldamento e il defaticamento). Il vantaggio di questa seduta è che per i tre successivi giorni si può correre poco in quanto la sollecitazione sostenuta perdura a lungo (alta variazione della supercompensazione).

Ciò che si deve invece evitare è il logorio, il deperimento indotto da sedute che durano molto, anche se corse ad andatura lenta lenta e quindi che determina poco disagio. Gli sforzi blandi tendono:

1. a produrre minime reazioni fisiologiche (bassa variazione della supercompensazione e quindi allenamento poco efficace)

2. a far scadere l'efficienza meccanica (aumento del corso energetico e/o basso rapporto dispendio energetico/rendimento meccanico), che nel tempo si ripercuote nelle prestazioni cronometriche

3. ad anemizzare (perdita elevata di ferro)

4. ad aumentare dispersione di elettroliti

Quindi, in estate meglio non andare a correre quando gli effetti positivi dello sforzo sono appena di poco superiori ai negativi: sarebbe come investire 100€ per guadagnarne 101. Qualcuno penserà che è sempre meglio di niente, ma il logorio per quell'euro in più potrebbe probabilmente emergere nel tempo, vale a dire nelle settimane e nei mesi successivi.

In estate quindi può essere vantaggioso se qualche volta si rinuncia ad andare a correre, specialmente per fare poco/niente (8-10km di corsa blanda). Meglio invece pedalare per 60-90' con buona cadenza. Gli sforzi in bici in estate sono meno pesanti perché la velocità che si tiene pedalando è molto favorevole per l'allontanamento del calore, come una sorta di ventilatore mobile.


Fonte: NewsLetters Orlando Pizzolato


venerdì 8 luglio 2016

ALLENAMENTO E RECUPERO (2): IL TAPERING










Dott. in Scienze Motorie


Secondo articolo del macro-argomento relativo al recupero.(qui trovi la prima parte)
Dopo aver spiegato il concetto di supercompensazione, fondamentale per capire il rapporto tra carico allenante e recupero, affrontiamo ora un secondo importantissimo concetto: il tapering.
Nello sport di alto, altissimo livello, la competizione oltre ad essere il momento culminante del lavoro svolto durante la settimana, allenamento dopo allenamento, è anche mezzo determinante per raggiungere la miglior condizione grazie a ritmi altrimenti non ripetibili in allenamento. Ai giorni nostri la metodologia dell’allenamento sta virando però su un concetto: correre meno e meglio (di qualità), cercando di allenarsi al 110% per poi affrontare gare considerate “target”: un vero e proprio concetto agli antipodi rispetto al “correre per incrementare la condizione”.Il punto è che, al di la dell’idea perseguita, un coach deve riuscire a trovare il “timing”, corretto ed individualizzato sull’atleta, tra carichi allenanti e fasi di recupero riuscendo a raggiungere l’apice di condizione nel momento esatto della competizione più importante…non certo un gioco da ragazzi!Al di la delle infinite serie di variabili che possono ritardare uno o più picchi di forma occorre anche considerare come un atleta con alti carichi acuti di allenamento sarà maggiormente allenato, ma andrà incontro ad una fatica più elevata rispetto ad un atleta proveniente da un periodo di recupero più lungo, che al contrario però rischierà di essere meno allenato.

E quindi?!?!? Direte voi giustamente…come ci si avvicina ad una gara importante?

L’IMPORTANZA DI UN “TAPERING” CORRETTO:


Potremmo definire il tapering come una progressiva riduzione del carico di allenamento per un periodo di tempo variabile, avente il fine di ridurre lo stress psico-fisico dei carichi allenanti precedenti e di ridurre la fatica accumulata per poter raggiungere la massima prestazione in uno specifico momento.Italianizzando l’espressione siamo molto vicini a quello che veniva e viene definito tutt’ora scarico, anche se questo in realtà risulta essere più relativo ad un microciclo che ad un periodo di più lungo, inoltre nel tapering, come vedremo in seguito, si assiste ad un mantenimento dell’intensità previa riduzione del volume allenante. Piccole, ma sostanziali differenze quindi. 

