Piango,
il volto mi si riga di lacrime, sono lacrime dolci ho appena raggiunto la cima
del Col della Vecchia sono al terzo giorno di corsa, la salita al termine della
notte è stata dura, sono stanco, sono state interminabili ore di salita,
continua, dura a volte impervia che toglie il respiro, raggiungo la cima del
colle, ricevo un messaggio di Davide mi esorta a non mollare mi scrive che lui
controlla sempre l’elenco dei ritirati e che non trova mai il suo papà e allora
piango lacrime di gioia perché questo viaggio iniziato tanti mesi addietro con
lunghi allenamenti con tante rinunce e con la consapevolezza di avere sottratto
alla famiglia il mio tempo sta arrivando
a destinazione che non è lo spazio
fisico del traguardo ma è lo spazio dell’anima del ritrovare e del ritrovarsi
dello spogliarsi del superfluo per cercare l’essenza delle cose.
E
questo viaggio si compie attraverso valli secolari, superando le cime dei colli
in rapida successione, spremendo tutte le energie ma fermandosi in cima incantati
ad ammirare i massicci, il Bianco, il Rosa il Cervino il Gran Paradiso appunto
i giganti che severi ci guardano e poi in un rapido e continuo susseguirsi distese
di boschi, prati dai mille colori che
profumano di natura, torrenti impetuosi dalle limpide acque, che scendono a
valle stordendoti con il loro fragore e
poi ancora paesi antichi scolpiti dal tempo.
Ed
in questo viaggiare il cielo si declina in tutte le sue colorazioni azzurro terso,
grigio plumbeo rosso indaco all’alba, viola al tramonto, cumuli, cirri,
nembi lo disegnano uno splendido
arcobaleno lo incornicia e la neve, prima cattiva sospinta da un gelido vento
ma poi soffice, lieve al chiaro di luna.
E
mi ritrovo in armonia con tutto quello che mi circonda, l’incedere è sicuro il respiro regolare i
dolori diventano fastidi e poi scompaiono ti rendi conto di esserci non c’è
colle che adesso mi spaventi anzi ora lo cerco con avidità vorrei che non
finissero perché sai che in cima trovi sempre un regalo e che a breve tutto terminerà.
Assieme
a me Massimiliano amico, compagno di avventura, passo sicuro, poche parole
cenni d’intesa, anche lui solo nei suoi silenzi che in realtà sono una sinfonia
di sentimenti abbiamo condiviso la fatica e la gioia ci siamo abbracciati
guardandoci negli occhi all’arrivo.
Come
si può raccontare il TOR, non ne sono
capace, l’incedere del giorno e della notte che diventano un tutt’uno gli sguardi i sorrisi la fatica che segna il
viso dei tuoi colleghi, le pietre che assumono sembianze umane i tronchi che si
animano non riesco a trovare un ordine, la ragione scompare lascia il posto al sentimento e poi d’incanto
tutto termina il viaggio finisce e mi ritrovo più uomo al traguardo,
abbracciato a chi amo.
Alberto Pandiani
Alberto Pandiani
Nessun commento:
Posta un commento