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martedì 20 settembre 2016

IL TOR…… NON SO SE SIA PIÙ DIFFICILE CORRERLO O RACCONTARLO


Il TOR non so se sia più difficile correrlo o raccontarlo. É un intreccio di sensazioni , paure, certezze, fatiche , gioie che solo un buon tessitore saprebbe catturarle per farne un racconto. Difficile scriverlo e far capire cosa vuol dire TOR DE GEANTES. Difficile non cadere nelle frasi fatte, nelle frasi tipo: “è come ritornare bambini liberi di correre nella montagna”. In questa corsa di fanciullesco non c'è nulla. È dura, è una prova fisica e soprattutto mentale che ti mette alla strette, che non ti regala nulla, sempre pronta a scardinare le tue certezze, le tue convinzioni. Allo stesso tempo è bellezza, nelle sue valli, nei suoi colli, nei suoi panorami.

È calore, nella sua gente, è passione, è festa, gioia, allegria.
In ogni punto del percorso difficilmente ti sentirai solo. In alto le cime ti mostreranno come è bello poter guardare la valle dalla loro posizione, in basso l'abbraccio della gente ti renderà partecipe i un grande evento. Questa corsa trasuda amore, passione. Non puoi rimanerne fuori, ne rimani coinvolto, tirato dentro a questo vortice di emozione che ti convinceranno che quello che stai facendo è la pura normalità, non c'è nulla di clamoroso, stai solo percorrendo una strada di normale passione e felicità.

Dalla sua gente non riceverai mai un brutto sguardo, dal volontario mai un brutto gesto.
Il tuo andare stanco e magari barcollante, sarà ricambiato da visi compiacenti e campanacci urlanti, ma tutto questo te lo devi conquistare, tutto questo te lo devi prendere con il tuo sudore, devi andare in alto a trovare colli che non vedono fine e scendere discese tra pietre e sassi che non si sdraiano mai. Lunghe interminabili salite, seguite da infinite discese, tutte messe in file per andare a trovare ogni singolo pezzo di terra di questa regione prima di mettere la parola fine la, da dove sei partito.

E si parte da Courmayeur, alle 10, io e Alberto li nel mezzo, tra facce segnate da tremende preoccupazione o rassicuranti sorrisi. Il punto d partenza è quello della TDS, quindi un punto a me familiare.

L'attesa , le urla il via si mescolano tra loro in un rito liberatorio, inizia il TOR 2016.

Da tempo ho rifiutato di immaginare cosa sarà, ho deciso di vivere alla giornata.
Troppo poco tempo per prepararla mentalmente, la conferma mi è arrivata in un ferragosto afoso e la risposta è stata data di pancia......

Con Alberto non abbiamo parlato di strategie, c'è solo voglia di scoprire questo TOR, di andare a vedere cosa ci riserva.

E ci riserva molto.

Il caldo dell'inizio, il cielo limpido, i primi sei colli per arrivare a Cogne, le gambe che cercano il ritmo, l'abitudine a salire e scendere, il battito che cerca di regolarizzarsi, il sonno di adeguarsi.

Si riscoprono le esigenze primarie, la fame, la sete, l'importanza di mangiare e bere non tanto per piacere ma per andare avanti. Non c'è tempo per il superfluo, il tuo zaino contiene le cose essenziali per poter affrontare la montagna, nulla di più, il superfluo è eliminato.

Con Alberto poche parole, sguardi di intesa, c'è tempo per entrambi di perdersi nei propri pensieri.

Le salite sono dure da domare, sono imperiose alte e fiere, i primi sei colli vanno su senza ripensamenti, senza tentennamenti, su dritti senza pausa. È il momento della paura, il momento di capire se tu con la tua convezioni e la tua forza riuscirai a domare quel territorio. Quelle discese di ore ti sfiniscono e le salite ti fanno vacillare. Cerchi le contro misure, cerchi dentro di te tutte le risposte, rifiuti tutti i pensieri negativi e fai viaggiare i tuoi occhi, cercando da loro delle risposte.
Risposte che trovi quando alzi il tuo sguardo verso il Bianco, il Rosa, il Cervino, Gran Paradiso.

Le vallate si intrecciano in pendii controllati dall'alto da uno dei 4 giganti. Le sfumature di verde si susseguono e si danno il cambio in perfetta armonia. I tuoi occhi spaziano da una parte all'altra e il tuo cuore ancora alterato dalla sontuosa salita cerca di regolarizzare il tuo respiro. L'aria pulita e fredda che ti entra dentro rinfresca il tuo corpo e ti da nuove energie.

Se devo ricordare questo TOR in punti chiave lo ricordo nel Col Loson, dove il corpo arranca per conquistare quei 3300 metri e il tuo respiro deve chiedere pause per andare avanti.

Cogne dove ho capito che sarei arrivato alla fine, dove il mio fisico è andato oltre, dove tutto è diventato chiaro.

Le notti, le loro tranquillità, i tremendi colpi di sonno che ti facevano barcollare tra un masso ed un altro, la luna che nella parte finale ha accompagnato il nostro viaggio.
La pioggia, il freddo, la voglia di un brodo caldo.

La montagna che non fa sconti, cambia in maniera repentina, dal caldo al freddo ti sorprende se non sei pronto a difenderti.
Le discese infinite, Niel, i suoi sassi, tanti troppi migliaia e una base vita che non arriva mai.

I rifugi, dove trovavi quella tranquillità che non c'era nelle basi vita, troppo frequentate e chiassose.

Il dormire in alto e la sensazione di far parte della montagna, di essere oramai in sintonia perfetta con tutto quello che ti circonda.

Il mio compagno di Avventura, e nostri scambi di fiducia, l'affidarsi l'uno all'altro
Il Malatrà, maestoso grande infinito, arrivare a quell'ultimo colle la parte più difficile.

Il sonno con le sue allucinazioni che ti facevano vedere strani balletti o faccine sorridenti incastrate nel terreno.

La neve ghiacciata proprio li sul Malatrà, quando il tuo fisico era oramai stanco provato.

Il tramonto e l'alba, il congedo e il risveglio e quell'attimo di non appartenenza che c'è prima di entrambi

E infine Courmayeur, vista dall'alto avvicinarsi un po' alla volta, con il cuore che va fuori giri, gli occhi gonfi le gambe che rinascono, il paese raggiunto, gli applausi e la fine, l'arco, il mio compagno vicino insieme e la Manu li ad aspettarmi con le sue urla, con la sua felicità.... questi sono i momenti che valgono una intera corsa.... grazie TOR …... grazie....... una birra per favore



Massimiliano Tebaldi




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