Obiettivo dunque quello di ridurre la fatica e mantenere gli adattamenti precedenti per migliorare la prestazione. Alcuni studi di Mujika (1996), uno dei fisiologi più apprezzati al mondo, hanno inoltre evidenziato come esista un rapporto tra la percentuale di miglioramento della performance durante il tapering e l’aumento del rapporto tra testosterone e cortisolo, ove quest’ultimo è un fondamentale indicatore dello stato di fatica dell’atleta.


TAPERING: INTENSITA’ O VOLUME?
Come accennato poco sopra tapering significa anche intensità, diversi studi hanno infatti fatto emergere la miglior qualità di un periodo di avvicinamento alla gara in cui fosse stata mantenuta l’intensità rispetto ad un periodo in cui si fosse ridotta drasticamente.A questo punto vi domanderete di certo: se mantengo l’intensità che “scarico” è?Ovviamente la domanda è più che lecita, ma è chiara anche la risposta che ne consegue: si mantiene l’intensità allenante come parametro principale a discapito di una riduzione del volume, anche con percentuali maggiori del 50% (in alcuni casi prossime al 60-90%, Mujika 1998).Il mantenimento dell’intensità si tramuta in una miglior capacità di trasporto dell’ossigeno del sangue, in un aumento del glicogeno muscolare, in una maggiore attività degli enzimi mitocondriali e, tornando al rapporto cortisolo-testosterone, ad un aumento di quest’ultimo.Il calo anche sostanziale del volume invece non porta al disallenamento, purchè però non si esageri con lunghi periodi di riduzione dello stesso.

TAPERING: RIDURRE LA FREQUENZA?
La riduzione della frequenza di allenamento (il numero di sedute settimanali) viene spesso vista di cattivo occhio da atleti d’elite, pertanto è consigliabile togliere al massimo una seduta allenante oppure mantenere la solita frequenza; mentre un atleta allenato si, ma non professionista, può pensare di ridurre di un ulteriore giorno rispetto al proprio schema settimanale classico.

ESEMPIO DI TAPERING:


Prendiamo ad esempio il caso della nostra Francesca che tra 8 settimane sarà impegnata in un Trail impegnativo di 20 km.

FASE NORMALE / STANDARD
Francesca ha seguito il programma senza intoppi, gradualmente ha incrementato la propria condizione dopo aver lavorato sulle principali capacità condizionali.
DURATA: fino a 5 SETTIMANE DALLA COMPETIZIONE “TARGET”

FASE DI OVERREACHING
La condizione è buona, i test svolti sono confortanti e da questi è emerso come ci sia ancora del margine. Un piccolo sforzo aggiuntivo per cercare di incrementare l’intensità agendo a livello neuromuscolare e fisiologico.
DURATA: c.a 20 GIORNI – 2 SETTIMANE E MEZZO

Aumento dell’intensità di circa il 5% rispetto alla fase standard.

TAPERING
La nostra atleta è stanca dopo il carico e necessita di recuperare.Si procede al tapering: in questa fase si mantiene un allenamento settimanale ad alta intensità ma si provvede ad una riduzione del volume, Mantenere almeno un allenamento intenso le servirà per non far decadere la condizione, ma anzi, raggiungere uno status più elevato.
DURATA: c.a 20 GIORNI – 2 SETTIMANE E MEZZO


Mantenimento dell’intensità con riduzione del volume:1° settimana -40/50 % del volume standard2° settimana -60/70% del volume standard.

Ovviamente quello di qui sopra rappresenta un esempio (come vedrete la riduzione di volume proposta ed è stata nella prima settimana “meno coraggiosa” per ragioni relative ad alcuni allenamenti “di volume” non svolti nel periodo precedente) altrettanto ovvio che un allenatore debba considerare diversi aspetti qualora si appresti a preparare un periodo di tapering per il proprio atleta: dalla qualificazione dello stesso alla condizione del momento, oltre che conoscere lo stato psicologico e fisico magari avendo a disposizione uno storico degli anni precedenti.

Spesso infatti un metodo può dare grandi risultati per un atleta e negativi per un altro, occorre quindi studiare, conoscere e sperimentare, senza mai dare nulla per scontato oppure, ancora peggio, senza mai avere dubbi. I dubbi sono leciti e necessari per crescere e per trovare le soluzioni adatte alla risoluzione dei problemi, che nel percorso sportivo di ognuno di voi e nel rapporto coach-atleta certamente saranno presenti.

Visto che come lettori e come sportivi sarete sicuramente attenti ai numeri, in particolar modo quando si tratta di percentuali di miglioramento, voglio lasciarvi con un ulteriore incentivo allo sperimentare questo metodo: un tapering ben svolto è in grado di portare ad un miglioramento prestazionale del 2-3% (con picchi fino al 5-6%).

Leggendolo così forse penserete sia un margine trascurabile, ma se vi dicessi che potreste correre una mezza maratona invece di 4’00” al km a 3’55” e forse meno, cambierebbe la vostra visione?

Vi lascio con il dubbio (lecito e necessario…).



Dott. in Scienze Motorie
www.zetatraining.it
zetatraining@gmail.com

Fonte: InfinityRun





martedì 5 luglio 2016

FAMILY miniTrail: domenica 10 luglio, Carbonara (Pd) 9.30



Buon giorno a tutti,
anche miniTrail andrà in vacanza...

ma prima c'è un appuntamento da NON PERDERE

DOMENICA 10 LUGLIO 
CARBONARA DI ROVOLON (PD)
ORE 9.30 (ritrovo 8.30)

FAMILY MINITRAIL 2,2 KM 
circa percorso unico per bambini e ragazzi da 0 a 15 anni
iscrizione gratuita e riconoscimento per tutti

PREISCRIZIONI ONLINE:
















DOLOMITI SKAY RUN 01-02-03/07/2016



Dolomiti Sky Run,  ancora una volta, ancora insieme, ancora un'altro viaggio, ma questa volta da finisher, questa volta  l'avventura  si è chiusa sotto l'arco.

Mi porto via un'altra esperienza , un'altra sensazione, un'altra avventura che farà parte del mio bagaglio, del mio vissuto.

Ho sudato, riso , imprecato, sofferto. Mi sono emozionato nel vedere la roccia rosa, ho sognato sopra il Coldai, mi sono avvicinato alle stelle salendo al Lagazuoi, ho riempito gli occhi  sopra la forcella  Zità , ho fatto palpitare il mio cuore al passo Giau.

Mi sono perso nella bellezza delle dolomiti e mi  sono ritrovato nella durezza delle dolomiti bellunesi. Ho imprecato salendo nel buio  il muro del Gravedel e scendendo in picchiata tra sassi e radici umidi. MI sono maledetto in quella infinita strada che separa l'ultima forcella da Belluno.

Mi sono perso in calcoli  per immaginare il tempo di arrivo e mi sono ritrovato nella sicurezza della mia convinzione.

Ogni viaggio, ogni gara ha un insieme di istanti che uniti tra di loro la raccontano. Qui , in 37 ore , di instanti ce ne sono stati molti. La tranquillità del pre gara, gli amici con te, la prima salita per raggiungere il rifugio biella che apre il tuo cuore alla fatica. Il panorama visto da sopra il lago di Braies. La nebbia che nasconde la montagna in alcuni punti , come farebbe una ragazza per farsi immaginare senza spogliarsi.

La pioggia che scende  fredda sul tuo corpo sudato, l'umidità che ti regala una sensazione di calore insopportabile. I tuoi amici che dividono con te i loro racconti, le cime conquistate, la minestra calda del Falzarego che riscalda il tuo stomaco. La luce della frontale che illumina la tua strada nel buio della montagna. L'allegria del chiassoso ristoro del passo Giau.

La prima birra consumata con avidità e immenso piacere, proprio li al passo Giau, lasciando da parte il buon senso che non ti farebbe bere alcool in gara, ma il buon senso in una gara da 130 km è difficile da trovare.

La forcella del Camp , che agita in te i peggiori ricordi.

il Duran , la prima tappa importante. La forcella van de Zità che ti sorprende con la sua bellezza, la discesa subito dopo che manda in frantumi le tue caviglie e l'interminabile asfalto che separa la fine della discesa all'attacco del Gravedel, e infine  l'arco di una insonnolita Belluno che ti accoglie come una mamma appena svegliata, con quella maglia da finischer tanto cercata.... una birra per favore... anche questo viaggio è andato...


Massimiliano Tebaldi





lunedì 27 giugno 2016

INTEGRATORI: VOGLIAMO LA SALUTE O LA PERFORMANCE ?



Come salvare capra e cavoli

Trattandosi di una realtà a parte rispetto ai due universi rappresentati dagli alimenti e dai farmaci, considerazioni specifiche andrebbero riservate quando si parla di integratori. E invece molto spesso si cade nell’errore di immaginarli al pari livello degli alimenti, essendo esenti dall’obbligo di prescrizione medica. Una svista comune è anche assumere integratori senza una reale convinzione dei potenziali benefici, appellandosi, anche nel più negativo dei casi, ad una sostanziale assenza di effetti collaterali.
Gli integratori devono essere visti come principi attivi da utilizzare in modo calibrato e sotto un’indicazione esperta e competente. Da biologo nutrizionista vi propongo una classificazione recente (gennaio 2016) sugli effetti degli integratori che interessano da vicino lo sportivo:


Efficacia dei principi attivi presenti negli integratori per attività di resistenza, di forza e per la salute. Verde: forte evidenza di effetti sulla performance. Ocra: evidenze scarse o ancora da verificare. Marrone: mancanza di evidenza scientifica, oppure sostanza bandita dalla WADA (World Anti-Doping Agency), oppure alto rischio di contaminazione con sostanze bandite. Fonte: Free Radical Biology and Medicine - New Strategies in Sport Nutrition to Increase Exercise Performance (2016).


Diamo un rapido sguardo ad alcune delle sostanze il cui effetto positivo sulla performance è verificato.
Sulla caffeina abbiamo già ampiamente discusso, e sappiamo che oltre il 90% degli umani adulti fa uso quotidiano di almeno di una fonte di questa sostanza. Il suo consumo a basse dosi può dare risultati positivi all’interno di un programma di allenamento nell’ottica di riduzione della sensazione di fatica, tuttavia conoscendo gli effetti collaterali è opportuno evitarne il consumo ad alte dosi o in associazione con altri stimolanti. Personalmente mi trovo in disaccordo con gli autori della tabella qui sopra, in quanto riportare la caffeina nella colonna verde suggerisce in modo erroneo l’assenza di rischi associati alla sua assunzione.

La creatina è interessante più che altro per chi pratica sport di squadra e nei runners che si concentrano su distanze brevi e in pista. La somministrazione di creatina è in grado di aumentare fino al 20% i livelli fisiologici nel sangue, favorendo maggiore volume muscolare e forza esplosiva. Gli effetti collaterali sono a carico dei reni, soprattutto per integrazioni elevate sul lungo periodo.

Il succo di barbabietola è entrato di strapotenza nel mercato americano degli integratori, rappresentando una fonte sicura ed economica di nitrati. Tali sostanze producono una vasodilatazione muscolare, molto efficace nell’ossigenarne i distretti e massimizzandone il nutrimento e la rimozione delle scorie. Personalmente trovo importante il consumo di nitrati per favorire gli adattamenti dell’allenamento endurance sul lungo periodo, ma può essere addirittura essenziale nel limitare il danno muscolare in situazioni di ipossia, oppure in acidosi (utile dagli sprint a massima intensità, fino alle ultra sky race).

La beta-alanina, contenuta in prodotti animali come la carne, se apportata regolarmente è efficace nel migliorare l’esercizio breve ad alta intensità. Il suo apporto ad alte concentrazioni come ad esempio negli integratori può essere causa di blandi effetti collaterali come il formicolio cutaneo.

La vitamina D è estremamente potente in quanto pro-ormone in grado di agire sulla funzionalità di sistema immunitario, apparato cardiovascolare e muscolo-scheletrico. Un’esposizione alla luce solare di almeno 15 minuti/die ci assicura il soddisfacimento del fabbisogno minimo durante i mesi estivi; per il restante periodo dell’anno ci affidiamo alle fonti alimentari, tuttavia pochi cibi ne contengono quantità significative: latte, pesci grassi, uova e alcuni funghi cresciuti in serra. Una carenza può essere estremamente dannosa nel contesto di un programma di allenamento, poiché in grado di minare gli adattamenti muscolari e ossei -oltre alla regolarità degli allenamenti se viene coinvolto il sistema immunitario-. Integrare può essere una buona opzione soprattutto per chi spende molte ore della giornata in luoghi chiusi, facendo però attenzione a non oltrepassare il limite di 100 microgrammi giornalieri, soglia di tossicità stabilita dalle linee guida LARN del 2014.


Dopo una carrellata di sostanze con effetti benefici verificati spostiamo l’attenzione su principi attivi ancora in fase di vaglio scientifico, cercando di anticipare le risposte che ci darà la ricerca nei prossimi anni.

Le (-)-epicatechine contenute nel cioccolato fondente sono degli antiossidanti della famiglia dei flavonoidi, le cui molteplici azioni sembrano produrre adattamenti fisici positivi dell’atleta. In particolare un loro apporto regolare promuoverebbe la resistenza alla fatica muscolare, la formazione di nuovi vasi sanguigni e lo sviluppo del metabolismo aerobico (brucia-grassi). I dati clinici raccolti finora dimostrano un loro effetto sinergico con l’allenamento endurance in prospettiva di potenziamento della capacità aerobica. In attesa delle conferme scientifiche gli ultra-runners possono iniziare a testare su di se’ spuntini di cioccolato fondente (90% minimo) o ancor meglio i semi di cacao.

La vitamina B3 (niacina) si trova in molti prodotti animali (carne, pollame, pesce, uova) e verdure a foglia verde. In studi sul topo ha dimostrato buone capacità nell’induzione di adattamenti metabolici (aumento della spesa energetica e riduzione dei livelli di colesterolo nel sangue), tuttavia ogni aspetto deve essere ancora verificato sull’uomo.

Il resveratrolo è un potente antiossidante della famiglia degli stilbeni. La sua presenza si fa associare in maniera imprescindibile al vino rosso, ma è presente in moderate quantità anche in altri cibi come i mirtilli, cioccolato fondente, burro di arachidi e uva di qualità nera. In studi su animali ha dimostrato avere effetti importanti come promotore dell’ossidazione dei grassi e della capacità di endurance. Inoltre la sua popolarità è in crescita, tanto che lo troviamo in forma di integratore in molte farmacie. Pur essendo stato utilizzato con successo in alcuni trial clinici per la cura di individui obesi, al di fuori dell’ambito clinico i suoi effetti sul rimodellamento muscolo-scheletrico non sono chiari. Molti sono ancora gli aspetti da verificare prima di poter affermare che la sua integrazione è efficace in qualche direzione di tipo preventivo.

Conclusioni
Nonostante molti atleti abbiano introdotto l’integrazione come elemento di routine nel proprio quotidiano, alcuni di loro a macchia di leopardo stanno rivalutando le priorità, scegliendo di adottare un approccio ‘’food first’’ e attribuendo alle abitudini nutrizionali un ruolo sempre più essenziale. Dato il rischio di contaminazione da parte di alcuni integratori e il potenziale errore che i test farmacologici portano con se’, gli integratori devono essere somministrati solo in presenza di un razionale preciso.

Enrico Ponta
Biologo Nutrizionista  Evidence-based sport nutrition https://dottorponta.it